Bardem: “Non posso lavorare con chi sostiene il genoc*dio”

Sul red carpet degli Emmy Awards 2025, Javier Bardem è tornato a parlare della sua posizione relativa al conflitto israelo-palestinese

Javier Bardem
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Javier Bardem ha trasformato il red carpet degli Emmy Awards 2025 in un momento di forte dichiarazione politica. L’attore spagnolo, candidato come miglior attore non protagonista per il ruolo di José Menendez nella serie Netflix Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story, si è presentato indossando una kefiah e ha espresso il proprio sostegno al movimento Film Workers for Palestine.

In un’intervista con Marc Malkin di Variety, Javier Bardem ha dichiarato di non poter lavorare con chi giustifica o sostiene il genocidio.

Eccomi qui oggi, a denunciare il genocidio a Gaza – ha detto Bardem sul red carpet. Parlo dell’IAGS, l’Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio, che studia a fondo il genocidio e lo ha dichiarato tale. Ecco perché chiediamo un blocco commerciale e diplomatico e anche sanzioni contro Israele per fermare il genocidio. Palestina libera

La presa di posizione arriva pochi giorni dopo la diffusione di una lettera aperta organizzata da Film Workers for Palestine, firmata da oltre 3.900 professionisti del settore. L’impegno sottoscritto dichiara che i firmatari non collaboreranno con istituzioni e società cinematografiche israeliane considerate complici di genocidio e apartheid contro il popolo palestinese. Secondo il testo, la complicità include l’insabbiamento o la giustificazione di questi crimini e la collaborazione con il governo che li commette.

La Paramount ha risposto ufficialmente all’iniziativa, condannando il boicottaggio dell’industria cinematografica e televisiva israeliana.

Alla Paramount, crediamo nel potere della narrazione per connettere e ispirare le persone, promuovere la comprensione reciproca e preservare i momenti, le idee e gli eventi che plasmano il mondo che condividiamo. Questa è la nostra missione creativa. Non siamo d’accordo con i recenti tentativi di boicottare i registi israeliani.

Mettere a tacere singoli artisti creativi in base alla loro nazionalità non promuove una migliore comprensione né la causa della pace. L’industria dell’intrattenimento globale dovrebbe incoraggiare gli artisti a raccontare le loro storie e condividere le loro idee con il pubblico di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di più coinvolgimento e comunicazione, non di meno

Javier Bardem ha risposto chiarendo la posizione del movimento:

C’è anche un’associazione chiamata Film Workers for Palestine con cui vorrei chiarire un aspetto, in base alla lettera della Paramount. Film Workers for Palestine non prende di mira alcun individuo in base all’identità. I bersagli sono le compagnie cinematografiche e le istituzioni che sono complici e stanno mascherando o giustificando il genocidio e il regime di apartheid. Siamo al fianco di coloro che aiutano e sostengono le persone oppresse

Non posso lavorare con qualcuno che giustifica o sostiene il genocidio. È semplice. Non dovremmo essere in grado di farlo, in questo settore o in qualsiasi altro

La lettera di Film Workers for Palestine è stata firmata, oltre che da Javier Bardem, anche da importanti registi e attori di Hollywood, tra cui Yorgos Lanthimos, Ava DuVernay, Asif Kapadia, Emma Seligman, Boots Riley, Adam McKay, Olivia Colman, Ayo Edebiri, Mark Ruffalo, Riz Ahmed, Tilda Swinton, Lily Gladstone, Hannah Einbinder, Gael Garcia Bernal, Melissa Barrera ed Emma Stone.

Che ne pensate?