Russian Circles – Recensione di Guidance

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Da diversi anni ormai le band strumentali sono bersaglio di critiche abbastanza contrastanti.

C’è chi le apprezza per la loro capacità di creare un ambiente sonoro in grado di catturarti e condurti attraverso la struttura di un pezzo senza bisogno di un cantato come guida. Viceversa, c’è chi vede tale mancanza di voce come una limitazione, che rende la canzone piatta, noiosa o ancora peggio, dimenticabile. Arrivati al sesto lavoro della loro carriera, i Russian Circles continuano a rimanere tra i portabandiera del genere; grazie a pubblicazioni curate e a un costante processo di sperimentazione, eseguito in maniera calcolata e senza colpi di testa che deviano dalla formula originale.

Nei suoi quaranta minuti, Guidance raccoglie tutti i tratti distintivi del Trio di Chicago e ne impreziosisce la struttura con un uso oculato di transizioni, dissolvenze e tappeti sonori, riuscendo a rendere il tutto fluido e avvincente.
Come spesso accade per la band, c’è un flusso musicale che collega a se tutte le tracce del disco, partendo dai cullanti riverberi Post-rock dell’iniziale Asa fino all’esplosivo climax Post-metal della conclusiva Lisboa.
La presenza di Kurt Ballou, produttore dell’album, si fa sentire; lo stile del chitarrista dei Converge in studio conferisce un taglio più ruvido a tutte le tracce.

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Ogni singolo strumento si sente con nitidezza, anche durante le fasi più concitate dell’opera.

Russian Circles
Si va da vere e proprie sberle, come Vorel e Calla (che entrano pericolosamente nel vortice Post-metal degli Isis), a tocchi di classe come Afrika e la splendida Mota.
Due piccoli gioiellini di chitarra math-rock, a cui si aggiungono doppia cassa e chitarre sature in un crescendo movimentato e avvincente.
Overboard è la perla del disco. Rispettando il marchio di fabbrica dei Russian Circles, ci cattura con degli echi Post-rock che si fanno sempre più tangibili e cristallini.
Fino ad arrivare a un climax emozionante, capace di riportarci con la mente alle atmosfere eteree e drammatiche del bellissimo Station, datato 2008.

Russian Circles

Alla fine dell’ascolto la differenza stilistica dai precedenti lavori si nota in maniera evidente, ma non da sentirne la mancanza. I richiami a band come Goodspeed You! Black Emperor, Mogway e Pelican ben si amalgamano nel calderone del Trio, che con Guidance festeggia dieci anni di carriera.
Dieci anni di perfetta sintonia, senza mai un passo falso. Quanti possono dire lo stesso?

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http://https://open.spotify.com/album/2UskUDH7emQ3nBqhDgGhzj

Russian CirclesGenere: Post-Rock/Metal Strumentale
Anno pubblicazione: 2016