In quella Topolino finalmente giunge alla sala delle operazioni, piena di alambicchi e calderoni misteriosi che ribollono. Ma le cose non vanno bene: viene subito fatto prigioniero a sua volta e costretto su un lettino, legato, mentre una classica sega circolare scende su di lui dall’altro, promettendo di mutilarlo a metà (questo dottore ha la fissa di tagliare la gente in due, a quanto pare).
Topolino non può reagire in alcun modo, e Pluto non si sa che fine abbia fatto: pare proprio un incubo senza scampo. E infatti lo è: era tutto solo un sogno, e Mickey si risveglia nel suo letto con Pluto ancora nella sua cuccia (legato da una catena, ma vabbè). Una soluzione che oggi ci sembrerà senza dubbio banale e scontata, ma che non lo era poi troppo quasi cento anni fa.
Insomma, un cartone animato dai tratti horror spettacolari e molto estremi, sia per l’epoca che se rivisti oggi. Un piccolo gioiello di animazione, con momenti veramente pregevoli (l’effetto “3D” di Topolino che s’inoltra in un cunicolo è da pelle d’oca) e che molto poi rivela sugli incubi di quei tempi, legati a un mondo di orrori chirurgici che, se pensiamo agli esperimenti del contemporaneo dottor Mengele, non erano poi così inconcepibili.
Chiudiamo con una piccola curiosità: questo cartone è stato in anni più recenti base per un livello nel videogioco per PlayStation dal titolo Mickey’s Wild Adventure. Non a caso è uno degli stage più lunghi e difficili del gioco, da incubo quanto il corto stesso. Differenza notevole: Topolino può finalmente affrontare il dottore pazzo, e fargli fare la (sorprendente) fine che merita.
