Big Little Lies, una storia di violenze quotidiane: l’insostenibile leggerezza dell’essere madri

Big Little Lies
Condividi l'articolo

In Big Little Lies ogni cosa può essere una bugia, anche la verità

In Big Littles Lies ci sono cinque protagoniste, cinque madri in una cittadina sull’oceano, e fra “lotte scolastiche” per i figli e gare di supremazia sociale, tutte loro cercheranno di sopravvivere alle quotidiane violenze, grandi e piccole come le bugie di cui si vestono ogni giorno per sopravvivere. Ma basterà ad arginare la tragedia che colpirà la città di Monterey e i suoi abitanti e che le vedrà protagoniste?

Cinque gradi di violenza a Monterey

Una ragazza corre sulla spiaggia a piedi nudi, indossa un vestito elegante ma è anche piena di lividi, e ha lo sguardo stravolto. 

Forse sta scappando, sembra terrorizzata, ma a un certo punto si ferma, e guarda l’oceano davanti a sé.

È stata vittima di una violenza, ma ancora non lo sa, non se ne rende davvero conto, si incolpa, per non realizzare ciò che è davvero successo.

Quella ragazza che si chiama Jane ( Reese Witherspoon ), avrà un bambino, Ziggy e poi si trasferirà a Monterey in California.

Il primo giorno di scuola una bambina, Annabella, figlia di Renata Klein ( Laura Dern ), accusa suo figlio di aver strozzato la bambina.

E Jane crolla, perché se una parte di sé vuole credere al suo dolce Ziggy, un’altra parte non lo ritiene così improbabile la possibilità, visto il modo in cui è venuto al mondo, e sopratutto le ritornano in mente ricordi che vuole dimenticare.

E forse le viene a pensare che la fuga in California, a Monterey con vista sull’oceano, sia stata vana, perché il passato è riuscito comunque ad afferrarla.

E da cui, si rende conto, non ci si può sottrarre per sempre.

Non ci si può sottrarre al passato, e nemmeno cancellarne le tracce fisiche, e lo sa bene Celeste Wright ( Nicole Kidman ) quando tenta di mascherare i lividi che le procura il suo bello e giovane marito Perry ( Aleksandr Skarsgard ).

E sopratutto non si può cancellarla la violenza, violenza che viene assorbita in modo inconscio fin dalla placenta, all’interno del ventre della madre che poi restituirà, per assorbimento e osmosi, un esserino ricolmo di essa, seppur mascherata da innocenza e gioco ( come Jane teme per Ziggy ).

Né cancellarla né zittirla, e se i figli non la ereditano, allora ne sono spettatori silenti quando nessuno pensa che guardino o possano sentire, così come accade ai gemelli di Celeste, e sopratutto il piccolo Max, che la replica nell’ambito scolastico ( sarà lui il bullo di Annabella).

Ma non è sempre maschile, la violenza, essa può scaturire anche da una madre ubriaca, quella colma di vergogna e inettitudine, di un padre che per amore non riesce a difendere la figlia, così come accade a Bonnie ( Zoe Kravitz ) la moglie dell’ex marito di Madeline, Nathan ( James Tupper ).

E, come per Madeline, può essere una violenza verso sé stessi, mascherata da adulterio e aspettative troppo alte e pressanti che riversa sulla figlia maggiore ( spingendola ad andare al college ), violenza che manifesta nella faida fatta di frecciatine e accuse contro l’ex marito, Nathan, e a farne le spese è il secondo marito, il mite e innamorato Ed Mackenzie ( Adam Scott ).

Sono le accuse di Renata contro Jane e la ricerca di un colpevole per il misterioso bullo di sua figlia Annabella, è il suo costante cercare di essere una donna in carriera in una cittadina come Monterey dove le donne si occupano dei figli, di volontariato, attività ricreative e al massimo lavorano part – time.

