Edoardo Bennato: la nascita e le origini del mito [VIDEO]

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Andiamo alla riscoperta dei primi anni di carriera del leggendario Edoardo Bennato

Edoardo Bennato è uno dei più importanti cantautori italiani di sempre. Mito del rock e della canzone d’autore nostrana negli anni ’70, celebri rimangono le sue metafore spesso fiabesche e sovente ironiche e stridenti per commentare le trasformazioni e le ipocrisie del paese in quegli anni. Ma da dove nasce la sua musica? Come è iniziata la sua carriera? È quello che vi raccontiamo oggi.

Crescere fra le strade che si srotolano alla periferia del Regno di certo non deve essere facile, ma se ad affiancarti hai due fratelli che prima di tutto sono tuoi amici (i tre sono divisi da massimo tre anni) la vita anche per chi è nato nella seconda metà degli anni ’40 può sembrarti un po’ più lieve.

E se a circondare i tre ci stanno poi lo splendore del golfo di Napoli e le ciminiere dell’ILVA, fabbrica che a Bagnoli significa lavoro e benessere, il gioco è fatto. Sullo sfondo di un’Italia che cerca di rialzarsi queste due location, golfo e ciminiere, possono diventare il sipario di giochi che partono da quei luoghi arrivando, sulle ali di un entusiasmo accumulato vedendo i primi film provenienti dall’altra parte dell’oceano, in ogni luogo.

I tre fratelli sono inoltre cresciuti da una madre che per loro ha idee ben precise. La signora Adele appoggiata dal marito Carlo, impiegato ovviamente all’ILVA, educa i tre figli seguendo precetti molto chiari: a scuola si studia e poi semmai si gioca, e all’arrivo dell’estate si prendono lezioni di musica e quindi si studia nuovamente.

Edoardo, il maggiore, s’impossessa subito della chitarra; Eugenio s’impratichisce nell’uso della fisarmonica; mentre Giorgio, il più giovane, fa sue le percussioni. I tre, a cavallo degli undici, dodici anni, iniziano a esibirsi in ogni momento e ogni luogo, spesso presso il circolo dei dipendenti ILVA, fino ad approdare anche in TV in una sorta di Zecchino d’Oro locale.

Inoltre al sopraggiungere dell’estate del 1959 per loro e per la loro famiglia si apre la possibilità di esibirsi in una nave da crociera di proprietà dell’armatore Aldo Grimaldi, nipote del più noto Achille Lauro (conosciuto da Carlo per ragioni di lavoro) lungo un percorso che li porterà fin sulle coste del Venezuela.

Nel corso di quel viaggio, che può veramente sembrare un sogno, ci sono nuove esibizioni che per i Bennato (questo il nome del gruppo e della loro famiglia) significano numerosi applausi e riconoscimenti da parte dei passeggeri al punto che una volta arrivati in America latina i tre si esibiranno in TV in un programma che oggi sarebbe giudicato un talent per minori.

La loro performance sarà così convincente che la tv locale li vorrebbe scritturare, ma davanti alle obiezioni irremovibili dei genitori il ritorno a Napoli diventa una semplice formalità. Una volta ritornati alla routine di ogni giorno per i tre ragazzi, che nel frattempo si sono trasferiti in un nuovo condominio costruito per i dipendenti dell’ILVA, la vita non cambia di molto anche se fra le mura del cortile condominiale si stringeranno quelle amicizie che li accompagneranno per tutta una vita; ma ne parleremo più avanti.

Edoardo è il primo a volare lontano da casa all’inseguimento di un pezzo di carta. Dopo il liceo s’iscriverà ad architettura ma non a Napoli, bensì a Milano; e il motivo è presto detto. Con il tempo Edoardo è diventato un fruitore maniacale di rock e blues d’oltreoceano, o al massimo d’oltremanica, giunto facilmente in città grazie agli intrecci commerciali che da America e Regno Unito arrivano sino a noi.

I dischi arrivano, anche se in seconda o terza battuta, e per Edoardo quel che ascolta pare il paradiso. In occasione della maturità si regala un viaggio oltre manica, nella Swinging London dove il blues e il rock stanno partorendo nuovi generi che virano fino alle prime propaggini dell’heavy metal e del punk, oltre alle conferme di artisti del calibro di Stones e Beatles, solo per citare i più celebri.

