Remnant 2 – il gameplay regna sovrano [RECENSIONE]

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La scorsa settimana è stato rilasciato Remnant 2, l’atteso sequel del titolo firmato Gunfire Games che nel 2019 aveva sorpreso gli appassionati di tutto il mondo. Remnant: From the Ashes (qui la nostra analisi) era riuscito nel difficilissimo compito di omaggiare diverse saghe ben più famose, senza cadere nella monotonia della semplice imitazione e creando un’identità ben definita che gli sviluppatori avrebbero potuto sfruttare in futuro. Questo successo acquista anche un valore maggiore se si considera che all’epoca, lo studio texano era indipendente e grazie a il record di incassi è riuscito a farsi notare e ad essere acquisito da THQ Nordic

Le aspettative per il sequel quindi erano senza dubbio più elevate, perchè molti giocatori avevano avuto l’opportunità di provare il primo capitolo e rimanere piacevolmente sorpresi. Siamo lieti quindi di constatare quanto Remnant 2 sia stato ben ricevuto sia dalla critica che dal pubblico. Sebbene i pareri positivi non siano unanimi pare che il nuovo videogame di Gunfire Games non abbia deluso le aspettative e sia considerato dai fan un degno successore del precedente capitolo.

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Immediatamente dopo i titoli di testa veniamo catapultati nel bel mezzo degli eventi della trama. Vestiamo i panni di un sopravvissuto che, in compagnia di una sua amica tenta di trovare un luogo sicuro nel teatro post-apocalittico in cui si trova. Ben presto scopriremo che il nostro personaggio è una sorta di prescelto che ha il compito di liberare la Terra dalla piaga dei Root, cataclisma responsabile della devastazione del mondo come noi lo conosciamo.

Per raggiungere questo scopo verrà aiutato da un cast di personaggi già noti ai fan del primo capitolo della saga. Verremo infatti accolti nel Ward 13, nome che sembra omaggiare le origini di un’altra nota saga post-apocalittica come Fallout. Come nel titolo del 2019, il Ward 13 fungerà da base operativa per il nostro personaggio, che avrà l’opportunità di consultare mercanti e potenziare i propri armamenti fra una missione e l’altra nel proseguire della trama.

La base si è molto evoluta dai tempi di Remnant: From the Ashes e da semplice rifugio sotterraneo si è trasformato in una vera e propria comunità che ospita un gran numero di sopravvissuti. Già dalle prime ore di gioco si può constatare come la narrazione non sia un punto di forza di Remnant 2. Gli eventi che si susseguono scadono ben presto nella banalità e nemmeno l’apparizione di personaggi già noti a fan del primo capitolo riescono a risollevarne le sorti.

Si ha la sensazione di essere trascinati in una storia già raccontata centinaia di volte che, per quanto cerchi di differenziarsi, utilizza le stesse strategie delle più classiche storie post-apocalittiche. La povertà dell’elemento narrativo fortunatamente è compensata dalla ricchezza del gameplay, vero protagonista dell’esperienza e attrattiva principale di Remnant 2. Se la storia infatti si limita ad essere un pretesto per introdurre i giocatori alle numerose meccaniche presenti nel gioco, i fan della saga non resteranno delusi scoprendo che qualsiasi elemento presente in Remnant: From the Ashes è stato espanso e rafforzato grazie all’attenzione ai dettagli di Gunfire Games e alla maggiore disponibilità di fondi che questa volta sono stati garantiti alla squadra di sviluppatori.

Non un semplice sparatutto

Remnant 2 si può definire generalmente uno sparatutto in terza persona ma sarebbe un’etichetta riduttiva per questo videogame, che introduce elementi di diversi generi e omaggia alcune saghe leggendarie del panorama videoludico. Non si può non citare l’influenza che FromSoftware ha avuto sullo studio americano. Remnant 2 infatti incorpora elementi tipici dei soulslike. La velocità di movimenti, la capacità di schivare i colpi in arrivo per mezzo di capriole acrobatiche sono caratteristiche tipiche dei titoli della casa giapponese, che ha fatto scuola proponendo esperienze molto impegnative abbinate a meccaniche semplici e di facile comprensione.

Gunfire Games ha preso ispirazione da questa filosofia prendendo in prestito diversi elementi di gameplay, un esempio sono i numerosi boss che dovremo affrontare nel corso della nostra avventura. Questi sono senza dubbio una delle maggiori attrattive del gioco e ci metteranno alla prova costringedoci a dare fondo alle nostre limitate riserve curative. A differenza di numerosi soulslike però, Remnant 2 può essere affrontato a diversi livelli di difficoltà e soprattutto non prevede alcuna penalità alla morte del nostro personaggio, rimuovendo la caratteristica più spietata di questo tipo di vedeogame.