Celeste, Jane, Madeline, Renata e Bonnie: cinque donne, cinque madri che farebbero di tutto per i propri figli in una cittadina dove l’occhio giudicante è ovunque mascherato da sorrisi, eventi sociali e invite a feste “esclusive” da non perdere assolutamente, pena le chiacchiere e l’additamento ( sempre senza farsi sentire, fra le mure di casa, sparlando con le amiche – perché quello di Monterray è un universo sopratutto femminile, di madri ).

Queste donne sono le donne protagoniste della serie TV Big Little Lies, serie del 2017 di due stagioni ideata da David E.Kelley e ispirata al romanzo di Liane Moriarty, i cui fili conduttori della prima stagione sono il misterioso omicidio a una festa trivia della scuola elementare, e il capire chi ha fatto del male alla figlia di Renata Klein.

Eppure, nonostante i loro sforzi, di dimenticare, di apparire impeccabili e mascherare i problemi al mondo esterno, di chiacchiere vuote “di nulla”, Jane si sfoga sparando al poligono, Madeline non è soddisfatta con Ed, Celeste va in terapia, Bonnie non ama Nathan e Renata è ossessionata dall’organizzazione e sopratutto non riesce a far sì che sua figlia si confidi con lei.

Eppure la maschera di perfezione e adeguamento crolla alla festa trivia, una festa in maschera dove di maschere ne crolleranno parecchie, fra decisioni difficili, sensi di colpa e rivelazioni scioccanti.

E ciò che segnerà la messa a nudo definitiva delle cinque donne, sarà l’omicidio di Perry, mascherato da caduta accidentale, un gesto di “ordinaria follia” in una cittadina dove di ordinario ci sono solo le apparenze.

Quando gli argini si rompono

Jane si troverà davanti non Perry, ma un fantasma del passato, un demone travestito dalle rassicuranti vesti del marito di Celeste, una delle sue care amiche e padre dei gemelli che vanno a scuola con suo figlio ( un uomo amorevole con moglie e figli, un padre esemplare ).

Ed è Bonnie il personaggio più interessante delle “cinque di Monterey”, inizialmente presentata in modo negativo ( non è un elemento secondario il fatto che sia anche l’unica donna scura di pelle nella comunità delle mamme di Monterrey) si avvicinerà a Madeline quando la sua figlia maggiore deciderà  di vivere con il padre, e quindi anche con lei.

Ma la storia di Bonnie avrà un arco decisivo e poi approfondito nella seconda stagione quanto verrà a trovarla sua madre, con le sue visioni di annegamento, dove l’acqua è sempre stato un elemento importante in Big little lies.

La stessa Monterrey si affaccia sull’oceano, Jane dopo il suo stupro scappa sulla spiaggia e a Monterey va spesso a correre in riva al mare, la casa che prenderà Celeste è anch’essa vicinissima all’oceano, quasi immersa, e anche Madeline e Renata lo osservano quando sono pensierose.

Per non parlare della fine della prima stagione con tutte e quattro ( manca Bonnie ) in un insenatura mentre osservano i loro figli giocare.

Anche i ricordi di Bonnie relativi alla madre sono legati all’acqua.

L’acqua come cambiamento, ma anche un pericolo che può fare annegare chi non riesce a stare a galla, come vede la madre di Bonnie nelle sue visioni ( e chi annega, è proprio Bonnie ).

E poi alla festa Trivia gli argini vengono scardinati e le onde della consapevolezza investono la fragile cittadina di Monterrey costruita su maschere ( non solo quelle di Audrey Hepburn e Elvis Presley ) e facciate iprocrite.

Com’è profondo il mare ( del rancore )

Frattanto i pesci

dai quali discendiamo tutti

assistettero curiosi

al dramma collettivo di questo mondo

che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo.

E cominciarono a pensare

nel loro grande mare

com’è profondo il mare

nel loro grande mare

com’è profondo il mare.

