Cobra Kai: un’intelligente serie nostalgica per tutti [RECENSIONE]

La serie approdata su Netflix richiama due intere generazioni tramite un'intelligente stratificazione della narrazione

Cobra Kai
Cobra Kai - Wikipedia - Freddiev600
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In questo periodo storico in cui c’è un’assidua ricerca di revival anni ’80, alcune serie meglio di altre sono riuscite ad estrapolare l’essenza di quel decennio per trasmetterla alle nuove generazioni. Cobra Kai prova a fare di più. Quale idea migliore per un revival se non prendere un super cult di quegli anni e raccontarne il seguito 30 anni dopo?

Se l’idea di base può sembrare già di per sé buona, la realizzazione dell’intera serie riesce a regalare ben più di questo ottimo espediente. Protagonista e antagonista sono gli stessi attori del film, invecchiati 30 anni, ma i loro ruoli sono stati scambiati trovando quindi Johnny Lawrence come protagonista e Daniel LaRusso come antagonista.

Anche questa soluzione risulta senza dubbi vincente. Le filosofie dei due sono rimaste pressoché identiche con LaRusso che, oltre all’incontro vinto in Karate Kid, risulta una personalità vincente anche nella vita. Lawrence invece deve combattere costantemente con i suoi fantasmi e con una vita totalmente sregolata, la “naturale evoluzione” del bullo di quartiere.

Vivere dentro il revival.

In modo intelligente la serie inserisce al suo interno flashback ripresi dal vecchio film intrecciandoli a scene che richiamano alcune scene del cult. La rivalità di Lawrence e LaRusso tornerà ai livelli dell’adolescenza grazie a diversi escamotage narrativi inseriti più o meno in modo naturale. Non mancheranno le citazioni al maestro Miyagi e parallelismi con le relative situazioni familiari del vecchio film. Anche in questo caso il ruolo del sensei apparirà come una vera e propria sostituzione della figura paterna.

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Seppur con qualche strategica situazione limite, dove la casualità di alcuni eventi è ben citofonata, la trama è stratificata in modo intelligente. Al suo interno abbiamo il palese richiamo al vecchio cult, attirando quindi un certo target e una certa generazione, fusa a un intreccio teen drama di buona fattura. Le situazioni viste e vissute 30 anni prima vengono riproposte in chiave contemporanea evidenziandone le similitudini e le divergenze. Le due società, le due generazioni, vengono quindi accostate dimostrando quanto tutto e niente sia realmente cambiato. Anche l’avvento dei social viene riportato come quel gigantesco cambiamento che in realtà si muove su dinamiche già vissute dalle generazioni precedenti.

L’altra faccia degli anni ’80 in Cobra Kai.

Nelle serie che facevano largo uso di citazioni e ambientazioni anni ’80, quel decennio veniva dipinto come un vorticoso concentrato di neon e suoni di synth. Cobra Kai cerca invece di richiamare l’altro lato di quel decennio, anni in cui il rock più duro e aggressivo faceva la sua comparsa. Non mancheranno infatti citazioni a Guns ‘N’ Roses, Metallica, Poison, Ratt, Twisted Sister, AC/DC e molti altri. Non da meno la presenza di due canzoni dei Queen, usate in modo esegetico, in grado di evocare notevoli emozioni.

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La comparsa del cast originale e l’evoluzione delle vite dei loro personaggi è quindi uno dei valori aggiunti per questa serie ma non l’unica chiave vincente. Cobra Kai ha quindi una propria identità che resta legata a doppio filo con il cult degli anni ’80, prendendo però una strada totalmente propria. Gli intrecci amorosi e familiari saranno il nuovo cardine che impronterà la narrazione verso quella stratificazione già citata, nei problemi di figli e genitori, negli attriti e nei legami che ne comportano. Il karate sarà il filo conduttore verso queste relazioni, verso gli incontri e gli scontri. Sicuramente in molti si saranno già schierati verso l’una o l’altra fazione. Voi vi sentite più Johnny Lawrence o Daniel LaRusso?

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