Sud Corea: l’assurda legge che vietava il gaming online nelle ore notturne

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La cosiddetta “Cinderella Law” è una legge che ha impedito ai coreani minorenni di giocare online durante la notte

La legge coprifuoco per il gaming online

“Cinderella Law” è il nome di una legge restrittiva applicata in Corea del Sud dal 2011 al 2021 la cui funzione era, nientemeno, di vietare il gaming online ai giovani minori di diciassette anni dalla mezzanotte alle sei del mattino. Una misura certo che riterremmo esagerata in paesi come i nostri, e che ciò non di meno è rimasta in atto per dieci anni.

La legge, beninteso, vietava “solo” il gioco online in gameplay multiplayer come per esempio quello di Fortnite, e non pretendeva (ci mancherebbe) che i ragazzi coreani si astenessero anche dall’home gaming su console. Il problema: la dipendenza dai videogiochi e l’eccessivo numero di ore passate online.

Le motivazioni: i giovani devono dormire

Le prime proposte di legge in tal senso in Corea risalgono al 2004, periodo d’oro come ricorderete per il multiplayer online su portali come quello di Warcraft. Diversi gruppi civici già allora si dicevano preoccupati per l’eccessiva quantità di tempo che i ragazzi e i giovani passavano a giocare, in quanto avevano poi bisogno di sonno per andare a scuola, fare i compiti ed essere attivi.

In un emendamento proposto nel 2008 si indicavano già gli orari di “coprifuoco”, da mezzanotte alle sei del mattino, e si proponevano pene per le compagnie videoludiche che non rispettavano la legge: due anni di galera, o una multa di dieci milioni di won (quasi settemila euro). Queste misure sono state poi implementate nella legge vera e propria, entrata in vigore nel 2011.

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Multe, penalità e divieti

Nel corso degli anni ’10 dunque i coreani minorenni di fatto non potevano giocare online durante la notte, anche se il problema della dipendenza dal gaming rimaneva (e rimane): è vero che il multiplayer può essere più coinvolgente perché prevede spirito di squadra e interazioni con altri, ma chi è gamer appassionato sa che si possono passare ore senza staccarsi anche su una console.

Tutti i servizi di gaming online in Corea del Sud sono stati coinvolti ed è stato loro richiesto di rispettare la legge; la cosa ha finito col riguardare inevitabilmente anche Xbox Live e PSN. Ci sono state proteste naturalmente, mentre i minorenni cercavano di falsare la loro identità per risultare digitalmente maggiorenni e poter giocare ugualmente, nonostante la legge.

La legge viene abolita

Il periodo “critico” tuttavia è durato poco. Già nel 2014 i genitori potevano richiedere che i propri figli fossero esentati dal divieto, previa ovviamente la loro approvazione di una possibile attività di gaming notturna “intensa”. Nel 2021, infine, la legge è stata abolita del tutto, nonostante sempre nel ’14 fosse stata dichiarata perfettamente costituzionale.

Il problema della dipendenza da gaming ovviamente c’è ancora, e non solo in Corea. Ma oggi, rispetto a dieci e più anni fa, sappiamo che è molto più complesso di quel che potrebbe sembrare e ha radici più profonde di quanto molti siano disposti a capire. Una cosa è certa: vietare, in casi come questi, non serve a niente.

Fonte: PC Gamer

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