Dexter: Resurrection, recensione della serie TV

Il ritorno di Dexter Morgan non era mai stato così atteso dopo un finale opinabile. Per fortuna abbiamo avuto una serie come Dexter:Resurrection.

dexter resurrection
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Il ritorno di Dexter non è mai stato così necessario. Dopo anni di attesa, e soprattutto un finale della serie originale che aveva lasciato fan e critica divisi, Dexter:Resurrection si impone come una vera rinascita. Non un semplice revival, non un riassestamento nostalgico, ma un’opera che ha il coraggio di prendere in mano un mito televisivo e riscriverne il destino.

Il titolo è già una dichiarazione d’intenti, risorge, rimette in ordine, riporta alla luce un personaggio che non poteva concludersi con l’ombra di un epilogo insoddisfacente. Ecco la nostra recensione:

Dexter e la correzione dei suoi errori

La forza di questa serie è proprio ribaltare ciò che non funzionava. Se il finale originale era percepito come una fuga senza catarsi, e New Blood aveva provato a correggere il tiro riuscendoci a metà, Resurrection trova l’equilibrio perfetto. Una continuazione, e al contempo una revisione. Ogni episodio sembra dialogare con il passato, con la memoria del pubblico e con la storia stessa della televisione, ridefinendo l’identità di Dexter Morgan.

Una tensione che non lascia mai respiro

La scrittura della serie è chirurgica, come il protagonista. La tensione non è mai semplice contorno, ma l’essenza della narrazione. Ogni puntata è costruita come un climax, con escaltion continui e colpi di scena che sorprendono senza mai sembrare forzati o gratuiti. La regia gioca con l’oscurità, con i silenzi, con l’inquietudine, riuscendo a tenere sempre alta la suspense. Tiene costantemente sull’orlo, in attesa del prossimo scarto improvviso.

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Il cast corale e l’erotismo introdotto

Punto di forza della serie è il cast affiancato al protagonista Dexter, mai così corale e ricco di nomi di spicco. I comprimari non sono più semplici pedine narrative ma veri e propri protagonisti paralleli, con archi narrativi che arricchiscono la trama principale. Gli antagonisti in particolare, sono tra i più complessi e affascinanti mai visti nella serie in toto.

L’ingresso di attori come Uma Thurman e Peter Dinklage, o come anche gli altri serial killer, eleva il livello. E’ una serie ricca di star capaci di rubare la scena e reggere il confronto con un Michael C.Hall qui al suo massimo splendore. La loro presenza crea un equilibrio raro nelle produzioni di questo tipo.

Altra novità che viene introdotta, è la componente erotica fino ad esso totalmente assente nella serie. Qui si trova perfettamente integrato nella poetica di Dexter. Non è mai gratuito, ne eccessivo: viene usato come modo per approfondire dinamiche psicologiche dei personaggi, aggiungendo tensione emotiva e fisica.

Dexter e Harrison, il cuore della serie

Il rapporto tra Dexter e Harrison rappresenta il fulcro emotivo della serie. Se New Blood aveva già accennato alle difficoltà di questa relazione, qui la scrittura riesce a renderla vibrante, dolorosa e necessaria. E’ un legame che oscilla tra amore e paura, tra desiderio di protezione e inevitabile eredità oscura. Harrison diventa specchio e contraddizione del padre, in una metamorfosi straordinaria.

Il modo in cui la serie lavora si questa dinamica è tra i momenti più intensi della serie intera. Menzione alla bravura del giovane Jack Alcott nei panni di Harrison, che non sfigura mai neanche di fronte a giganti come i prima citati Uma Thurman o Peter Dinklage, oltre ovviamente a Michael C.Hall.

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Un finale che colpisce

Dopo nove ottime puntate, arriviamo al finale l’episodio sempre più critico. Qui invece è all’altezza, se non maggiore, della qualità generale. Finalmente un epilogo degno di Dexter Morgan, capace di restituire al personaggio la grandezza e la complessità che meritava. Non una chiusura comoda, anzi che potrebbe far storcere il naso ai fan per la fine che fa un determinato personaggio, ma destinata rimanere impressa.

La fine di un viaggio e un nuovo inizio per i nostri protagonisti che racchiude tutta la poetica malata tanto della serie, quanto di Dexter in se per se. Una volta tanto il cerchio si è chiuso nel modo giusto.

Conclusioni

Con Dexter: Resurrection abbiamo avuto una delle migliori stagioni mai fatte sul personaggio, la migliore dai tempi della quarta con Trinity Killer. Un viaggio che trasforma la lama in specchio, la vendetta in perdono. Tutta la poetica del protagonista rielaborata con colpi di scena chirurgici e un impianto narrativo che non lascia respiro, con l’aggiunta di climax tensivi da pelle d’oca.

Michael C.Hall al suo meglio, e con lui ogni singolo comprimario: ombre che diventano carne, colpa che diventa racconto. Impossibile non amare questa serie per ogni persona che si è innamorata negli anni di Dexter Morgan.