Flume – Palaces | RECENSIONE

Flume
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Flume torna con un disco allo stato dell’arte per l’elettonica, ma che poco lo proietta in avanti sulla scena

Sembra un po’ una copertina di Captain Beefheart quella che ci introduce a Palaces, il nuovo disco dello schivo e carismatico produttore elettronico Flume. Quasi una cover che vuole anticipare l’ingresso in un mondo musicale anarchico, imprevedibile, strano e multicolore. Peccato, però, che sia un’impressione ampiamente sbagliata.

Intendiamoci: il lavoro di Flume è sempre di qualità e quando si parla di elettronica “indie” moderna, cioè fuori dalle file dell’EDM, il suo nome va sempre fatto a fianco di quelli di Bonobo, Four Tet, Toro y Moi, Caribou e via dicendo. Ma ciò non toglie che questo Palaces, nonostante l’aspettativa regalata di un disco dai toni accesi e fantasiosi, regali sostanzialmente quel che di norma ci si può aspettare da Flume.

Ossia: un’electro house ragionata, non ambiziosa quanto quella dei Moderat né atipica come quella di Ross from Friends. Ma semplicemente un buon disco elettronico, che cede quanto serve a un lato dance e conserva dove vuole prospettive bass più ricercate e sottili. Ciò detto, non si può legittimamente parlare di un vero e proprio passo avanti per Flume.

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Il produttore australiano non riesce quindi ad emergere e ad emanciparsi dalla posizione di figura marginale nella scena elettronica mondiale attuale. Posto che non sarà mai Diplo (e anzi, speriamo proprio di no), Flume ha delle grandi potenzialità che sembra però quasi aver paura di esprimere appieno. E anche questo non sembra per lui il momento: sarà per il prossimo album.

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Flume – Palaces / Anno di pubblicazione: 2022 / Genere: Elettronica