Un grandissimo e graditissimo ritorno al cinema, quello di 4 Mosche di Velluto Grigio che, grazie a CG Entertainment, Cat People e Surf Film, non solo riporterà sul grande schermo un film sottovalutatissimo come il sopracitato, ma anche restaurato in 4K. In altre parole, un’occasione unica per poter godersi un bellissimo thriller dalle sfumature horror, ancor più se pensiamo al fatto che questa perla del cinema italiano aderisce a Cinema Revolution, pertanto con biglietto al prezzo scontato di 3.50 euro. Insomma, le condizioni sono più che favorevoli per andare al cinema a vedere un grandissimo film firmato Dario Argento, nelle migliori sale dal 14 luglio.
4 Mosche di Velluto Grigio, la Trama
Durante una colluttazione, Roberto Tobias, un musicista, accoltella involontariamente uno stalker. In contemporanea, qualcuno con il volto coperto da una maschera riprende l’itera scena, scattando fotografie. Per Roberto, devastato dai sensi di colpa, inizierà un viaggio dentro un incubo senza fine, fatto di omicidi e depistaggi: l’identità dell’uomo mascherato sembra essere inaccessibile. Come il gatto con il topo, tra questo losco individuo e Roberto, inizierà una gara di nervi che porterà ad un incontro finale davvero scioccante, forse tra i migliori mai girati da Dario Argento.
4 Mosche di Velluto Grigio, la Recensione
Vedere in sala uno dei film diretto dal maestro Dario Argento, regala sempre emozioni uniche. Ancor più se parliamo di un film come 4Mosche di Velluto Grigio, e ancor di più se restaurato in 4K. Pronunciando il nome del regista romano, è quasi inevitabile l’associazione con Profondo Rosso e subito dopo con Suspiria. A torto o a ragione, in fin dei conti parliamo delle due massime espressioni del cinema argentiano. Il che però non toglie (e non deve) nulla ai suoi altri film, come Tenebre o L’Uccello Dalle Piume di Cristallo, o Inferno, e così via: i titoli sono davvero troppi per esser menzionati tutti.
Eppure tra tutti, quello meno considerato per certi aspetti, è proprio 4 Mosche di Velluto Grigio, che assume una certa importanza nella filmografia di Dario Argento e nel suo sviluppo artistico. Siamo nel 1971, Dario Argento ha praticamente sbancato i botteghini con i suoi due primi film, catturando l’attenzione di tutti, cinefili e non. Si arriva quindi a voler chiudere questa Trilogia degli Animali. Dai volatili agli insetti, dunque, passando per i mammiferi felini. Tuttavia, questo film riesce ad avere in sé un’essenza di chiusura ma anche di apertura verso altro.
Sembra quasi che Dario Argento stia tracciando una linea precisa verso l’estetica di Profondo Rosso, che girerà quattro (ironia della sorte) anni dopo, due anni prima del suo unico passaggio alla commedia con Le Cinque Giornate. Sebbene i toni siano ampiamente diversi, i due film condividono un certo stile che, dopo aver visto Profondo Rosso, può quasi sembrare grezzo, in 4 Mosche di Velluto Grigio, da non intendersi con accezione negativa. Anzi.
Basta semplicemente l’incipit per capire sia il genio del regista che la brillantezza del film. Un inizio musicale dove il gruppo del protagonista si trova a registrare un brano rock progressive (composto da Ennio Morricone). E nel mezzo, d’improvviso, un cuore pulsante a sinistra di uno schermo nero. La poesia della musica che viene brutalmente interrotta da questi inserti privi di diegesi ma che al tempo stesso causano uno shock improvviso. E da quel momento in poi, 4 Mosche di Velluto Grigio ci porterà mano nella mano dentro l’incubo del protagonista.
La macchina da presa di Dario Argento diventa parte integrante della storia, seguendo ogni vicenda senza lasciare nulla al caso. Le sue soggettive, i rallenti, e quegli stacchi repentini: soluzioni stilistiche visionarie che vanno a ricodificare il giallo e il thriller. La ferocia dell’assassino diventa sempre più potente, rispetto alle due opere precedenti, con le sequenze di omicidio che vanno a impreziosire ancor di più il film. Non di minor importanza, i momenti onirici del film, tra l’incubo ricorrente della decapitazione che attanaglia il protagonista e quei giri di telecamera dentro la cella di un manicomio. Scene che riescono ad acuire ancor di più il già infinito senso di ansia e terrore che permea tutto il film.
Forse più di ogni altra cosa, ci troviamo di fronte ad un finale audace e anch’esso visionario. L’uso dell’espediente dell’immagine impressa sulla retina della vittima, funzionale a vedere in faccia l’omicida, riesce a donare a 4 Mosche di Velluto Grigio quasi una svolta fantascientifica, quantomai affascinante e inquietante, che solletica ancor di più l’innata pulsione voyeuristica dello spettatore. Sebbene il film abbia sulle spalle ormai più di mezzo secolo, non andremo di certo a svelare il finale. Ma gli ultimi momenti resteranno impressi nella mente di ogni spettatore, tanto per il colpo di scena finale quanto per la capitolazione dei tragici eventi. Finalmente è arrivato il momento di riscoprire questa piccola perla del cinema italiano.
Cast
Michael Brandon: Roberto Tobias
Mimsy Farmer: Nina
Bud Spencer: Diomede
Jean-Pierre Marielle: Gianni Arrosio
Marisa Fabbri: Amelia
Oreste Lionello: il Professore
Trailer
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