Supersex: la recensione del biopic su Rocco Siffredi

La serie TV Netflix "Supersex" racconta la vita del famoso divo del porno Rocco Siffredi interpretato da Alessandro Borghi e brilla per scrittura e cast

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Supersex approda su Netflix!

Esce oggi su Netflix la serie “Supersex“, pubblicizzata largamente negli ultimi mesi, che vede Alessandro Borghi interpretare il famoso divo del porno, Rocco Siffredi.

Abruzzese e di origini umili, Siffredi si è costruito una carriera nazionale ed internazionale, diventando – almeno in Italia – quasi sinonimo della categoria del porno, in barba ai puritani e ai benpensanti che, soprattutto negli anni ’80, avevano dichiarato guerra all’impuro genere cinematografico.

Noi de “LaScimmiaPensa “l’abbiamo visto in anteprima e non vediamo l’ora di raccontarvelo e commentarlo. Di seguito la nostra recensione di Supersex.

Supersex – La trama e gli episodi (NO SPOILER)

Supersex bambino

Un Rocco Siffredi (nome d’arte di Rocco Tano, ispirato ad un personaggio di Alain Delon, Roch Siffredi) maturo e all’apice del suo successo, si trova a Parigi come ospite a una conferenza. E’ pensieroso, turbato da demoni che non conosciamo (non ancora), e lascia intendere un suo passato burrascoso con quella città, che fu così importante per lo sbocciare della sua carriera.

Un flashback ci riporta al Rocco bambino, a Ortona (PE), dove è nato e cresciuto in un quartiere popolare con la famiglia e i suoi fratelli, tra cui Claudio, un ragazzo mentalmente disabile a causa di un’aggressione di un gruppo rom. Innamorato della mamma come (o forse più di) ogni bambino, ha come idolo assoluto Tommaso, suo fratellastro, che insieme alla fidanzata Lucia sarà tra i co-protagonisti della serie TV, forse prendendo anche fin troppo spazio rispetto a Rocco stesso.

Le prime tre puntate hanno un tono più angosciante e malinconico, e si concentrano sugli aspetti biografici di Siffredi, ancora giovane e agli esordi. Dal quarto episodio in avanti (forse il migliore episodio della serie ndr) invece emergono anche momenti di humor sottile e attimi di leggerezza, sempre alternati a riflessioni più profonde sulla natura della professione del porno-divo, sul sesso, sull’amore e su ciò che li separa e li unisce.

La serie, quindi, ci mostra per macro-episodi la costruzione del mito Siffredi dagli esordi fino al momento (quasi) attuale, i primi anni 2000, e insieme l’evoluzione della sua personalità e delle sue consapevolezze sul mondo che lo circonda. Si può definire, in questo senso, un racconto “coming of age”, perché la crescita del protagonista è al centro di tutta la narrazione.

Rispetto ad altre serie TV d’impronta biografica uscite di recente, come “La legge di Lidia Poet”, si intuisce sì la presenza di una componente romanzata della storia, ma i suoi elementi vengono integrati dall’eccellente penna dell’autrice, Francesca Manieri, in maniera ottimale. E tutto resta – elemento più elemento meno – estremamente credibile.

Il cast e i personaggi

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Va subito evidenziata una notevole differenza tra la serie “Supersex” e altre serie TV italiane, di Netflix e non, che sta nell’ottimo livello del cast. Supersex, al di là dell’azzeccata scelta di Alessandro Borghi come protagonista, che dà un’ennesima prova attoriale di tutto rispetto, non delude neanche sui personaggi secondari.

Oltre ai bravissimi attori più giovani che interpretano Rocco e fratelli nel passato, un ottimo Adriano Giannini ci regala un Tommaso “Tano” Del Signore intenso e stupefacente, tanto da far venir voglia di uno spin-off dedicato solamente a lui. E ancora più che degni di nota: Jasmine Trinca che interpreta Lucia, amore proibito di Rocco e moglie del fratellastro, poi Vincenzo Nemolato (nei panni del regista visionario Riccardo Schicchi), Jade Pedri e la sempre luminosa Linda Caridi nei panni delle donne con cui Siffredi instaurò legami più profondi.

E per finire una nota di merito per l’interpretazione magistrale di Tania Garribba come Carmela come madre di Siffredi (per qualche motivo spesso assente dalle liste cast diffuse in rete).

Ulteriore prova della qualità degli attori sta nella rappresentazione fedele dell’accento abruzzese in quasi tutti i personaggi (tranne, per qualche ragione, Jasmine Trinca che non ci prova neanche), uno sforzo non scontato nei nostri prodotti televisivi (si veda sempre Lidia Poet), che contribuisce a far brillare la serie e la sua credibilità.

