Gialappa’s Band, il trio su Twitch per commentare gli europei

I Gialappi al passo coi tempi

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Credits: Dituttounpop / YouTube
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La Gialappa’s si aggiorna e sbarca su Twitch

I più giovanissimi forse non li conoscono ma chi è cresciuto tra anni ’90 e anni ’00 sa benissimo chi sono i componenti della Gialappa’s Band. Giorgio Gherarducci, Marco Santin e Carlo Taranto sono le tre celebri voci che hanno commentato senza posa spettacolo, società e cultura contemporanei in tutti i vari contenitori dei programmi Mai Dire.

Da Mai Dire Banzai, seguendo il cult trash giapponese Takeshi’s Castle, passando per lo storico Mai Dire Gol e fino a Mai Dire Domenica, Lunedì e Martedì. Un paio di anni fa hanno tentato il ritorno in tv con il poco riuscito esperimento di Mai Dire Talk. E oggi, invece, sembrano voler percorrere una strada completamente diversa.

Lo fanno su Twitch, in un contenitore “per giovani” ma chiamando alcuni vecchi amici come il Mago Forest e Ale e Franz. Spiegano: “Siamo nati con le radiocronache comiche nel 1986 e avevamo voglia di continuare. Dato che non abbiamo ricevuto offerte da nessuno abbiamo fatto il nostro programma qui su Twitch“.

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“Non sappiamo cosa possiamo aver fatto alla Rai, non conosciamo il motivo del perché non ci chiamano più. Forse pensano che costiamo troppo. Noi non abbiamo un agente che va in giro a chiedere per noi, facciamo da soli. E poi il futuro non è la tv, la tv sta morendo. Non lo diciamo perché non abbiamo ricevuto proposte”.

“Abbiamo figli anche noi: i giovani la tv non la guardano. Non gliene frega niente. Se qualcuno si accontenta delle imitazioni, va bene così. Noi ci comportiamo di conseguenza, ce ne andiamo su Twitch. Il futuro? Twitch è di Amazon, vediamo. Per ora ci divertiamo e sperimentiamo spazi nuovi”.

“Cerchiamo nuovi orizzonti, i mezzi tradizionali sono moribondi. E non hanno voglia di spendere se non per le solite persone. Siamo dei deficienti, dovevamo farlo a trent’anni, non a sessanta. La nostra presenza in tv non era necessaria, non serviva. Qua ci può stare, spero non disturbi. L’unica differenza è che non mettiamo più i piedi sul tavolo mentre lavoriamo”.

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Fonte: Il Fatto Quotidiano