Ogni carriera di successo è spesso costellata di sfide nascoste dietro il sorriso pubblico. Per Diletta Leotta, volto noto di Dazn, uno dei momenti più dolorosi della sua vita è avvenuto nel 2016, quando la sua privacy fu brutalmente violata. Foto intime, rubate dal suo cloud, finirono online insieme al suo numero di telefono, mettendo la giovane conduttrice di fronte a un’esperienza traumatica e profondamente destabilizzante.
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Diletta Leotta ha ripercorso quei giorni bui, senza nascondere le difficoltà:
Pensavo che la mia vita fosse finita
All’epoca, la sua carriera era ancora agli inizi
Mi sono sentita paralizzata, violata nella mia identità e nella mia libertà – ha raccontato, definendo quel periodo “il punto più buio” della sua esistenza.
Raccontando quell’esperienza, Diletta Leotta ha spiegato:
Ho capito immediatamente che stavo subendo una violenza, anche se allora non aveva ancora un nome. Non si parlava di revenge porn o di sextortion. Mi sono ritrovata a combattere contro un gigante invisibile, senza strumenti né leggi che mi tutelassero. A 23 anni non hai i mezzi per affrontare una cosa simile. Pensavo che la mia vita fosse finita. È stato difficile, ma parlarne mi ha aiutato: raccontare quella ferita è stato il primo passo per guarire
Riprendersi non è stato semplice. Diletta Leotta ha ammesso:
Raccontare un dolore così intimo è complicato ancora adesso. Ma oggi mi sento molto più forte. Sono orgogliosa di quella ragazza di 26 anni che ha trovato la forza di reagire, anche se non pensava di averla. Oggi sono la donna che sono anche grazie a quella forza
Un episodio in particolare ha segnato il suo percorso:
Martedì era successo tutto, sabato dovevo andare in onda con la Serie B. Io non volevo, non riuscivo nemmeno a uscire di casa. È stato il mio capo di allora a costringermi a farlo, e col senno di poi gli sono grata. Mi sono presentata in redazione con cappotto, sciarpa e cappello, anche se non faceva freddo.
Camminavo tra i corridoi e avevo la sensazione che tutti mi guardassero nuda, attraverso quelle immagini. Non era il loro sguardo a essere sbagliato, era la mia percezione. Poi, in diretta, avevo un nodo in gola, stavo per piangere, ma ce l’ho fatta: ho detto “buonasera a tutti, benvenuti” e da lì qualcosa si è liberato. È stato il primo vero passo per riprendere in mano la mia vita”.
Il sostegno della famiglia si è rivelato fondamentale per la conduttrice siciliana, aiutandola a ritrovare sicurezza e forza. Tuttavia, la vicenda giudiziaria non si è mai conclusa completamente:
Non hanno mai trovato la prima persona che aveva violato il mio iCloud e diffuso le foto. Dopo quattro o cinque anni hanno chiuso il caso. Hanno individuato tante persone che avevano contribuito a diffondere il materiale, ma non l’autore iniziale. È una ferita che resta aperta, anche se oggi so che si può e si deve reagire