Germanò: recensione di Piramidi, il suo nuovo album

Con Piramidi Germanò porta avanti un lavoro iniziato in Per cercare il ritmo, confermando il suo talento nei testi e nella musica.

Germanò - Piramidi
Credits: Germanò / Flickr /Bruno / _Pek_
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Recensione di Piramidi, l’ultima fatica in solitaria di Germanò.

Con Piramidi Germanò ha trovato il ritmo che cercava nell’album precedente, il suo primo. O meglio, Alex il ritmo lo aveva già trovato con il suo esordio e con il secondo album, prodotto da Bomba Dischi e Universal, lo conferma. Il cantante romano dimostra che non sempre è necessario trasformarsi ed evolversi, perché Piramidi è un disco coerente rispetto al precedente, e in questo trova forse il suo aspetto migliore. Per spiegarci meglio, Germanò porta avanti un lavoro iniziato già in Per cercare il ritmo, ora alla luce di una prospettiva diversa, nuova. Il trasferimento a Milano ha segnato, probabilmente, l’inizio di un nuovo capitolo nella vita del cantautore, con nuove conoscenze, nuove esperienze e nuove esigenze. Se negli ambienti romani Germanò aveva avuto il supporto di una band per il suo primo album, che inevitabilmente aveva influito sul risultato, a Milano invece si è ritrovato a lavorare da solo.

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E così Germanò ha composto interamente Piramidi nella solitudine del suo nuovo appartamento, non più con una band in studio ma al computer. Proprio per questo è evidente, rispetto al lavoro precedente, un atmosfera più elettronica e campionata, richiamando l’influenza di Battiato nelle sonorità. Si avvertono anche gli echi di una dimensione funk alla Phoenix. Ma, seppure si possano trovare elementi nuovi in Piramidi, l’album, come abbiamo già detto, è un lavoro continuo sulla falsariga di Per cercare il ritmo. Ora però Germanò tenta semplicemente di risaltare lo stesso ritmo, invertendo gli elementi, ricombinandoli per avere un prodotto nuovo, eppure sempre uguale. Così anche Piramidi è un disco intimo che attraverso i testi racconta la nuova vita di Alex, delle sue serate, delle persone incontrate e quelle amate. Ma il filo conduttore che unisce tutti i brani è un vago senso di solitudine, forse proprio perché scritti nell’isolamento della sua stanza.

Un album più intimo

È questo il mood che emerge da Piramidi, un album al quale Germanò ha lavorato cercando di avere il controllo su ogni aspetto, per sua stessa ammissione. E forse proprio per questo motivo, rispetto a Per cercare il ritmo, Piramidi è ancora più personale e ricercato. Sintomatico di una scrittura raffinata ma semplice, attraverso la quale voler esprimere un flusso di coscienza. Ma è anche un album vagamente più disperato perché  “gli amori digitali finiscono quando ci si conosce davvero”. E poi alla fine quando Stasera esco si finisce sempre negli stessi posti, con la stessa gente. Eppure, anche se la città è piena di cuori smarriti, come canta in Friends forever, “quando mi sento solo, non sono solo veramente” canta in Piramidi. Quindi, in fondo all’album un barlume di speranza si intravede; la nostra è che Germanò continui su questa strada e arrivi ad avere il riconoscimento che merita.

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