Apocalypse Now: 5 aneddoti da brividi sul “making of” di questo capolavoro

Apocalypse Now: 5 curiosità sconcertanti direttamente dal "dietro le quinte" dell'intramontabile capolavoro dei Francis Ford Coppola

Apocalypse Now, locandina
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Siamo al Festival di Cannes del 1979, e Francis Ford Coppola sta per prendere parte alla conferenza stampa di presentazione della sua ultima fatica: Apocalypse Now.

Un’aura quasi mistica ruota attorno a questo film, accompagnato da scetticismo e sana curiosità. Giornalisti e addetti ai lavori sono consci della natura travagliata delle riprese, del budget astronomico (per l’epoca) di oltre 30 milioni di dollari e del cast stellare, con attori del calibro di Marlon Brando, Martin Sheen, Dennis Hopper e Robert Duvall.

Alla prima domanda, Francis Ford Coppola esordisce con una frase molto potente, che rimarrà nella storia:

“My film is not about Vietnam. It is Vietnam”.

Inizialmente, non tutti compresero la dichiarazione del regista nella sua totalità. Fu un chiaro riferimento non solo al realismo con cui vennero rappresentati alcuni segmenti di guerra, ma anche a tutto ciò che non era visibile allo spettatore, ossia il “making of”.

Durante la realizzazione del film, Eleanor Coppola (moglie del regista) effettuò alcune interviste e riprese del caotico “dietro le quinte”, che vennero poi raggruppate nel documentario Viaggio all’Inferno (Hearts of Darkness: A Filmmaker’s Apocalypse il titolo originale) del 1991. Vennero a galla aneddoti incredibili, da pelle d’oca, che resero la dichiarazione di Coppola tutt’altro che esagerata. La Scimmia ha deciso di svelarvi i cinque più bizzarri e sconvolgenti. Buona lettura!

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Apocalypse Now: un vero e proprio viaggio all’inferno

1. Francis Ford Coppola minacciò di suicidarsi:

Apocalypse Now , Francis Ford Coppola
Il regista Francis Ford Coppola sul set di Apocalypse Now

La realizzazione di Apocalypse Now fu una vera e propria “guerra nella guerra”, che mise a dura prova la pazienza e le coronarie di Francis Ford Coppola.

Le riprese iniziarono nel 1976 nelle Filippine, all’epoca sotto la dittatura di Ferdinand Marcos. L’aviazione filippina mise a disposizione gli aerei utilizzati nel film, che però vennero richiamati alla base per respingere gli attacchi dei ribelli musulmani nella guerra civile in atto. Il clima, insomma, non era dei più tranquilli.

Dopo qualche settimana un tifone spazzò via l’intero set, rallentando notevolmente i lavori. Le riprese, inizialmente previste per 6 settimane durarono ben 16 mesi.

L’entusiasmo iniziò progressivamente a scarseggiare, così come il budget, portando alcuni membri della troupe ad abbandonare il progetto.

A quel punto, Francis Ford Coppola decise di andare “all in” e giocarsi tutto. Stanziò oltre 20 milioni di dollari per terminare le riprese del film, ipotecando la propria casa e i vigneti di Napa Valley. 

La possibile bancarotta fece piombare il regista di Detroit in un forte stato depressivo, che lo fece dimagrire di circa 40 kg. Oltretutto, il notevole stress cui era sottoposto lo portò vicino all’esaurimento: secondo la moglie Eleanor, minacciò per tre volte di suicidarsi. Credete che i problemi siano finiti qui? Non avete idea di cosa vi aspetta.

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2. Veri cadaveri sul set

Cadaveri sul set di Apocalypse Now

Durante le riprese iniziarono a girare voci sempre più insistenti: per rendere alcune sequenze ancora più realistiche, sarebbero stati usati dei veri cadaveri.

Una sera, Gary Frederickson (co-produttore) venne accompagnato dalla troupe a visionare alcuni oggetti di scena che sarebbero stati utilizzati il giorno successivo. Situati nel retro di una tenda, trovarono una serie di cadaveri sistemati uno in fila all’altro.

Nei giorni seguenti la polizia locale si recò sul luogo del misfatto, chiedendo i passaporti a tutti i presenti e scatenando il caos. Alla fine si scoprì che i corpi furono procurati da un ragazzo filippino che riforniva le scuole di medicina e gli ospedali per le autopsie.

Dopo aver arrestato il colpevole, un enorme camion si presentò sul posto, e i soldati iniziarono a caricare i corpi all’interno. Dato che nessuno avrebbe pagato il conto per seppellirli nuovamente, Frederickson chiese quale fosse il destino di tutti quei cadaveri. A domanda precisa, la risposta fu: “Non ti preoccupare, li scaricheremo da qualche parte”.

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