Beach House – Recensione 7

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La musica dei Beach House sta sotto la superficie.

Per capire la musica dei Beach House, e anche per capire questo album, si può partire da quella che ne è la traccia centrale: Dive. In questa canzone, il gruppo fa “immergere” letteralmente l’ascoltatore in un universo di suoni che si svelano solo quando vengono esplorati nel profondo. A metà di questa canzone, che inizia di sottecchi, questi suoni emergono, e rendono chiaro come questa band pensa alla propria musica.

La musica dei Beach House sta sempre “sotto la superficie”; è infatti attutita, morbida. Cerca di essere silenziosa e rumorosa insieme.

In 7, il settimo album del gruppo, le influenze sono quelle classiche dello shoegaze e del dream pop inizio anni ’90, fuse con un pò di sana neo-psychedelia ed elettronica quanto basta. Quello che convince è il songwriting, maturo e preciso, che che si risolve in tracce più che convincenti. C’è l’imbarazzo della scelta, tra Pay No Mind, Drunk in LA, Black Car e Lose Your Smile.

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7 è un album forte, che non cede a momenti di incertezza o ad esercizi imprecisi. 7 è anche un album molto orecchiabile, adatto alle orecchie dei cultori del dream pop e del lo-fi, ma che può entrare e restare anche nelle orecchie altrui.

Quello dei Beach House è un mondo nel quale è sempre bello immergersi, abbandonandosi alla tensione della loro calma nebbiosa e ipnotica. 7 è un nuovo esempio del loro stile caratteristico, che non raggiunge un apice particolarmente ragguardevole, ma si limita a regalare una volta di più quelle sonorità che il loro pubblico ama. E per il momento va benissimo così.

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Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Dream Pop