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Proprio grazie a quel viaggio Edoardo tornerà da Londra con il desiderio di sfondare nel mondo della musica e la scelta di Milano, in quel momento patria della discografia della penisola, diventa quasi obbligatoria. Una volta sbarcato in Lombardia, assalito dalla frenesia di dare i primi esami del corso di architettura, Edoardo inizia ad avvicinarsi all’entourage di Lucio Battisti diventando in breve tempo amico del cantante Mino Reatino.

Nonostante la diffidenza naturale che i due provano nei confronti del mondo che li circonda iniziano a scherzare e a chiacchierare. Battisti rimane affascinato da questo ragazzo che come lui proviene dal meridione e che di Napoli ha la cadenza ma non quell’atteggiamento che per molti aspetti contraddistingue gli abitanti della città partenopea.

Al tempo stesso Lucio è catturato dalla capacità di Edoardo di suonare più strumenti contemporaneamente, dall’armonica al kazoo, dall’inseparabile chitarra dodici corde al tamburo a pedali. Bennato invece osserva Battisti come uno che ha sfondato, e ne vorrebbe ripercorrere le orme.

Con la Ricordi Edoardo produrrà due 45 giri che oggi rappresentano una rarità per collezionisti. Pezzi come Era Solo un Sogno e Le Ombre all’epoca passarono in sordina forse perché creati sull’onda lunga delle canzoni di Battisti e del suo sodale Mogol, o forse e semplicemente perché non troppo pubblicizzate.

Nello stesso periodo Edoardo intreccia amicizie con il mondo della musica donando molti pezzi di sua creazione ad altri artisti; è questo il caso di Bobby Solo ma anche dei Nuovi Angeli. Fa conoscenza con un artista come Herbert Pagani, che in lui vede un animale da palco e un incredibile talento naturale, e che scriverà per Edoardo testi come Cin Cin Con Gli Occhiali e Ahi Le Hawaai, ai quali saranno abbinate l’immancabile armonica e la dodici corde.

L’esito decisamente più incoraggiante del secondo 45 giri permette a Edoardo di venire scritturato dalla Numero Uno, casa discografica creata per assecondare il desiderio di Lucio Battisti di smarcarsi dalla Ricordi. Nel mentre Edoardo perfeziona l’uso della sua strumentazione, diventando cultore dell’armonica a bocca e del kazoo, marchi di fabbrica che lo contraddistinguono ancora oggi, e macinando chilometri per portare in giro le proprie canzoni.

Ma non più, come in età adolescenziale, nei circoli e nei dopo lavoro dell’ILVA, ormai ribattezzata ITALSIDER; bensì nei circoli studenteschi, nelle università occupate, nelle feste di partito e nel clima duro di fine anni ’60, fino alle prime propaggini del nuovo decennio. Esattamente come un menestrello, sempre sulla strada.

Sempre a caccia di quel consenso che dalla vendita dei dischi stenta ad arrivare, con momenti di sconforto che ovviamente non mancano e Bennato sempre più convinto che la Laurea in Architettura potrebbe rappresentare il naturale approdo della sua carriera, non certo musicale.

Nel 1973 davanti a una copertina nella quale troneggia l’ultimo fiammifero di un pacchetto di svedesi si apre il primo LP e forse l’ultima chances per cercare di sfondare. Non Farti Cadere le Braccia, frase attribuita alla madre per ricordare che non ci si deve mai demoralizzare, si aprono 10 tracce scritte con l’aiuto del fratello Eugenioanche lui immerso nel mondo della musica con La Nuova Compagnia di Canto Popolareesperimento musicale che vuole rilanciare la musica della tradizione napoletana.

L’LP contiene pezzi che con il tempo diverranno imprescindibili nella carriera di Edoardo, come la title track, Campi Flegrei e Un Giorno Credi, pezzo firmato a quattro mani assieme a Patrizio Trampetti, amico di vecchia data e membro assieme a Eugenio della NCCP. Canzoni capaci di scavare nei ricordi del giovane Bennato e nell’immaginario di altrettanti ex adolescenti desiderosi di farcela senza scendere a compromessi.

