10 celebri canzoni vittime di censura (e il perché) [VIDEO]

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Frankie Goes to Hollywood
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Quando la censura colpisce la musica

Ci sono successi che hanno scritto la storia della musica mondiale, ma che in realtà, quando furono pubblicati, spaccarono l’opinione pubblica, incorrendo così nella censura. Parliamo di successi senza tempo, che a distanza di 30, 40, 50 anni continuano ad essere ancora ricordati e che mai verranno dimenticati, ma che un tempo sono stati molti criticati, alcuni per il testo, altri per il videoclip.

Ecco quindi 10 celebri canzoni che, per un motivo o per l’altro, hanno negli anni subito varie forme di censura.

Relax (Frankie Goes to Hollywood)

Era il 1984, l’epoca in cui vigeva il politically correct ed i Frankie Goes to Hollywood pensarono bene di piazzare la campagna pubblicitaria di Relax su alcune riviste britanniche. Perchè tanto scalpore? Per l’ambigua immagine di Holly Johnson e Paul Rutherford, vestiti da marinai era accompagnata dalla scritta “All the Nice Boys Love Sea Men” (Tutti i bei ragazzi amano i marinai), seguita da “Frankie Goes to Hollywood are coming… Nineteen inches that must be taken always” (Frankie Goes to Hollywood stanno venendo… diciannove pollici che devono essere sempre presi).

Il risultato? Il 5 gennaio i Frankie Goes to Hollywood interpretarono Relax a Top of the Pops, in meno di una settimana il singolo giunse alla sesta posizione, ma l’11 gennaio 1984 uno speaker BBC Radio 1 annunciò di non voler più trasmettere il brano, per via del testo troppo esplicito. E non finisce qui, perchè proprio nello stesso momento la BBC era giunta alla stessa decisione. Il brano fu messo in onda soltanto durante gli show notturno, ma nonostante i divieti il singolo giunse alla prima posizione della classifica il 28 gennaio.

Il suo successo, nonostante tutto però, non finì, perchè il singolo rimase in vetta per cinque settimane consecutive, poi fu ripubblicato nel 1993 e debuttò nella classifica britannica alla sesta posizione, raggiungendo la quinta la settimana seguente. Successivamente il singolo fu ripubblicato nel 2001.

Love to Love You Baby (Donna Summer)

Questo singolo risale al decennio precedente rispetto a Relax (era esattamente il 1975). E pensare che la stessa Donna Summer all’inizio era titubante e stava per rifiutarsi di cantare la canzone. Il motivo? I continui orgasmi simulati.

Giorgio Moroder e Bellotte nell’arco di una sola notte scrissero rispettivamente la musica ed il testo, cioè insomma impiegarono più tempo a convincere Donna Summer ad interpretarlo che a comporlo.

Alla fine, però, dopo molte insistenze, i tre stipularono un patto: la cantante avrebbe registrato il pezzo solo come provino da proporre ad altre case discografiche. Nella prima fase, il pezzo si intitolava Love to Love You e durava intorno ai tre minuti. Questo finchè una copia del disco finì sulla scrivania di Neil Bogart, l’allora direttore della Casablanca Records, il quale volle più di 10 minuti di canzone.

Il risultato fu una traccia lunga circa 17 minuti, che però, a causa dei continui gemiti, fu censurata da moltissime radio. Questo comunque non le impedì di diventare un successo: raggiunse la seconda posizione nella Billboard Hot 100 il 14 febbraio 1976, la sesta in Italia e la prima nel Regno Unito, Canada e Francia.

I Want Your Sex (George Michael)

Tuffiamoci di nuovo negli anni ’80 per parlare di questo successo, anche tanto criticato però allora. Era il 1987, un allora giovanissimo George Michael pubblicò I Want Your Sex e già il titolo diceva tutto.

Anche questo brano fu censurato, ma nonostante ciò divenne una hit nell’estate di quell’anno: raggiunse la posizione n. 2 della Billboard Hot 100 ed è rimasto tra i primi 10 dei singoli della classifica per oltre sei settimane. Il singolo ha raggiunto le prime posizioni anche in diversi paesi, come Paesi Bassi e Canada. In Gran Bretagna si è posizionato alla n. 3.

Strange Fruit (Billie Holiday)

In questo caso lasciamo la sfera di cui abbiamo parlato fino ad ora ed addentriamoci in un’altra area, completamente diversa. Partiamo subito dicendo che l’etichetta discografica della Holiday, la Columbia Records, guidata dall’uomo che aveva scoperto la cantante, John Hammond, si rifiutò di produrre l’album in cui era contenuta, senza però dare spiegazioni ufficiali.

La verità quindi si può solo ipotizzare, dal momento che ad oggi non abbiamo alcuna certezza: la canzone sarebbe stata troppo scandalosa e compromettente ed avrebbe costituito una grossa rottura rispetto al repertorio standard della Holiday, che prevalentemente consisteva in tipica musica da club. Del resto, il tema centrale del brano erano i diritti civili, argomento in quell’epoca molto delicato.

In ogni caso l’artista ottenne il permesso di pubblicare la canzone con la Commodore Records, una piccola casa discografica ebrea di New York.

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