City Hunter: martellate, mokkori e una .357 magnum

City Hunter
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In attesa dell’approdo nei cinema italiani dell’ultimo capitolo della saga, ripercorriamo in breve la storia di uno dei più grandi successi della storia dei manga: City Hunter

City Hunter nasce dalla mente e dalla penna di Tsukasa Hojo e debutta su Shonen Jump subito dopo la conclusione di Occhi di Gatto. Per molti questo è il periodo d’oro dei manga: sono gli anni de “I Cavalieri dello Zodiaco”, “Patlabor”, “Ranma ½”, “Ken il Guerriero”, “Jojo’s Bizzarre Adventure” e “Dragonball”. Da lì a poco sarebbero arrivati Berserk e Slam Dunk. E’ tra questi illustri compagni che si inserisce City Hunter, che ad oggi vanta 50 milioni di copie vendute.

La storia

La serie segue le vicende di Ryo Saeba, uno “spazzino” e detective privato che ha creato “City Hunter” insieme al suo amico, l’ex poliziotto Hideyuki Makimura. Un po’ detective privato, un po’ guardia del corpo, spesso mercenario, City Hunter interviene dove le autorità non possono (o non vogliono), una difesa contro la malavita di Tokyo. Quando ci si riferisce a Ryo come “spazzino”, è questa la spazzatura a cui ci si riferisce.

La vita di Ryo cambia dopo l’assassinio di Hideyuki, quando la sua sorella adottiva Kaori decide di prendere il posto del fratello nel business, cambiando le dinamiche del duo.

Tra realismo ed esagerazione

Tsukasa Hojo è quasi contraddittorio nel suo approccio: da un lato è tra i più accaniti oppositori all’occidentalizzazione dei manga, ma dall’altro lato il suo stile realistico di disegno e narrazione rientrano perfettamente nei canoni occidentali. Realismo che viene abbandonato nei momenti più leggeri, dove l’improvvisa ed esagerata espressività dei personaggi fa da assist a momenti comici che non mancano mai il bersaglio.

La serie è episodica, divisa in archi narrativi, e segue una propria linea temporale ben definita. Viene dato atto del passare del tempo e lo show mantiene agilmente la sua continuità. Il misto di azione e commedia non fallisce mai di intrattenere, nonostante l’iniziale resistenza al passaggio dalla parte più cupa (i primi due volumi del manga) a una storia che, pur non lesinando tragedie, diventa più leggera.

Incredibile poi l’attenzione di Hojo per i dettagli delle armi da fuoco, che già da sole raccontano la storia dei personaggi e fanno da subito capire chi è un professionista e chi no.

La storia trasuda un’atmosfera anni ‘80, quasi una capsula temporale che però non intrappola il manga ma gli conferisce anzi una marcata personalità.

I personaggi

Come ogni manga che perdura nel tempo, il punto di forza sono i personaggi. Ryo Saeba è un personaggio che, probabilmente, poteva venire concepito solo in quel decennio. Da un lato, è un tiratore che definire eccezionale è dire poco, esperto nel combattimento corpo a corpo e pilota provetto. Dall’altro, Ryo ha una evidente debolezza nei confronti del gentil sesso, che include una notevole collezione di biancheria intima e un approccio molto deciso nei confronti della cliente della settimana. Nel manga è soprannominato “sukebe”, che possiamo tradurre come “sporcaccione” o “maniaco”. Non che abbia modo di far granché, nonostante i suoi sforzi: Kaori e il suo martello da 100 tonnellate è sempre dietro l’angolo.

Kaori Makimura è la parte responsabile di City Hunter. E’ una donna generosa, altruista e determinata, ma anche impulsiva e imprudente. E’ lei a cercare clienti e a tenere a bada Ryo a colpi di martellate.

Una dinamica apparentemente semplice, che ricalca il gioco boke-tsukkomi della commedia giapponese, ma che man mano va a rivelare sempre maggiore profondità. Ryo potrebbe agevolmente schivare i colpi di Kaori e si lascia intuire che parte del suo comportamento è dovuto al desiderio di allontanarla e tenerla al sicuro. Ryo Saeba, legalmente, non esiste. E sa che non può dare a Kaori il futuro che lei meriterebbe e che lei, sotto sotto, desidera. Quanto questi aspetti di perversione e idiozia siano veramente parte di Ryo o solo una maschera che ha creato come coping mechanism ai traumi del suo passato, spetta al lettore decidere.

Altri personaggi ricorrenti sono la detective Saeko Nogami, che sfrutta Ryo ogni volta che ne ha bisogno promettendogli “mokkori” (tradotto come “bottarelle”) che poi in un modo o nell’altro non arrivano mai. Anche qui, il loro rapporto è caratterizzato da una certa ambiguità e non sappiamo quanto sia vero e quanto sia solo un gioco tra loro, e tra loro si ha una sensazione di eterno sospeso, per rispetto alla memoria di Hideyuki.

In ultimo non si può non citare Umibozu/Falcon. Gigantesco, pelato, sempre in attire militare e con occhiali da sole, mercenario amico-nemico di Ryo, dotato di una forza sovraumana, maestro delle trappole, virtuoso delle armi pesanti (raro che esca di casa senza bazooka)…e terrorizzato dai gattini. Una gag che fa da preludio a una notevole profondità.

E’ questo, in definitiva, il punto di forza dei personaggi: nonostante sembrino rientrare nei classici cliché del genere, ognuno di loro ha mille sfaccettature appena sotto la superficie.

Un successo che dura nel tempo

L’anime debutta in Giappone nel 1987, per un totale di quattro stagioni e 140 episodi fino al 1991. L’anime vanta sul manga l’aggiunta di una magnifica colonna sonora su cui spicca “Get Wild” dei TM Network, ancora oggi amatissima in Giapponese e, soprattutto, le martellate di Kaori, animate in tutta la loro assurda gloria.

Fuori dal Giappone l’anime ha incredibile successo in Francia, dove viene ribattezzato Nick Larson, e in Italia grazie a un doppiaggio eccezionale, per quanto limitato da un adattamento che chiama vendetta: nelle prime due stagioni (114 episodi) vengono rimossi quasi tutti i riferimenti al Giappone e i personaggi vengono ribattezzati. Ryo Saeba diventa Hunter e Kaori diventa Kreta Mancinelli.

La fortuna di City Hunter non si ferma all’anime e al manga. Vengono prodotti due OAV, tre special TV, tre film animati e tre Live Action, uno dei quali con Jackie Chan nel ruolo di Ryo e uno di produzione francese (Nick Larson e il profumo di Cupido). Appare anche nel videogioco Jump Force insieme a “colleghi” più giovani e più familiari al pubblico occidentale quali Naruto e Luffy, solidificando il suo posto tra le leggende dei manga.

A quasi 40 anni dal suo esordio cartaceo e a più di 35 da quello animato, City Hunter rimane ancora oggi popolare ed amato dai fan.

Angel Dust, nelle sale italiane dal 19 al 21 Febbraio, celebrerà la sua illustre storia portando a conclusione le sue avventure.

Inutile dirlo, ma questo strampalato spazzino ci mancherà.

A cura di Francesco Mirabella

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