Zdzisław Beksiński, le terrificanti visioni dell’inferno del pittore polacco assassinato

Definito come "uno dei migliori artisti della Repubblica Popolare Polacca", Beksiński é stato uno fra i più interessanti pittori maledetti del ventesimo secolo.

Zdzisław Beksiński
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Zdzisław Beksiński è stato un artista polacco incredibilmente talentuoso che ha rappresentato su tela delle scene fantascientifiche desolanti e cupe. Nato e cresciuto a Sanok, piccola cittadina polacca, Zdzisław visse sin dall’infanzia una situazione familiare che condizionerà in maniera tangibile la sua arte. Ottenuto il diploma di liceo classico, riuscì successivamente a conseguire una laurea in architettura presso l’Università di Cracovia.

Conseguenza quasi immediata del suo titolo di studi fu l’impiego come supervisore dei cantieri edili, ottenuto presso la sua città di nascita. Ma l’ingegno estroso di Beksiński lo rese fin da subito insofferente a tale impiego e lo indusse a liberarsene per perseguire la sua vena artistica. Si dedicò inizialmente alla scrittura, poi alla fotografia e infine alla pittura, campo in cui riuscì a primeggiare e nel quale ottenne il titolo di Miglior artista dei primi trent’anni della Repubblica Polacca. 

Descritto da chi lo conosceva come un uomo gentile, dotato di senso dell’umorismo e della misura, i suoi dipinti sono caratterizzati da un motivo tetro ed estremamente raccapricciante. Leggenda vuole, infatti, che il carattere della sua pittura sia stato il naturale prodotto di una visione dell’inferno, avuta durante i tre mesi di coma che seguirono a un grave incidente d’auto che lo vide coinvolto.

Nonostante i caratteri cupi dei suoi dipinti, Zdzisław Beksiński diceva di trovare le sue opere divertenti e soleva definirle piene di speranza, più che apocalittiche. Tuttavia la vena umoristica del pittore venne meno in seguito agli avvenimenti che cambiarono irrimediabilmente la sua vita alla fine degli anni 90′. Nel giro di due anni perse la moglie e il figlio Tomasz, suicidatosi alla vigilia di Natale del 1999.

La spirale negativa che segnò indelebilmente la vita di Zdzisław Beksiński raggiunge il suo apice nel 2005, quando l’artista viene accoltellato dal figlio del suo storico maggiordomo, a cui aveva negato un prestito di un centinaio di dollari.

In aperta contrapposizione con la repressione perpetrata negli anni della sua attività dal regime sovietico, l’arte di Zdzislaw Beksiński affonda inequivocabilmente le sue radici nel concetto di un sublime che lascia inquieti quanto meravigliati. Caratterizzati dal leitmotiv di un crudo Memento mori, i suoi quadri diventano un portale infernale sulle sue emozioni, portate a delle conseguenze artistiche estreme.

Lande desolate, edifici in decomposizione, città distrutte e cieli cupi fanno da sfondo a fiumi di sangue, corpi scheletrici e smembrati, esseri mostruosi a metà fra l’uomo e l’animale. L’elemento politico e religioso ricorrono spesso e volentieri nella pittura gotica di Beksiński, che annichilisce Cristo in croce e critica aspramente i simboli della dittatura comunista.

Ecco alcuni dei suoi lavori più celebri, realizzati sempre con l’ausilio della musica classica e ai quali Zdzisław non diede mai un titolo.

Zdzisław Beksiński
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