La Caduta Della Casa degli Usher, Recensione della serie

Con La Caduta Della Casa degli Usher, Flanagan ci propone una bizzarra combo tra due serie TV del 2023. Ecco la nostra recensione

Condividi l'articolo

L’attesa serie horror La Caduta della Casa degli Usher di Mike Flanagan (The Haunting of Hill House, Midnight Mass) tratta da un racconto di Edgar Allan Poe è uscita lo scorso 12 ottobre su Netflix e ci presenta una famiglia a dir poco disfunzionale alle prese con le conseguenze del successo e, soprattutto, con la morte.

Già prima dell’uscita ne avevamo già parlato qui, raccogliendo tutti gli indizi e le informazioni disponibili al pubblico e dando qualche anticipazione. Ma si sarà rivelata all’altezza delle aspettative?

La Caduta Della Casa degli Usher: trama senza spoiler

La caduta della casa degli Usher 5

Roderick Usher è CEO di un’importante azienda farmaceutica, il cui prodotto di punta, il Ligodone, è un oppioide potentissimo distribuito in massa in tutti gli Stati Uniti. Il suo braccio destro è l’algida e calcolatrice sorella Madeline, un genio matematico che non sembra provare sentimenti per nessuno, tranne che per il suo adorato fratello, con cui è sempre stata “sola contro il mondo”, fin dalle umili origini e dalla morte della madre.

Roderick Usher ha una fitta progenie: sei figli, tutti riconosciuti, e avuti con donne diverse, per i quali non sembra nutrire particolare affetto. Anzi, li mette in competizione tra di loro, sfidandoli ad ambire e ad ottenere un successo simile al suo. Comprensibilmente, i figli Usher sono quindi delle povere anime perdute: insicuri, isterici e meschini e – nonostante i loro partner – sempre soli nella loro ossessione per il successo.

Da più di 40 anni, il procuratore Auguste Dupin, ex amico di Roderick Usher, cerca di incastrare la famiglia per tutti gli illeciti commessi e, soprattutto, per le conseguenze del Ligodone, che ha ridotto alla tossicodipendenza centinaia di migliaia di cittadini (come è accaduto realmente con la Purdue Pharma, se ne parla sotto). E’ proprio a lui, nella sua ormai decrepita casa d’infanzia, che Roderick racconta la sua versione dei fatti (che lui chiama “confessione“). Comincia un dialogo frammentato alla luce del caminetto, interrotto da visioni e ricordi inquietanti, che svelerà la scioccante verità sulla fortuna della famiglia Usher.

La ricetta della serie: tra Painkiller e Succession

TFHU 101 Unit 07748RC

Insomma la trama ci presenta questa curiosa combo degli elementi della serie TV Painkiller (e quindi della vicenda reale dell’epidemia di ossicodone negli USA, già denunciata dal documentario “Tutta la Bellezza e il Dolore” di Laura Poitras) e di Succession.

Se però il riferimento alla vicenda dell’ossicodone sembra essere esplicito e intenzionale, è più artefatto e meno riuscito quello alla celebre serie HBO. Alcuni dialoghi della famiglia Usher sembrano scimmiottare quelli della famiglia Roy in Succession, le cui dinamiche, essendoci un capofamiglia ormai anziano e una serie di potenziali eredi, appaiono fin troppo simili. Purtroppo e per fortuna, La Caduta Della Casa degli Usher ha un obiettivo ben diverso, ed è quindi privo di quella scrittura brillante, intensa e desolatamente umana che ha determinato il successo di Succession.

Una delle differenze più svantaggiose per la serie Netflix sta nelle reazioni dei personaggi alle eclatanti morti della serie. In Succession, che mirava all’iperrealismo, la morte aleggiava sulla famiglia Roy in maniera subdola, ma i personaggi reagivano ad essa con grande autenticità. Ne erano turbati, spaventati, ad ogni minimo sintomo o manifestazione, e questo ci permetteva di empatizzare con loro sebbene fossero anch’essi meschini. Aveva anche senso che persone ricche, che si sentono onnipotenti, avessero un tale orrore di morire, quasi come se la morte non si riguardasse.

Invece ne La Caduta della Casa degli Usher non c’è traccia di solidarietà o di lutto. Ogni membro della famiglia che scompare tragicamente si lascia indietro uno sconcerto minimo, corredato da commenti maliziosi di chi è rimasto, che va avanti con la sua vita quasi come se nulla fosse. Sembra un livello di cinismo eccessivo, anche per la famiglia Usher, e quindi viene da imputarlo ad una superficialità da parte degli autori, che al massimo tentano debolmente di lasciare intendere che queste morti contribuiscano a far “perdere la testa” agli altri membri della famiglia. Ne risulta una perdità di credibilità eccessiva anche per un prodotto horror, soprattutto perché solitamente Flanagan è in grado di approfondire l’aspetto psicologico dei suoi personaggi con grande effetto.

Ma volendo giocare il gioco di Flanagan, possiamo pensare che sia la parte farmaceutica che quella del patriarca e dei suoi eredi siano solo elementi contestuali funzionali alla storia che la serie vuole portare avanti, e che ciò che conta non sono gli elementi reali bensì quelli surreali.

Tuttavia, forse perché Painkiller che Succession sono prodotti ancora freschi nel 2023, queste somiglianze “buttate lì” risultano un po’ stucchevoli e fanno alzare più di un sopracciglio.

