Toy Story 2 – Analisi del platform di culto per PSX [VIDEO]

Toy Story
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Ricordate il gioco di Toy Story 2? Senza dubbio uno dei migliori videogame basati su un film Disney di sempre

Sono ancora tempi molto ingenui per i videogiochi quelli che vedono l’uscita di Toy Story 2, video basato sull’omonimo film Pixar. La trama la conosciamo e la ricordiamo: Woody viene rapito da un collezionista deciso a venderlo ad un museo per una cifra inusitata; gli altri giocattoli, Buzz Lightyear in testa, partono al salvataggio, attraversando mezza città tra mille pericoli.

Questo è anche il periodo nel quale la saga di Toy Story (così come per certi versi Pixar stessa) si trova ancora nei suoi anni d’oro; e questo secondo film ne è la prova. La trama è divertente, irta di momenti significativi, commoventi e d’azione, incapace di annoiare anche solo per un secondo (cosa tanto più valida per un pubblico di bambini).

Come tradurre un prodotto tanto riuscito in un videogioco che ne supporti una buona ricaduta nel mercato videoludico, già allora branca significativa per le entrate di un franchise di questa portata? L’idea è quella semplice e senza pretese di un platform che veda come protagonista lo stesso Buzz; e che lo porti all’esplorazione di varie aree ispirate a diversi momenti del film.

Così, mentre di livello in livello specifiche sequenze ci riassumono la trama e il suo progredire, lo Space Ranger giocattolo si avventura in ambienti sempre più pericolosi; si va dalla casa di Andy alla fattoria dei giocattoli di Al fino all’appartamento del collezionista stesso; passando persino per il vano dell’ascensore del palazzo e arrivando, come livello finale, all’aeroporto.

Un gioco dalle poche pretese ma sorprendentemente riuscito

Nelle aree Buzz deve raccogliere dei gettoni Pizza Planet completando svariate missioni, un po’ come le stelle di Super Mario 64. Alcune sono fisse (come le corse a tempo contro Speedy), altre variano di livello in livello ma riportando comunque uno schema che si rifà al platform classico e all’importanza dei collectibles e dell’idea di dover completare un livello al 100% per “finire” il gioco.

Ovviamente non cambia nulla: non ci sono skin da sbloccare e la trama prosegue lo stesso; ma volendo giocare come si deve il player ha davvero un sacco di elementi sui quali soffermarsi. Il laser power-up di Buzz per esempio (che funziona davvero), o le monetine (sempre in stile Super Mario) sparse in giro e da raccogliere; oppure un boss in ogni livello.

E il lato migliore del gioco è che moltissimi di questi elementi vengono ideati di sana pianta ma senza tradire lo spirito della saga. Giocattoli inediti, situazioni analoghe e persino ambienti del tutto fuori luogo (come quello del cantiere, uno dei livelli) si ritrovano in una fantastica coerenza che non toglie validità all’insieme ma lo arricchisce, estendendo la storia al videogioco con successo e convinzione.

Certo molto meglio di quel che viene fatto in Kingdom Hearts 3; altro gioco nel quale il mondo di Toy Story viene in parte ricostruito ma in maniera “vuota” (uno degli ambienti è un semplice pezzo di strada) e con una trama inedita ma davvero improbabile. In questi tempi non sospetti di vent’anni fa e più, invece, abbiamo un titolo ispirato alla serie davvero riuscito e genuinamente interessante.

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