Alternando assoli di chitarra e armonica a quei gorgheggi che uniti alla sua voce metallica non l’abbandoneranno più, si inizia a delineare l’immagine del Bennato che verrà, capace di smarcarsi finalmente dai numerosi pezzi firmati per altri cantanti e nati sulla scia della collaborazione pop con Mogol e Battisti.

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Saranno ancora pochi i consensi in termini di vendite, ma nuovamente sarà la strada a decretare il successo live del disco, e assieme a quella saranno i vecchi compagni del cortile di Bagnoli che accorreranno in aiuto del vecchio amico seguendolo in ogni angolo della penisola e anche oltre.

Personaggi come il fratello Giorgio, che per distinguersi dai due fratelli maggiori assumerà il cognome della madre, Aldo Foglia; e Giorgio Darmanin, Massimo Tassi, Franco de Lucia, percussionisti estranei al cortile di Bagnoli e del calibro di Tony Esposito; lo stesso Eugenio, che alternerà lo studio della fisica all’impegno con la NCCP e che a cavallo del nuovo decennio abbandonerà per iniziare la carriera solista.

Affiancheranno tutti Edoardo all’inseguimento del suo sogno anche nei momenti più pericolosi del suo Never Ending Tour, in una ricerca quasi porta a porta del pubblico. Nei ‘Settanta ’70 è infatti facile cadere nelle medesime contestazioni alle quali sono stati sottoposti artisti come Lou Reed e Santana, e fra i ‘nostri’ personaggi del calibro di De Gregori, che nel 1976 venne letteralmente aggredito e processato pubblicamente da una frangia della sinistra extraparlamentare al termine di un concerto al Palalido di Milano.

Ignaro, ma comunque consapevole del clima circostante, Edoardo continua a sfornare successi che dalla critica sociale: è il caso di Meno Male Che Adesso Non c’è Nerone, pezzo tratto dal nuovo album Io Che Non Sono L’imperatore, LP impreziosito da una copertina recante il progetto per la metropolitana di Napoli per la tesi di Laurea in Architettura.

E si arriva fino al pop più smaccatamente di matrice USA. È il caso di La Torre di BabeleMangiafuoco Il Gatto e la Volpe, le ultime due tratte dal quinto album Burattino Senza Fili, critica feroce nei confronti del mondo della discografia. Fra canzoni irriverenti come Ma Chi è? eseguita assieme all’amico Tony Esposito, a più serie come Cantautore, critica dedicata al mondo del quale ormai fa parte a pieno diritto.

Nonostante tutti gli accorgimenti del caso anche Bennato in qualità di stella in ascesa subirà la sua dose di contestazioni da parte di coloro che l’avevano eretto a paladino, al punto di scontrarsi fisicamente e più volte per non voler prendere pubblicamente posizione davanti a problemi di natura politica e di attualità e per voler imporre prezzi troppo elevati dei biglietti degli spettacoli.

Ingaggia risse, non solo verbali, con i suoi contestatori e che per lui e i suoi immancabili compagni di cortile, tutti cresciuti alla periferia di Napoli, non rappresentano altro che un modo per sgranchirsi le mani. Gli anni delle contestazioni e quelli di piombo saranno ricordati da Bennato oltre che per queste schermaglie anche come gli anni della consacrazione in cima alle classifiche grazie a testi che fanno riflettere senza mai scivolare nella banalità e senza mai imporre per l’appunto una chiave di lettura univoca.

Anni che culmineranno con il concerto di San Siro del 19 Luglio del 1980, dove idealmente si conclude la nostra narrazione perché il resto è storia dei giorni più recenti; ed è quella di un cantautore e rocker affermatosi solamente con la convinzione di potercela fare solo con le proprie forze e senza santi in paradiso.

Davanti a 80.000 spettatori in delirio un Edoardo visibilmente emozionato e come sempre armato dei suoi strumenti potrà dare libero sfogo al proprio estro nel corso di un appuntamento degno di una rockstar internazionale. Spendendosi come sempre per un pubblico che realisticamente non avrà più molto da contestargli e facendosi ancora una volta e come sempre affiancare da coloro che mai l’hanno abbandonato, in una sorta di patto fraterno che dai Campi Flegrei arriverà sino ai giorni nostri.

A cura di Ciro Andreotti

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