Fabio Cinti – Recensione del disco Al blu mi muovo

Al blu mi muovo
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Al blu mi muovo non è il disco della maturità. In fondo, Fabio Cinti è uno di quei casi singolari in cui un musicista esordisce nella già piena maturità artistica. Quando quasi 10 anni fa si presentò con L’esempio delle mele aveva già chiara un’estetica con la quale non sarebbe sceso ad alcun compromesso, e per fortuna. Un disco dietro l’altro il cantautore ha snocciolato la sua interpretazione di tradizioni musicali in lui convergenti in un perfetto equilibrio stilistico, pur senza aver mai ceduto ad alcun tipo di manierismo che non fosse dichiarato omaggio.

Questo percorso muoveva le mosse da Franco Battiato, dall’esemplare raffinatezza testuale e dagli arrangiamenti cerebrali del Maestro. E a Battiato non poteva che approdare, con la sua rivisitazione gentile de La voce del padrone nel 2018. L’operazione musicale di Cinti sul capolavoro di Battiato è di un’onestà intellettuale disarmante. E non solo svela l’enorme rispetto che nutre nei confronti del suo modello di elezione, ma anche la sua preparazione e il suo talento straordinario. E fu consacrazione finalmente con la targa Tenco per questo splendido album di cover.

A questo punto quindi, cercando di inquadrare Al blu mi muovo all’interno della storia artistica di Fabio Cinti, abbiamo una coordinata essenziale. Con La voce del padrone Cinti era al centro è alla circonferenza di una fase fondamentale della sua carriera. Potremmo quindi parlare quasi di una nuova maturità. Del figlio che cammina fuori dalle orme del padre, ma non per questo con passo meno sicuro e deciso. Tutt’altro: Fabio Cinti, da gigante, scende dalle spalle dei giganti. E intraprende una nuova e personalissima strada guidato da questa memoria e spesso nessuna memoria. Una delicatissima e sofferente odissea dell’artista tra le sue paure e le sue euforie, tra le sue certezze ma sopratutto tra le sue incertezze: Al blu mi muovo è un disco di rara ed eterea bellezza.

Al blu mi muovo: l’esorcismo della paura attraverso la grazia e la memoria

E a proposito di maturità, forse il senso più profondo di Al blu mi muovo risiede nella frase senza dubbio più epifanica della sua traccia d’apertura.

se hai inventato il tuo passato
puoi inventare anche il futuro
ed evitare così di diventare giovane

Diventare giovane significa per Cinti rinunciare ad un bagaglio di esperienze e ricordi di cui non può fare a meno. Sono la sua ancora di salvezza: rappresentano la soluzione a questi anni che trascorrono così velocemente e ci cambiano irreversibilmente. Diventare giovane è un rischio che Cinti non vuole correre, nonostante insieme agli anni arrivino le insicurezze, i dolori e i tuoi sbalzi d’umore.

A parte il gioco della citazione, Fabio Cinti sembra davvero voler fare la sua La Cura con Da Lontano. Anche lui sfida le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce della distanza. La delicatezza quasi perlea dell’arrangiamento crea la cornice sonora per questa piccola lirica che Cinti dedica forse a se stesso e ai suoi timori. Più di Battiato e oltre Battiato, in brani come Amore Occasionale la poesia di Cinti sfiora la bellezza inarrivabile dell’immortale Piero Ciampi.

Trova quindi una reale via di fuga dalle sue battaglie esistenziali nell’amore e nella natura, evocati con figure retoriche lievi, talvolta solo accennate, come in piccole miniature impressioniste. Fiori, nuvole, nuove primavere, alberi nell’ombra del crepuscolo: l’immaginario di Cinti è ricco di piccoli dettagli che rivestono di un aurea di ottimismo un disco che era iniziato con un’invocazione molto più dura.

Non solo splendidi testi

Questa natura confortante rivive attraverso timbri prevalentemente acustici, ma in arrangiamenti di un limpido e rivelatore minimalismo. Della scrittura magnifica della rivisitazione gentile non rimangono che pochi, ma molto brillanti, passaggi di pianoforte, e qualche blocco accordale di archi. Prevale il cantautore poeta con la chitarra, ma chi pensa di essere di fronte ad un Forze Elastiche Vol.2 si sbaglia.

Se è vero che Cinti sembra volersi riallacciare allo stile di brani come Perturbamento o Come Bennett, non è solo nell’atmosfera meno scanzonata che Al blu mi muovo marca la sua originalità. L’ascolto complessivo del disco rivela infatti una coerenza praticamente incrollabile nella scrittura musicale. Non solo nella perfetta proporzione tra le componenti elettroniche e quelle unplugged, che tra le altre cose segna forse un nuovo riferimento stilistico nella sua discografia.

Nella scelta della metrica, nonché dell’agogica, Cinti non rinnega in alcun modo la volontà di dare un ritmo ben preciso alla fruizione del suo diario musicale. E chi accetta quest’esperienza di meditazione e lenta contemplazione, ritroverà la calma commozione dei sentimenti puri.

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