A cura di Sara Tersigni
Parliamo di 27 Notti!
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La nostra recensione di 27 Notti, film diretto da Daniel Hendler, tratto dal romanzo biografico “Veintisiete noches” dell’autrice argentina Natalia Zito
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Il 19 settembre, su Netflix, è uscito un film poco discusso, passato abbastanza inosservato, che pochi avranno visto, ovvero 27 notti diretto da Daniel Hendler, tratto dal romanzo biografico del 2021 “Veintisiete noches” dell’autrice argentina Natalia Zito e presentato al Festival di San Sebastián lo scorso anno, ottenendo elogi dalla critica.
La pellicola, ispirata ad una storia vera, racconta della ricca ottantatreenne Martha Hoffman (Marilù Marini), internata in un istituto dalle figlie convinte che la madre soffra di demenza senile, vista la sua decisione di vivere la vita in modo troppo libertino, sprecando oltretutto, secondo loro, la sua eredità. Per fare chiarezza sulla questione viene mandato un perito psichiatrico Leandro Casares (Daniel Hendler, il regista del film) a casa della signora Martha per valutare se sia effettivamente malata o se ha deciso semplicemente di vivere secondo le sue regole, liberamente, lontano dalla moralità e dalle convenzioni sociali.
27 notti inizia con una musica di sottofondo che è un misto tra divertimento e inquietudine, accompagnata da altre musiche, le quali più che rimanere sullo sfondo, sembrano quasi un soggetto a parte, in modo da catturare l’attenzione fino alla fine. Colonne sonore perfettamente in sintonia con il tono del prodotto, essendo ironico ma anche profondo e spesso scomodo.
La protagonista è una donna che vuole semplicemente vivere in modo più istintivo possibile, arrivata ad un’età in cui il giudizio degli altri non la tocca minimamente, mettendo in risalto la libertà d’espressione non solo attraverso i suoi discorsi senza filtri e le sue idee spontanee, ma anche tramite azioni concrete come il sesso e il divertimento puro. Una donna che sceglie di spendere i suoi soldi come crede, risultando egoista agli occhi delle figlie, e pazza agli occhi degli altri.
Per l’intera narrazione ci si chiede se le intenzioni delle due siano dettate dal cuore e quindi convinte seriamente che la madre sia malata oppure da interessi legati ai soldi, per quanto riguarda l’eredità.
Oltre a un sottofondo musicale eccellente, ciò che cattura l’attenzione è anche una sceneggiatura, (scritta da Daniel Hendler insieme a Mariano Llinás e Martín Mauregui) fatta di dialoghi intimi, a volte quasi freddi che portano a far riflettere per la loro sincerità disarmante. 27 notti è un film elegante, pacato, a volte quasi lento, a tratti intrigante e allo stesso tempo minimalista che mette in luce quella che è la volontà delle persone anziane, che non sono sempre malate, a volte semplicemente capiscono come vogliono vivere e lo mettono in pratica.
Da voce ad una donna incompresa dalla famiglia ma che riesce a circondarsi dell’amore dei suoi amici. Un film in grado di far capire quanto l’ascolto sia importante, perché senza quello non si può davvero capire il punto di vista di qualcun altro.
Un ulteriore elemento che rende 27 notti meritevole di essere guardato è l’interpretazione di Marilù Marini, intensa, brillante, in grado di commuovere, riuscendo a portare sul grande schermo una donna realmente esistita: Natalia Kohen, internata dalle figlie all’età di 87 anni. Mostra il suo desiderio di libertà, di indipendenza, invitando il pubblico a scrollarsi di dosso paure inutili, schemi mentali apparentemente in grado di proteggere ma che a lungo andare bloccano lo sviluppo, portando le persone a non vivere davvero. La bravura della sua interpretazione inoltre è sostenuta da un cast altrettanto capace composto da, otre il già citato Daniel Hendler, Paula Grinszpan, Carla Peterson e Julieta Zylberberg.
Dunque 27 notti più che un film sembra una poesia delicata sulla vecchiaia e sulla voglia di vivere in un determinato modo, invitando all’ascolto, all’empatia e incitando chi guarda a lasciarsi andare di più e a fluire con la vita, in modo leggero e spontaneo!