Edgar Allan Poe: un omaggio più che un’ispirazione

La caduta della casa degli Usher

Che Mike Flanagan, cultore del genere horror, scegliesse il Re dell’Horror per eccellenza come ispirazione per la sua nuova serie non ci aveva sorpreso più di tanto, e anzi ci aveva elettrizzati. L’attesa, il cosiddetto hype, ci aveva portato a studiare anche l’opera originale, il racconto “The Fall of the House of the Usher” del 1839 che dà il titolo alla serie, e ai personaggi principali, e a chiederci cosa sarebbe stato mantenuto, e cosa no.

Ebbene. Si chiama certamente Roderick Usher il protagonista dell’opera, così come Madeline Usher si chiama sua sorella, altro personaggio fondamentale. Sicuramente si parla di una caduta, fisica e morale, di tutta la prestigiosa famiglia Usher. Ma a parte questo, la storia si distacca in maniera totalmente fantasiosa, aggiungendo anche elementi horror non presenti nell’opera originale, che era sostanzialmente un dramma-horror psicologico dai toni gotici.

L’ispirazione, che quindi c’è, è però davvero leggerissima. Un nuovo personaggio, non presente – almeno non esplicitamente – nell’opera di Poe, assume centralità nelle lugubri vicende della serie TV di Netflix, facendosi portatrice di una terribile legge del contrappasso sui diversi membri della famiglia, anche loro stati inventati da zero.

Flanagan, insomma, riprende il racconto di Edgar Allan Poe sciogliendone i nodi, uno per uno, e allargando l’obiettivo su ognuno di loro, aggiungendo altra carne sul fuoco. C’è però da chiedersi se questa decisione, schiava sicuramente delle logiche di serialità televisive, non mortifichi e banalizzi quella che era l’opera originale di Poe, intrisa di profondità psicologica.

Resta poco, pochissimo all’immaginazione, dopo che la regia e la scrittura didascalica di Flanagan compiono quest’operazione di stretch della trama originale, e anzi si resta confusi su una serie di aspetti emotivi ed umani che invece potevano risaltare con più chiarezza.

La Caduta della Casa degli Usher: i lati positivi (SPOILER alert)

La Caduta della Casa degli Usher

La regia e il tema portante

Una pioggia dal cielo di corpi di tutte le persone della cui morte si è – più o meno indirettamente – responsabili, che Roderick osserva al culmine della propria disfatta e di un percorso di espiazione che forse non ha mai davvero cominciato…Tra gli aspetti positivi della serie c’è sicuramente la regia di Flanagan, che sa regalare immagini suggestive e potenti, oltre che qualche jumpscare di qualità (gli altri, ormai, sappiamo quando aspettarceli).

Le immagini accompagnano con efficacia il tema che emerge più forte nella serie, quello della responsabilità dell’ambizione individuale, con tutti i suoi terribili lati oscuri. Un altro tentativo più o meno riuscito è quello di parlare di ricchezza, ma in modo diverso (anche qui però Succession vince a man bassa): non si è davvero ricchi senza il rapporto con gli altri e, in questo caso, senza la propria famiglia.

Il cast

Carla Gugino è spettacolare nel ruolo di Verna, multiforme e diabolica, ambigua, ma umana ed emozionante oltre ciò che ci si aspetterebbe dal suo personaggio. A seguire, Bruce Greenwood, che interpreta Roderick Usher, si rivela il volto perfetto della freddezza degli Usher, ma è anche quello su cui si concentra il nostro sguardo, attento a percepire ogni micro-reazione dietro l’apparente impertubabilità.

Altra nota di merito va a T’nia Miller, che abbiamo già visto in svariati prodotti TV (The Haunting, ma anche Inverso – The Peripheral) e che è qui protagonista di una scena di psicosi e follia tra le più riuscite della serie. Gli altri attori, tutti ricorrenti nelle serie del regista, se la cavano bene, ma rispetto ad altre serie non danno sempre il meglio di loro, forse per i ruoli che devono interpretare, che non lasciano troppo spazio all’approfondimento emotivo. E’ il caso di Henry Thomas (Frederick Usher), Ruth Codd (Juno Usher) e Kate Siegel, che in passato ci hanno regalato interpretazioni decisamente più d’impatto.

TFHU 108 Unit 03590RC

Cast completo

  • Carla Gugino: Verna
  • Bruce Greenwood: Roderick Usher (adulto)
  • Zach Gilford: Roderick Usher (giovane)
  • Graham Verchere: Roderick Usher (adolescente)
  • Mary McDonnell: Madeline Usher (adulta)
  • Willa Fitzgerald: Madeline Usher (giovane)
  • Lulu Wilson: Madeline Usher (adolescente)
  • Henry Thomas: Frederick Usher
  • Carl Lumbly: C. Auguste Dupin (adulto)
  • Malcolm Goodwin: C. Auguste Dupin (giovane)
  • Kate Siegel: Camille L’Espanaye
  • Rahul Kohli: Napoleon Usher
  • Samantha Sloyan: Tamerlane Usher
  • T’Nia Miller: Victorine LaFourcade
  • Michael Trucco: Rufus Wilmot Griswold
  • Katie Parker: Annabel Lee
  • Sauriyan Sapkota: Prospero Usher
  • Matt Biedel: William “Bill-T” Wilson
  • Crystal Balint: Morelle Usher
  • Ruth Codd: Juno Usher
  • Kyliegh Curran: Lenore Usher
  • Mark Hamill: Arthur Pym

Trailer

Che ne pensate?

Seguiteci su LaScimmiaPensa