Rispetto ai personaggi di Tommaso e Lucia c’è forse il punto più confuso e meno riuscito della serie: le loro storie personali non si limitano ad incrociarsi a quella del protagonista, ma in alcuni episodi prendono talmente tanto spazio da diventare per qualche momento esse stesse protagoniste. Subito dopo, però, il focus torna su Siffredi, e resta un senso di incompiuto, di non approfondito. Lo “errore”, se di errore si può parlare, è forse quello di aver messo un po’ troppa carne al fuoco, che talvolta distrae dai temi centrali che orbitano intorno al personaggio principale.

Supersex: finalmente, la qualità

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Abbiamo già menzionato la creatrice e scrittrice della serie, Francesca Manieri, e la qualità innegabile della sua scrittura, ma vale la pena tornarci per due motivi: il primo è che non è scontato che sia una donna a prendere in mano la penna e scrivere di un divo ultra-testosteronico come Siffredi, rappresentante di un’offerta, quella del porno, che da sempre è sbilanciata verso un pubblico maschile, di cui segue le logiche. E la scrittura della Manieri “ingentilisce” la narrazione monografica della vita dell’uomo, senza trascurarne però gli aspetti prettamente maschili.

Il secondo motivo è che la Manieri ha lavorato anche su testi e produzioni internazionali, e si vede: non cade negli stereotipi autoriali tipicamente italiani (ad esempio, nel pathos eccessivo dei dialoghi) e non ha paura di esprimere in modo poetico pensieri intimi e profondi, racchiusi perlopiù nella voce narrante di Siffredi, che guida l’intera storia. Il tutto in maniera estremamente intellegibile e decifrabile, senza cadere nel becero e nello stereotipato. Un esempio?

“Com’è profondo il piacere delle donne, così lontano da dove noi crediamo che sia”.

Il Porno: una nuova dignità?

Piuttosto sottile è il lavoro che Supersex fa sull‘esplorazione del mondo del porno, di cui molti di noi non sanno le dinamiche né tantomento, spesso, sono predisposti a comprenderne l’aspetto più prettamente artistico.

Un pregiudizio che è sicuramente diffuso è che il porno sia “poca cosa”, che dietro non ci sia una visione…e se in alcuni casi è così, Supersex ci mostra un dietro le quinte decisamente interessante che incuriosice e, per chi è pronto a farlo, amplia le vedute su questo genere così etichettato dal perbenismo, solitamente di matrice cattolico-cristiana.

Allo stesso tempo, sebbene accennandolo appena per ragioni di selezione, del porno mostra anche con grande onestà gli aspetti più “borderline”, come la rappresentazione controversa della donna rispetto all’uomo nel porno “di massa”, l’ossessione sulla performance maschile, che sembra avere gli stessi sapori di quelle aspettative che sfociano alla mascolinità tossica. E’ comunque apprezzabile che si cerchi di rappresentare – anche se non sappiamo se sia realmente così – una parità tra uomo e donna per ciò che riguarda la libertà di vivere il sesso e farne il proprio mestiere, diventando dei e delle “grandi” del settore.

Il vero superpotere (SPOILER)

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Se il collegamento con Supersex, su cui si regge l’intera idea di trama a partire dal titolo, non è tra gli espedienti narrativi più riusciti della serie, lo è invece il tema “nascosto” della serie, cioè la ricerca dell’amore in una vita dominata, anzi controllata, dal sesso e dalla passione fisica. Può sembrare una taglio banale ma, grazie alla regia e alla scrittura, viene reso piuttosto bene.

Il personaggio Rocco si plasma e si modella a partire dal suo baricentro (chiamiamolo così), la sua pulsione sessuale insistente, ininterrotta, che ha imparato a considerare un superpotere. Una volta trovato il modo di impiegarlo, la strada per lui è facile, spianata davanti a lui. Sta facendo quello per cui è nato.

Più difficile è per Rocco (come lo è per tutti), comprendere la natura dell’amore romantico, la sensazione di aprirsi veramente ad una donna, senza nulla da dimostrare come invece si è sentito di dover sempre fare con la mamma, col fratello Tommaso, o col lavoro. La ricerca dell’amore per Rocco è tormentata e va di pari passo alla ricerca della sua identità di uomo, oltre il porno, e giunge ad un suo punto di rivelazione.

“ogni bambino ha in sé il potere di essere un uomo, e questo potere sta tutto negli occhi di un altro. Devi solo scegliere dove guardare e imparare che la capacità di abbandonarsi a quello sguardo è l’unico vero superpotere. Tutto il resto è porno”.

Supersex: il Trailer

Che ne pensate? Avete visto già Supersex?

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