Intervista a Murubutu – Il professore ci spiega il rap didattico

intervista Murubutu
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Alessio Mariani, in arte Murubutu, è un rapper unico nel suo genere in Italia, avendo fondato quello che potremmo definire rap didattico.

Una forma musicale che si prefigge lo scopo di diffondere contenuti culturali espressi attraverso le canzoni. Con questo intento ha istituito un collettivo chiamato La Kattiveria, con la quale porta avanti questo interessante progetto. Lo abbiamo incontrato a Bologna durante un suo concerto, ed ecco cosa ne è scaturito.

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Non tutti sanno che tu in realtà sei un professore di filosofia, fa strano pensarci. Cosa ne pensano i tuoi studenti?

I miei studenti ovviamente sono consapevoli della mia attività artistica, perché in un periodo di comunicazione come il nostro è impossibile tenerla nascosta. Capita che a inizio anno siano molto carichi per il fatto di avere Murubutu come insegnante, ma poi in realtà nel corso dell’anno, cioè nella quotidianità io sono un insegnante come gli altri.

Quindi tutto ritorna alla normalità. Spesso capita che siano miei fan prima di essere miei studenti, poi smettono di esserlo mentre sono miei studenti, poi magari ricominciano ad esserlo quando escono da scuola. Mi vengono a vedere quando hanno finito i 5 anni, oppure a volte anche durante gli anni.

In classe, durante le lezioni usi la musica?

In classe uso raramente la musica, sicuramente non uso mai la mia. Dei miei colleghi usano dei miei pezzi per storia o per italiano. Io a volte uso la musica ma non la mia. Ho usato di recente per storia Carlo Martello di De Andrè, oppure spiegando Adorno ho fatto ascoltare Schönberg.

Come mai ti sei avvicinato alla musica?

Mi sono avvicinato alla musica perché ne sono sempre stato incantato, sin da piccolo. Inizialmente ascoltavo musica metal, hardcore, punk e ho cominciato a scrivere canzoni di quel tipo quando ero al biennio delle superiori. La forma canzone mi ha sempre in qualche modo attirato, c’era anche la possibilità di unire la poesia, la letteratura tutto all’interno di un’unica produzione espressiva.

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Perché proprio il rap?

Proprio il rap perché il rap ha la capacità di descrivere con grande rigore e dettaglio tantissimi aspetti della realtà. Il rap ha il vitalismo di una forma giovanile ma anche un’espressività che può diventare estremamente complessa. Ha un bagaglio lessicale, volendo, molto più ampio di tanti altri generi e riesce ad essere molto più versatile. Quindi sicuramente il rap è il mezzo adatto per la descrizione di tanti aspetti della realtà ma soprattutto per lo story-telling che ha bisogno a volte di tante parole espresse in modo diretto.

Hai creato questa formula, forse innovativa ma del tutto interessante, che è il rap didattico.

Si, il rap didattico è una formula che ovviamente risente di quella che è la professione: l’insegnante. Ha proprio lo scopo di avvicinare le nuove generazioni a stimoli di tipo culturale, ma non solo, vuole avere anche una ricaduta su quello che è il bagaglio lessicale che è sempre più ridotto.

Può essere una buona risorsa per i migranti di seconda generazione che magari non parlano italiano in casa. Quindi si, il mio rap veicola spessa tanti contenuti di tipo culturale, particolarmente umanistica, e si propone il piccolo intento di produrre una crescita culturale negli ascoltatori. Non va ovviamente a sostituire manuali, ma per creare spunti di curiosità, di approfondimento, di avvicinamento anche a quelli che sono i contenuti del curriculum scolastico.

Nei tuoi testi si possono cogliere, inoltre, parecchi, riferimenti alla letteratura, alla poesia, e anche ai miti e la cultura popolare. Sono insomma testi pregni di significato.

Effettivamente molti miei testi hanno un afflato di tipo epico, io stesso sono interessato, anche se sto cercando nuove formule per rinnovarmi; dai romanzi di formazioni e dalle storie dove c’è un inizio, una fase media e una fine, dove c’è una parabola per l’appunto, dove c’è una crescita, uno sviluppo. Che va poi arricchita di tanti particolari contestuali che spesso portano a loro volta, indirettamente, altri messaggi.

L’intento è quindi costruire degli affreschi con una contestualizzazione storica che parlino di tante cose tutte insieme. Come tante piccole bocche che parlano allo stesso momento, tu puoi decidere di ascoltare una o l’altra e sviluppare quello che dicono appunto. Quindi c’è una trama principale e ci sono tanti altri riferimenti che si sviluppano, come in un albero, tanti altri rami che fanno pensare a tante altre cose. Che sono riferimenti di tipo sempre culturale.

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Oltre il valore didattico della musica, cosa cerchi di esprimere attraverso i tuoi testi?

A parte quello che è l’interesse didattico, a quello che è lo sviluppo culturale dei miei ascoltatori, sicuramente voglio esprimere anche le emozioni legate alle storie che racconto. Quindi sviluppare un’empatia nell’ascoltatore rispetto ai vissuti di altre persone.

Spesso le tue canzoni parlano di personaggi sofferenti, che si liberano dal dolore, o da chi li opprime a volte attraverso la morte. Diventano quindi dei martiri.

Si, i miei ultimi album sono dei concept album ed è un modo, come dicevo prima, per parlare di tante cose, però tenendo sempre un filo di continuità, come un comun denominatore. Ecco quindi che sono più delle strategie di tipo letterario, poter utilizzare un comun denominatore, poi in realtà partendo da questo tronco comune andare a parlare di tantissime cose diverse.

Intervista Murubutu

Personalmente apprezziamo molto Gli ammutinati del Bouncin’. La maggior parte delle canzoni fanno riferimenti al mare o al vento. È molto bello come concetto. Tu cosa ne pensi?

Gli ammutinati del Bouncin’, come L’uomo che viaggiava nel vento, è un concept sul vento e penso che utilizzare dei comun denominatori per esprimere contenuti diversi sia una buona strategia accattivante per veicolare alcuni contenuti interessanti.

Con la tua posse La Kattiveria porti avanti un progetto culturale, cercando di trasmettere al pubblico nozioni oltre che emozioni. Potremmo definirlo così?

Con La Kattiveria, che è un collettivo che vuole la relazione che c’è tra il rap e la letteratura, il dialetto e la poesia potenziale, c’è proprio questo intento. Cioè, innanzitutto, fare una grande ricerca sul linguaggio, poi veicolare contenuti di tipo letterario, che ovviamente portano con sé quelle che sono le biografie, le storie del mondo. Quindi portano con sé altri tipi di contenuti.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Progetti per il futuro? Ce ne sono sia per quanto riguarda La Kattiveria, perché i vari membri stanno portando avanti progetti solisti. Sia quanto riguarda me nello specifico, perché c’è l’uscita di un nuovo album che avverrà durante l’inverno prossimo.

Qui potrete trovare una sua dichiarazione al BOtanique Festival dove si schiera contro Salvini.

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