The Old Man and The Gun: Robert Redford saluta con amore l’arte del Cinema

Robert Redford as "Forrest Tucker" in the film THE OLD MAN & THE GUN. Photo by Eric Zachanowich. © 2018 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved
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Il primo Sabato alla Festa del Cinema di Roma 2018 (RomaFF13) è dedicato al nuovo film di Micheal Moore, Farenheit 11/9, ma anche a un omaggio quasi sacrale: The Old Man and The Gun, infatti, è ormai ufficialmente l’ultimo film di Robert Redford.

The Old Man and The Gun porta il nome del giovane regista David Lowery (Il drago invisibile, Storia di un Fantasma), ma il direttore d’orchestra, inutile dirlo, è il protagonista Robert Redford. La sceneggiatura e il progetto nascono da un’inchiesta del New Yorker, firmata David Grann, che racconta il leggendario Forrest Tucker. Non poteva esserci coincidenza migliore: quella di Forrest è la vera storia di un rapinatore seriale, che ha avuto l’ardire di svaligiare banche fino alla veneranda età di 78 anni, sfoggiando sempre lo stesso sorriso gentile.

Nel curriculum di Forrest Tucker si legge tra le righe il profilo dell’antieroe e del ribelle, il trademark del western moderno, ma anche una lunga serie di cifre da record: prima condanna al riformatorio a 15 anni, circa 4 milioni di dollari incassati tra il 1936 e il 2003, 16 evasioni orchestrate con successo, tra cui un’epica fuga in barca dalla fortezza di San Quintino. Il suo segreto non è mai stato un mistero: amava tremendamente il suo mestiere, ma soprattutto, aveva dei modi così autentici, suadenti e gentili, che gli impiegati di banca erano quasi felici d’averlo incontrato.

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The Old Man And The Gun

Il suo ineffabile talento criminale, come il senso dell’ironia, l’hanno accompagnato fino alla morte, sopraggiunta in carcere nel 2004. Sul viale del tramonto, prima dell’ultimo e definitivo arresto, Forrest Tucker/Robert Redford ha incontrato anche la sua terza moglie: Jewel che in The Old Man the Gun ha il volto invecchiato e splendido de La ragazza di Nashville e Carrie lo sguardo di satana, Sissy Spacek.

Sembrano proprio le premesse per un film storico: l’ultimo di Robert Redford, Sundance Kid nel 1969, fondatore del Sundance Festival nel 1981, attore, protagonista e produttore di una serie innumerevole di film. Praticamente una sorta di pratica guida alternativa alla Storia del Cinema Americano. Oltre al regista David Lowery, Redford sceglie per l’impresa un ristretto manipolo di compagni fidati: il cantautore e blues man Tom Waits e Danny Glover. La parte del poliziotto impreparato all’impresa, è affidata invece a un dolente, stanchissimo Casey Affleck. 

The Old Man And The Gun

Se immaginate The Old Man And A Gun come un sussidiario illustrato, un album di fotografie della carriera di Redford attraverso il Cinema americano: mai impressione fu più vera. Ma non poteva certo essere un polveroso album di famiglia. Al contrario, è un thriller poliziesco costruito come 93 minuti d’improvvisazione Jazz. Un film che, ironia della sorte, più di tutto rimanda al vecchio maestro Robert Altman, regista che cambia la storia delle Serie Tv con MASH, arriva al lungometraggio e al cinema già anziano, ma con Nashville cambia davvero le regole del gioco.

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Quando cala il sipario, il risultato è così perfetto che fa quasi male. L’addio all’arte del Cinema è siglato, eppure ci si diverte come pazzi. Magari si versa perfino una lacrima di fronte al romantico incontro di due vecchi, seduti alla tavola di un diner, mentre si corteggiano e s’innamorano, con modalità identiche a quelle degli adolescenti.

Con The Old Man And The Gun, il ragazzo ci saluta, ma resta un ribelle, decisamente vivo e vitale. Un fuorilegge e un precursore, fino all’ultimo spettacolo.

“Ho praticamente deciso che sarebbe stato il mio ultimo ruolo. Ho detto a David che l’unica condizione era che il film fosse divertente. Forrest è un personaggio meraviglioso e complesso, pieno di vita e amante del rischio, ma anche deciso a divertirsi.” – Robert Redford