È chiaro che il pensiero dà fastidio

anche se chi pensa è muto come un pesce

anzi un pesce

e come pesce è difficile da bloccare

perché lo protegge il mare

com’è profondo il mare

[…]

Il pensiero come l’oceano

non lo puoi bloccare

non lo puoi recintare

Com’è profondo il mare – Lucio Dalla.

______

Ad esserne investite sono Renata, Jane, Celeste e Madeline, lì accanto alla scalinata mentre cercano di consolare una Madeleine in lacrime, e poi arriva lo tsunami definitivo, ovvero Perry.

Bonnie, che ha seguito le donne ma è rimasta nascosta ad osservarle, scatta qualcosa, come è scattato qualcosa al protagonista imbottigliato nel traffico del film di Joel Schumacher, “Un giorno di ordinaria follia”.

E mentre Celeste viene presa a calci da Perry, Bonnie ( inizialmente nascosta che ha osservato la discussione delle quattro donne con il marito di Celeste ) novella William Foster, con un urlo spingerà Perry nel vuoto, facendolo sfracellare sulle scale.

Ma Bonnie, come ammetterà in seguito nella seconda stagione, non ha spinto Perry perché l’ha visto picchiare Celeste ( che aveva deciso di lasciarlo definitivamente ) ma perché in lui ha visto il ricordo della madre alcolizzata, e per una volta ha voluto difendersi come non aveva mai fatto prima da piccola, “uccidendola” metaforicamente ( ma praticamente, commettendo un omicidio ).

Come il soldato Mathieu del romanzo di Jean Paul Sartre “la morte nell’anima”, che sparando ai nazisti si è sentito “libero” prendendosi così una rivincita per antichi scrupoli, amori non corrisposti e occasioni perdute e in generale sulla sua vita e le sue ipocrisie, Bonnie si è liberata “gettando” via il suo passato e una presenza fin troppo ingombrante della sua vita.

Ovvero sua madre, il suo alcolismo e una violenza fatta di urla e spintoni, che ferisce “dentro” più che all’esterno ( ferite non visibili ma più deleterie e subdole di quelle fisiche ).

Quando Bonnie decise per tutte e cinque

Bonnie con questo gesto, senza pensarci, le ha vendicate tutte, Madeline, Celeste, Jane e perfino Renata, mogli di uomini inetti, violenti o troppo innamorati per vedere la verità delle cose, vittime di una realtà che chiede loro di essere o solo mogli o madri, e perennemente sottoposte al giudizio altrui.

E Bonnie, spingendo via tutto questo, forse davvero si è sentita libera, forse non per quindici minuti, dopotutto non si trovava bloccata con la macchina nel traffico né in mezzo a una sparatoria, in guerra, ma era nascosta, poteva decidere di osservare e basta, scappare, invece no, ha agito.

E ciò le ha provocato una “morte dell’anima” tale da non potersi più tenere dentro questo peso, ha voluto costituirsi, dire la verità, avere la possibilità di fare pace con il proprio passato.

E le altre quattro, le altre amiche, sopravvissute e complici, l’hanno accompagnata, dopo aver vinto anche loro la propria personale battaglia.

Perché dopotutto di fronte alla spiaggia c’è sempre l’oceano, che nasconde abbastanza segreti e verità nascoste portandole via con le onde e la marea, ma anche riportando a riva verità scomode e troppo, paradossalmente, “leggermente” pesanti per andare a fondo e sparire per sempre.

E Celeste, Renata, Jane e Bonnie hanno deciso, dopo aver ceduto alle acque i loro fardelli, di riprendersi quelli che l’oceano ha ritenuto non poter portare via con sé.

E forse è solo una confessione liberatoria che darà via a una condanna e dover presentare in tribunale, forse il carcere che per Bonnie sembra essere più preferibile a quella gabbia senza sbarre che non è solo Monterrey ma anche la propria coscienza.

Ma è comunque tutto più sopportabile se condiviso, insieme.

Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa