Il Cacciatore e la terrificante scena della roulette russa: l’incubo disperato del post-Vietnam [VIDEO]

Cacciatore
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La scena della roulette russa ne Il Cacciatore rimane uno dei grandi traumi elaborati dal cinema di guerra con intensità unica

Il Cacciatore e la Guerra in Vietnam

Nel narrare il trauma della Guerra in Vietnam, pochi film hanno raggiunto l’intensità emotiva e la brutalità psicologica de Il Cacciatore (The Deer Hunter), capolavoro del regista Michael Cimino. Uscito nel 1978, questo film rimane una pietra miliare nell’elaborazione dell’immediato periodo post-bellico, specie in relazione al disturbo da stress post-traumatico vissuto dai reduci.

Il nucleo di terrore che caratterizza Il Cacciatore è incapsulato nella terrificante scena della roulette russa, una sequenza iconica che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. La sua potenza narrativa e visiva ha reso questa scena un simbolo dell’angoscia e della disperazione vissute dai combattenti in Vietnam, poi per sempre parti delle loro vite.

La roulette russa e la violenza insensata

Il film si svolge ritrae la vita di tre amici, Michael (interpretato da Robert De Niro), Steven (John Savage) e Nick (Christopher Walken), i quali vengono arruolati per combattere in Vietnam. La pellicola si focalizza su come la guerra trasformi gli animi dei suoi protagonisti, sconvolgendone profondamente le loro vite.

La scena della roulette russa è un punto culminante e allo stesso tempo più devastante del film. Dopo essere stati catturati dai Viet Cong, i personaggi vengono costretti a partecipare al famoso gioco mortale con le pistole. La crudele casualità della roulette diventa una metafora viscerale per l’assurdità della guerra e della follia umana.

I veterani e il trauma insuperabile

Dopo la guerra, Nick rimane terribilmente traumatizzato e incapace di tornare alla vita di prima. Non può che immergersi di nuovo nella terribile realtà di un Vietnam che pian piano sta cadendo in mano ai Viet Cong. A Saigon, andato alla sua ricerca, Mike lo ritrova di nuovo intento a infiniti giochi suicidi di roulette russa.

Nella scena finale, una delle più celebri del genere di guerra, i due si confrontano in un ultimo disperato duello durante il quale Mike, cercando di ricondurre Nick alla ragione, si pone sul suo stesso piano con l’arma puntata alla tempia. Ma Nick è ormai perduto: fa fuoco e fatalmente si toglie la vita, perdendo “il gioco” e anche la sua stessa esistenza.

La morte come liberazione dalla sofferenza

La scena è molto intensa (qui sotto: non adatta ai deboli di stomaco, ovviamente) e colpisce al cuore un’America ancora profondamente segnata da quello che da molti è ormai ritenuto come un conflitto inutile e dannoso, che ha rovinato per sempre un’intera generazione e la stabilità della nazione stessa.

La distruzione fisica e psicologica di Nick collega le due partite nei due momenti del film, mostrando come il trauma dell’esperienza in Vietnam corrompe irrimediabilmente il suo animo e non gli lascia scampo, trasformando la sua morte quasi in un momento di sollievo dall’eterno dolore in cui vive. Un momento estremamente intenso, che rimane un fulgido esempio della potenza nella narrazione del cinema, di guerra e non.

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