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Il più grande punto di forza di Remnant 2 è la possibilità da parte del giocatore di poter personalizzare il proprio personaggio e aggiustare di conseguenza il proprio stile di gioco in piena libertà. Esistono moltissimi metodi per perfezionare la propria build nel corso del gioco. All’inizio ci verrà chiesto di scegliere una classe ma questa decisione, sebbene possa influenzare le prime ore di gioco, non limiterà la nostra possibilità di rivoluzionare il nostro personaggio nel corso della campagna.

Oltre alle abilità che potremo apprendere, avremo anche la capacità di equipaggiare oggetti dai diversi effetti. Remnant 2 presenta una collezione sterminata di anelli, amuleti e reliquie che ci permetteranno di modificare il nostro personaggio ed adattarlo al nostro personale stile di gioco.

Essendo uno sparatutto in terza persona, il gunplay ha una rilevanza fondamentale ai fini della riuscita dell’esperienza e siamo lieti di riportare che Remnant 2 non delude sotto questo aspetto. L’arsenale a disposizione è vario e ogni arma da fuoco gode di un peso e di un’attenzione che la differenzia dalle altre. A causa della scarsità di risorse e proiettili saremo costretti ad alternare fra armi primarie e secondari, affidandoci all’occorrenza anche ad armi da mischia. Tutto il nostro equipaggiamento poi potrà essere personalizzato attraverso l’utilizzo di modifiche che andranno ad esaltare alcune delle caratteristiche dell’arma, come il danno o la velocità di fuoco.

Gioie e dolori della generazione procedurale

La campagna di Remnant 2, sebbene proceda in maniera lineare, utilizza pienamente il metodo di generazione procedurale dei mondi che il personaggio principale sarà chiamato a esplorare. Gli sviluppatori hanno abbracciato questa tecnica per dare longevità al proprio prodotto e per assicurarsi che giocatori diversi avessero diverse esperienze nelle loro campagne.

Inoltre la generazione procedurale dei mondi, abbinata alla massima libertà di costruire build sempre diverse, incoraggia l’utente ad affrontare nuovamente l’avventura con uno stile di gioco diverso, sapendo che si troverà davanti orizzonti e nemici differenti rispetto all’ultima volta. Remnant 2 inoltre incoraggia l’elemento cooperativo. La campagna è infatti affrontabile in modalità co-op, dando la possibilità di creare team di massimo tre giocatori specializzati in alcune abilità e potranno muoversi più agevolmente anche alle difficoltà più elevate. Queste possibilità garantiscono ad ogni giocatore di poter sperimentare con build e team sempre diversi in ambienti variabili, favorendo così la rigiocabilità del titolo di Gunfire Games.

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Questo metodo di generazione di contenuti però ha anche i suoi limiti, che in Remnant 2 emergono davanti ad uno scrutinio più attento. La differenza fra le aree costruite dagli sviluppatori e quelle generate in maniera procedurale è evidente già dal primo sguardo. I dungeon differiscono ogni volta e, sebbene questo possa creare un’apparente varietà di contenuti, a farne ne spese è l’originalità e il significato delle varie mappe.

Non si avranno delle aree di gioco che ospitano un determinato tipo di nemici e di ambientazioni che vogliono comunicare una specifica emozione al giocatore ma si avranno aree sempre nuove composte da elementi selezionati in maniera casuale. La generazione procedurale, nonostante i suoi limiti, è senza dubbio un elemento caratteristico di questa saga e ha contribuito al successo di questo sequel, che la sta utilizzando in maniera ottimale per garantire il tipo di esperienza che gli sviluppatori hanno voluto creare.

Remnant 2 è senza ombra di dubbio un degno successore del titolo precedente perchè riesce ad espandere ogni caratteristica che aveva portato al successo Remnant: From the Ashes nel 2019. Il titolo di Gunfire Games è unico e, sebbene prenda ispirazione da diverse saghe iconiche, riesce a garantire ai giocatori un’esperienza in cui immergersi potenziamente per centinaia di ore. Dopo questo enorme successo siamo sicuri che Gunfire Games non smetterà di stupirci e che la saga Remnant avrà davanti a se un futuro promettente.

Che ne pensate? L’avete provato?

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