Unbelievable, recensione: Una vittima tramutata in carnefice

Unbelievable è una storia tragica che porta lo spettatore a riflettere su alcune dinamiche della nostra società, la consigliamo sia per l'attualità delle tematiche che per una grande Toni Colette

unbelievable recensione netflix
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Unbelievable è una miniserie presente nel catalogo Netflix scritta, diretta e prodotta da Susannah Grant. La serie si ispira a fatti realmente accaduti negli Stati Uniti, legati ad uno stupratore seriale, inizialmente denunciati con diversi articoli poi successivamente raccolti in un libro di saggistica dal titolo A False Report.

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Il pilot inizia senza troppi preamboli e senza dover mostrare troppo: lo stupro è gia avvenuto. La vittima è molto giovane, solo sedici anni, si chiama Marie ed era da sola nel suo appartamento. La prima persona con cui le autorità si mettono in contatto è una delle precedenti madri affidatarie, un dettaglio non da poco che ci fa immaginare sin da subito il difficile passato della giovane. Sul posto arrivano rapidamente i poliziotti, che cominciano ad analizzare la stanza e a fare domande. Sulla modalità e il tipo di approccio dell’interrogatorio subito si presentano delle premure: domande troppo dirette, spesso di natura sessuale, che un soggetto con un minimo di sensibilità porrebbe in maniera diversa ad una ragazzina che ha appena subito una violenza. Purtroppo questa è la prassi, ovviamente non solo negli Stati Uniti.

Queste domande provocano a Marie, come prevedibile, flashback traumatici. Non passa troppo tempo che arriva un nuovo detective sul posto, più alto di grado, che esige di nuovo una dettagliata successione degli eventi. Scoraggiata Marie riprende a parlare, e con le sue parole riprendono anche i ricordi traumatici. Successivamente la prassi prevede che ci siano delle analisi mediche da effettuare, per eventuali tracce biologiche dell’aggressore. La Grant decide di farcele seguire meticolosamente; qui Marie ripete la storia nuovamente per il referto.

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Dopo aver fatto la prima denuncia alla stazione di polizia iniziano i problemi. Una delle madri affidatarie chiede di parlare con il detective, sostenendo che la ragazza presentava già anni prima comportamenti problematici per attirare l’attenzione. Questi comportamenti, insieme al suo passato molto difficile, portano la madre a fare un’affermazione non da poco: potrebbe aver inventato tutto solo per essere ascoltata. Questa dichiarazione condurrà ovviamente l’agente a mettere in dubbio qualsiasi cosa abbia dichiarato da Marie. Data la mancanza di prove fisiche rilevate sulla scena, nessun segno di effrazione, i problemi per Marie sono alle porte. Le indagini proseguono e purtroppo emergono nuovi dettagli che non combaciano con la dichiarazione ufficiale. Dopo poco infatti, la vittima viene convocata nuovamente dalla polizia. Il nuovo interrogatorio spinge Marie ad essere indecisa, non più sicura di quello che ha raccontato, la verità sembra compromessa.

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Unbelievable è una storia di dolore, di profonda amarezza. Forse il titolo si può considerare come un suggerimento per tutte le dinamiche scatenate dal giudizio esercitato su una ragazza così giovane. La storia successivamente prenderà strade parallele: in altre città diversi stupri sono avvenuti con un modus operandi molto simile a quello di Marie. A seguire questi ulteriori casi ci saranno, scherzo del destino forse, altre due detective, entrambe donne: Karen Duvall e Grace Rasmussen. Per un caso fortuito, le due agenti si ritroveranno a collaborare, per fare luce su questo caso, diventato rapidamente molto più grande. Intanto il destino di Marie si tinge di nero: i suoi amici la isolano, e la notizia del falso stupro si diffonde a macchia d’olio.

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un ultima

Se si dovesse descrivere questa miniserie bisognerebbe sicuramente dire che abbiamo davanti un perfetto connubio tra crime e drama. Perché da un lato lo spettatore segue la vita di un’adolescente, con tutti i suoi turbamenti e difficoltà, dall’altro le indagini di un caso che sembra essere molto più grande di un solo episodio di violenza. In particolare, la parte crime è resa ottimamente dall’interpretazione delle due detective, interpretate da Merritt Wever e Toni Colette. Nel ruolo di due personaggi molto forti, ma diametralmente opposti, che si ritrovano senza averlo chiesto, a dover lavorare insieme.

Una miniserie di questo tipo tocca con mano diversi argomenti scomodi, primo su tutti come si comportano le istituzioni con una donna che ha subito una violenza così grande, così denigrante. Le riflessioni che emergono dopo la visione sono numerose, primo su tutte un forte senso di rabbia. Per aggiungere ulteriore peso alla questione, la storia raccontata da Unbelievable è tratta da un caso di cronaca reale, uno stupratore seriale che è esistito ed ha compiuto quelle azioni. Unbelievable ha però anche sfaccettature positive: una storia di donne che lottano per trovare la verità, una storia di rivalsa che non cancella quello che è avvenuto ma se non altro permette di andare avanti, di elaborare. Unbelievable non è il solito prodotto Netflix, è una serie tv preziosa perché racconta dove spesso altri show tacciono, prende una posizione e non mostra soltanto i fatti e soprattutto fa riflettere.

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