Squid Game 3: la spiegazione del finale della serie cult coreana

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Come finisce Squid Game? In maniera devastante, certo, ma cosa vuole comunicarci davvero l’opera di Hwang Dong-hyuk dopo tutti questi anni? Ecco la nostra spiegazione

Squid Game: la fine di un’era

Parliamo del finale di Squid Game, una serie che in questi anni ’20 ci ha tenuto compagnia ma ci ha anche fatto molto riflettere, tra lacrime e traumi, sulla natura del nostro mondo. Non occorre un massmediologo, infatti, per capire che la spietata competizione messa in scena clandestinamente nella serie è solo una grande allegoria di come funziona la società capitalista.

Riassumendo in breve la storia: il nostro eroe, Seong Gi-hun, è uno spiantato e padre fallito convinto a partecipare ai letali giochi assieme a molti altri in situazioni simili alla sua. I concorrenti prendono parte a competizioni mortali, tutte basate su giochi per bambini come un, due, tre stella, accumulando un montepremi enorme destinato tuttavia solo a chi potrà sopravvivere fino alla fine.

Seong Gi-hun e i V.I.P.

Il tutto per la delizia di alcuni ricchissimi “V.I.P.”, che assistono a loro agio mentre i player combattono, soffrono e muoiono. La storia si allarga quando il detective Hwang Jun-ho scopre che suo fratello è coinvolto negli Squid Game: egli si rivela alla fine essere il famigerato Frontman, Hwang In-ho, responsabile dell’organizzazione e dello svolgimento dei giochi.

Nella prima edizione (stagione 1) Gi-hun emerge trionfante, lasciandosi dietro gli spettri degli avversari Cho Sang-woo – un suo vecchio amico – e Kang Sae-byeok, una defezionista nordcoreana scappata al sud assieme al fratellino. Dopo aver vinto, Gi-hun scopre che a capo di tutta la criminosa organizzazione c’è il vecchio Oh Il-nam, il concorrente 001.

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Sabotaggio e contro-sabotaggio

Indignato di fronte alla frivolezza e alla superficialità della morale di Il-nam, Gi-hun decide di dichiarare guerra agli Squid Game e cerca il modo di sabotarli. Prima tenta di rintracciare il famoso recruiter che invita le persone ai giochi, poi si fa inserire in una nuova edizione e tenta di fermare la competizione dall’interno. Ma fallisce miseramente.

Il Frontman infatti si infiltra sotto mentite spoglie tra i concorrenti, proprio come Il-nam, e attua un contro-sabotaggio che vanifica gli sforzi di Gi-hun e fa fallire il suo ultimo disperato tentativo di una rivolta armata. Alla fine a perdere la vita sono quasi tutti i personaggi principali compreso Jung-bae, un caro amico di Gi-hun.

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La concorrente 222 e la bambina

A ridare motivazione al nostro protagonista c’è la nascita della bambina della concorrente 222, Kim Jun-hee, entrata in gara incinta. Quando 222 muore, Gi-hun giura di prendersi cura della neonata e questo gli dà forza e una nuova speranza per arrivare fino alla fine. E quando il gioco prevede che solo uno dovrà sopravvivere, Gi-hun si sacrifica lasciando che la bambina sia la concorrente vincitrice.

Sacrificandosi, lasciandosi cadere nel vuoto, Gi-hun rimarca: “Noi non siamo cavalli, siamo umani. E gli umani sono…” come a dire che gli esseri umani possono essere tantissime cose diverse ma di certo non sono solo numeri, come la logica capitalista vorrebbe – e come gli Squid Game li considerano. Il suo messaggio finale è potente e importante.

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Le sottotrame secondarie

Altre storie si chiudono: dopo una estenuante ricerca in mare il detective Hwang giunge sull’isola dei giochi e rintraccia il fratello appena prima che lui faccia esplodere tutto sull’isola, fuggendo. Gli domanda perché è diventato il Frontman, ma non ottiene risposta. Mesi dopo, si vede recapitata a casa la bambina – la nuova 222 – con la vincita di quella edizione.

C’è poi la sottotrama della guardia 11, un’altra defezionista del nord, che aiuta il concorrente 246 – padre di una bambina malata di cancro – a scappare e a sopravvivere. Mesi dopo fa loro visita ed è felice nel scoprire che la bambina è migliorata e il padre sta vivendo una vita migliore. Nella disperazione e nella violenza la ragazza trova la sua redenzione.

Lo Squid Game arriva in America

Infine seguiamo il Frontman fino a Los Angeles, dove la figlia di Gi-hun è andata ad abitare con la sua nuova famiglia. La ragazza viene informata che suo padre è morto, e si vede consegnare la sua divisa dello Squid Game con il numero 456. Una scena un po’ alla Kill Bill: quando sarà più grande, vorrà certamente sapere che cosa significa quel numero e che cosa ne è stato di suo padre.

In conclusione, un assist per l’arrivo della versione americana della serie: in un vicolo di L.A. il Frontman individua una nuova recruiter – interpretata da Cate Blanchett – intenta a invitare nuovi concorrenti con un gioco di ddakji, ormai noto anche in occidente proprio grazie alla serie stessa. Insomma, non è finita: in America, anzi, lo Squid Game deve appena cominciare.

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