Ed Gein: la vera storia del killer più famigerato di sempre, che sconvolse l’America e il mondo

Gein
Credits: Bettmann / Getty Images / The Hollywood Reporter
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Ed Gein rimane ancora oggi sinonimo di serial killer per eccellenza: una persona fortemente disturbata, viene ricordato per ciò che fece dei corpi delle sue vittime, lavorate per creare oggetti casalinghi. La sua storia è inquietante e grottesca, e fa luce su un pozzo oscuro di disumanità che mai nessuno avrebbe pensato di vedere

Chi era Ed Gein: un uomo qualunque?

Nato in Wisconsin nel 1906, Ed Gein crebbe con un padre alcolista e spesso disoccupato e una madre fervidamente religiosa. Del suo periodo a scuola testimoni ricordano già strani comportamenti, come il fatto che Ed scoppiasse a ridere apparentemente senza alcun motivo, da un momento all’altro.

Dopo la morte del padre e con la madre ormai anziana, Ed e il fratello Henry incominciarono a fare vari lavori come artigiani, fino a che nel 1944 scoppiò un incendio nel quale Henry perse la vita. Pare che la causa della morte non fu però il fuoco ma infarto o asfissia, e sulla sua testa vennero ritrovate varie strane ferite.

Anni dopo uno studioso del caso, George Arndt, suggerì apertamente che ad uccidere Henry potesse essere stato lo stesso Ed, ma il caso venne chiuso in fretta anche perché nei dintorni, nella città di La Crosse, i Gein erano generalmente considerati onesti e affidabili. Ed rimase quindi da solo con la madre, alla quale era molto affezionato e che addirittura idolatrava.

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Ilse Koch e i paralumi di pelle umana

Lei morì nel 1945, lasciando Ed solo, profondamente disturbato e segnato dai suoi anni e anni di rigida disciplina. Questo fu il periodo in cui Ed iniziò ad interessarsi ad Ilse Koch, donna nazista moglie del capo del campo di concentramento di Buchenwald durante la guerra che, si diceva (poi la cosa è stata ampiamente smentita) avesse fabbricato dei paralumi di pelle umana con i prigionieri del campo morti.

Questo colpì molto l’immaginazione di Ed, che si dilettava a leggere riviste pulp ed era particolarmente attratto da storie con nazisti e cannibali. In ogni caso, continuò a fare vari lavori e nessuno sospettò nulla di lui, né che fosse dedito ad attività criminose né altro. Questo fino al 1957.

Il 16 novembre 1957, indagando sulla scomparsa di una negoziante di nome Bernice Worden, la polizia concluse che Ed era stato l’ultimo a vederla, presente nel negozio la sera prima, e lo trasse in arresto. Recandosi alla fattoria, quindi, gli agenti scoprirono il raccapricciante spettacolo per il quale Ed Gein è famoso ancora oggi, e che tanto ha segnato l’immaginario collettivo per i decenni a venire.

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Il raccapricciante mausoleo cadaverico

Cosa trovarono: innanzitutto Bernice Wodern, decapitata e appesa per i piedi, con il petto aperto come per lavorazione della carcassa di un animale. Poi: numerose ossa umane, teschi sul baldacchino, una collezione di quattro nasi, unghie femminili, nove vagine (sì, esatto) in una scatola da scarpe, la testa di Bernice in un sacco di tela e il suo cuore in un sacco di plastica.

Questo non è il peggio. Ed aveva fabbricato vari oggetti con parti umane, come ciotole realizzate con teschi, una cintura di capezzoli femminili, maschere fatte di pelle di volti di donna, un corsetto realizzato con un petto femminile intero, dei “leggings” di pelle umana, un paralume realizzato allo stesso modo (l’influenza della Koch) e per finire un vestito da bambina e altre due vagine che, si stabilì, dovevano appartenere a delle ragazzine di quindici anni.

Gein confessò di aver esumato diversi corpi da un vicino cimitero, in varie visite tra il 1947 e il 1952, per realizzare quegli oggetti; tra cui anche una “skin-suite” che gli ricordasse sua madre, per diventare letteralmente lei indossandola – tale era la misura della sua follia legata all’influenza della donna. Ammise però poi anche di aver assassinato un’altra donna, Mary Hogan, scomparsa dal 1954 e cui resti furono infatti ritrovati in mezzo al resto.

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Mentalmente instabile: assassino o anche serial killer?

Sul momento il caso venne considerato chiuso, e Ed Gein venne dichiarato mentalmente instabile e schizofrenico, perciò non processabile. Un processo avvenne soltanto più di 10 anni dopo, nel 1968, ma Gein venne dichiarato colpevole “solo” dei due omicidi plateali e venne comunque confermato mentalmente incapacitato, spedito quindi in un manicomio criminale dove visse il resto dei suoi giorni fino alla morte, nel 1984.

Ma la sua storia non finisce qui, perché a posteriori i sospetti che Ed fosse in realtà un serial killer e che molti degli oggetti e delle parti umane trovate in casa sua provenissero in realtà da persone vive (e quindi uccise) hanno portato a ritenerlo sospettato di aver commesso molti altri crimini, legati a numerosi altri casi mai risolti.

Tra questi: una bambina di 8 anni scomparsa nel 1947, una ragazzina di 15 anni sparita nel 1953 e ben due cacciatori che a quanto pare avevano cacciato nelle vicinanze della fattoria di Ed e di cui nel 1952 si perse ogni traccia. Però le indagini sono sempre state inconcludenti e Gein ha passato ben due test del lie-detector quando interrogato su questi altri fatti. Ecco perché, ancora oggi, non lo si può considerare ufficialmente un “serial killer” in quanto colpevole in teoria “solo” di due omicidi.

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L’influenza di Ed Gein: un orrore che non si dimentica

Di lui, al di là di tutto il resto, rimane l’immensa influenza nella cultura popolare, e lo ritroviamo in vari famosi personaggi (killer, di solito) e film. Norman Bates di Psycho, per esempio, con un legame altrettanto malato verso la madre morta. O Leatherface e la sua famiglia di cannibali nell’horror capolavoro Non Aprite Quella Porta, del 1974.

Lo si ritrova anche sia nel dottor Hannibal Lecter – il quale è però per certi versi anche il suo opposto – che in Buffalo Bill, l’emulo di Lecter antagonista de Il Silenzio degli Innocenti. Inoltre è spesso citato nella musica, specie in canzoni metal o grunge, e nel 2024 è stato annunciato che Charlie Hunnam (Sons of Anarchy) interpreterà il killer nella terza stagione di Mostro, la serie Netflix.

La sua figura rimane immensamente complessa, sfuggevole e inafferrabile, anche perché tanto inquietante quanto “umana”: Gein non era un genio del male, non era un super-villain da cinecomic né tantomeno un mostro horror sovrannaturale della letteratura gotica. Era invece soltanto un uomo, e dai suoi crimini riecheggia nei decenni la domanda: davvero un uomo è capace di questo?

Approfondimento a cura di Andrea Campana

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