The Covenant, Recensione del nuovo film di Guy Ritchie

Ecco la nostra recensione di The Covenant, nuovo film di Guy Ritchie con protagonista Jake Gyllenhaal

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Su Amazon Prime Video è appena arrivato The Covenant, nuovo film di Guy Ritchie con protagonista Jake Gyllenhaal. La trama si ambienta nell’Afghanistan post 11 settembre quando le truppe americane erano alla ricerca di fabbriche di esplosivi usati poi dai talebani. Per riuscire a muoversi meglio nel territorio, i soldati a stelle e strisce assoldavano, con la promessa di una nuova vita in America, degli interpreti locali, che veniva adocchiati immediatamente come traditori da molti compatrioti. Il film, inserito in questo contesto, cerca di raccontare il rapporto tra i soldati americani e gli abitanti dell’Afghanistan, anche loro martoriati dalla violenza talebana.

The Covenant, Cast

  • Jake Gyllenhaal: sergente John Kinley
  • Dar Salim: Ahmed
  • Sean Sagar: Charlie “Jizzy” Crow
  • Alexander Ludwig: sergente Declan O’Brady
  • Antony Starr: Eddie Parker
  • Jason Wong: Joshua “JJ” Jung
  • Rhys Yates: Tom “Tom Cat” Hancock
  • Christian Ochoa Lavernia: Eduardo “Chow Chow” Lopez
  • Jonny Lee Miller: colonnello Vokes
  • Bobby Schofield: Steve Kersher
  • Emily Beecham: Caroline Kinley
  • James Nelson-Joyce: Jack “Jack Jack” Jackson

The Covenant, il Trailer

The Covenant, la Trama

Durante la guerra in Afghanistan, il sergente John Kinley è alla guida di un gruppo di soldati impegnati nello stanare e distruggere le fabbriche di esplosivo talebane. Dopo aver perso il proprio interprete, nella squadra entra Ahmed, un meccanico locale non troppo incline ad eseguire gli ordini che non ritiene giusti ma che riesce a salvare con la sua intemperanza più volte la vita all’intero plotone.

Dopo un’operazione finita male Ahmed si impegnerà a trascinare Kinley incosciente attraverso le montagne impervie dell’Afghanistan guadagnandosi l’odio dei talebani. John quindi, una volta tornato in America, sentirà il peso della coscienza sul cuore e deciderà di tornare indietro per salvare l’uomo che gli ha evitato una morte terribile.

The Covenant, la Recensione

The Covenant è sicuramente un unicum della filmografia di Guy Ritchie che dopo essersi barcamenato tutta la carriera principalmente in spy movie e film dedicati alla malavita britannica decide di lanciarsi in un progetto di guerra che grida USA! USA! da tutti i pori. La fortuna del film è che non è stato diretto da un cineasta a stelle e strisce ma da un inglese che è riuscito a minimizzare i momenti nei quali le forze militari americane vengono esaltate, cosa che spesso capita in questi particolari film.

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La storia infatti, sebbene racconti di un momento davvero terrificante della storia recente nella quale molte persone hanno perso la vita a causa della barbaria talebana, riesce ad essere piccola, a raccontare di un rapporto tra due personaggi, finiti al centro di una vicenda troppo più grande di loro. Ritchie, usando il solito ritmo frenetico e i tagli rapidi, riesce a mettere in scena tutto il contesto necessario alla comprensione della storia di The Covenant in meno di un’ora, lasciando alla seconda parte tutto il tempo di svilupparsi in modo placido e aumentando sia l’attenzione del pubblico che l’empatia nei confronti sia di John che di Ahmed.

In particolare il primo, interpretato dal sempre ottimo Jake Gyllenhaal, viene descritto non come l’eroe senza macchia che torna in Afghanistan guidato dalla sua inesauribile fibra morale, anzi. Lui viene tormentato dal ricordo di Ahmed, la sua salute viene messa a dura prova da un senso di colpa che si trasforma quasi in malattia. John non vuole tornare indietro perchè spinto dalla semplice bontà o fratellanza. Ha bisogno di farlo per la sua stessa salute mentale. Questo è probabilmente il tema più interessante di tutto il film. Sebbene John sia grato ad Ahmed per avergli salvato la vita, probabilmente lo avrebbe lasciato al suo destino se il suo miracoloso salvataggio non si fosse trasformato, come da lui stesso definitivo, in un incubo.

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The Covenant, essendo un film prettamente di guerra, presenta moltissime scene d’azione. Guy Ritchie è sempre stato un maestro di questo tipo di sequenze e anche questa volta non delude. Le sparatorie sono chiare e ben comprensibili. Le strategie militiare impiegate di volta in volta sono sempre interessanti da guardare e facilmente accessibili anche per chi mastica poco il linguaggio bellico. La sequenza nella quale Ahmed trascina il corpo esanime di John in un carro dovendo affrontare diverse imboscate talebane è sicuramente il pezzo forte del film. Vuoi per la grande fisicità Dar Salim mette nel suo personaggio, vuoi per l’ottima regia anche dei momenti in prima persona nei quali vediamo la scena dagli occhi di John quasi in stato comatoso, la parte centrale di The Covenant è sicuramente la cosa migliore di tutta la pellicola.

Tuttavia se queste sequenze sono sicuramente il pezzo forte dell’opera di Ritchie, le scene di guerriglia vera e proprio sono il tallone d’Achille del film. In nessun momento si riesce a sentire la violenza e la barbaria che dovrebbe contraddistinguere la dittatura talebana, non si percepisce mai la sporcizia e l’orrendezza della guerra. Anche nei momenti più concitati, gli abiti dei personaggi non sono mai consunti e madidi di sudore e sangue. Non appare mai una vera sequenza di tortura che possa quantificare allo spettatore cosa aspetti John e Ahmed se venissero arrestati e quindi temere per loro. La violenza talebana è solo accennata, abbozzata e mai realmente messa in scena.

Anche nei momenti in cui Ahmed è rintanato in fuga dai talebani, questo appare insieme alla sua famiglia sorridente e ben pasciuto in una casetta pulita in mezzo ai villaggi afgani. Ci si aspetterebbe che si rintanasse in una grotta buia e sporca (cosa che tra l’altro lo stesso John dice), ed invece non appare mai come il fuggiasco più ricercato del momento. Non si mostra mai furioso quando rivede John dopo mesi nei quali è stato totalmente abbandonato. Ahmed è una testa calda quando la trama lo richiede e il più pacifico degli uomini quando il film ne ha bisogno.

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In ogni caso The Covenant riesce ad arrivare dove vuole. Mostra l’ipocrisia dell’esercito USA che promette visti e permessi ai traduttori afgani salvo poi abbandonarli alla violenza talebana e rende centrale la storia di amicizia quasi malata tra i due personaggi, uniti più dal senso di colpa di John che da un vero sentimento di fratellanza.

In conclusione The Covenant è un ottimo film, girato con gusto e impreziosito da scenografie e interpretazioni notevoli. Arriva a colpire nel segno in quello che è il tema fondante della trama ma perde l’occasione di mostrare in modo sporco e concreto le atrocità talebane. Ritchie si dimostra ancora una volta un maestro nel muovere la macchina in situazione estremamente dinamiche e frenetiche, ma difetta troppo nel voler estetizzare una vicenda che nulla dovrebbe avere di esteticamente piacevole. Si tratta in ogni caso di un film che merita una visione e che di sicurò intratterrà i più. Tuttavia la sensazione di essere davanti a una grande occasione persa è fin troppo palpabile.

Voi che ne pensate? L’avete visto?

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