Irreversibile, il cortometraggio d’esordio di Matteo De Liberato

Irreversibile
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Irreversibile è il cortometraggio d’esordio del regista abruzzese Matteo De Liberato. Già in concorso ad Alice nella Città nel 2020, è parte della Italian Episodes, disponibile da oggi su Amazon Prime Video che ne cura la distribuzione. Nel cast Andrea Fuorto, interprete di Vincenzo nella trasposizione cinematografica de L’Arminuta, romanzo di Donatella Di Pietrantonio.

Irreversibile, Irréversible

Non un confronto, ovviamente indebito, con il caposaldo del New French Extremism. Eppure nel titolo c’è l’ovvia dichiarazione di un’ispirazione. De Liberato è stato capace di filtrare la brutalità debordante dal film di Gaspar Noé, estraendone temi e archetipi e sceneggiando Irreversibile come un unico e sferzante gesto.

Perché è un pregio che va riconosciuto da subito a questo piccolo film: scegliere la via del cinema narrativo. Spesso nelle dimensioni di un’opera di questo tipo i giovani cineasti sfidano le regole con sperimentazioni ardite, spesso non riuscite, che cercano invece di celare una certa inconsistenza nella sceneggiatura. Per cui va quasi riconosciuto come un atto di coraggio quello di condensare nei pochi minuti di una forma breve un racconto, per altro perfettamente riuscito.

Guardando Irreversibile si pensa subito a quanto soggetti del genere respirino meglio nei tempi di un mediometraggio o di un lungometraggio. Al contrario, se si coglie la potenza di questa istantanea di amore e violenza non si può che accettare che sia inscritta nei pochi minuti di un cortometraggio.

Una regia di dettagli per un tema quanto mai contemporaneo

Irreversibile dimostra un uso fluido del linguaggio cinematografico, a cui è affidata l’immediatezza della caratterizzazione dei personaggi. Saranno pochi dettagli a svelarci i personaggi di questo scontro tra due galassie, il loro background e il loro destino. Indugiando sui primi piani De Liberato restituisce con grande semplicità, ma senza superficialità, lo spessore dei suoi protagonisti.

Una scelta registica che permette di lavorare sui volti, sugli sguardi, e che ha lasciato ad Andrea Fuorto lo spazio per una magnifica sequenza di improvvisazione di grande fisicità. Nel suo personaggio ha versato tutto l’erotismo di cui aveva bisogno per farlo emergere in tutta la sua poetica conflittualità.

Irreversibile

Ad oggi resta un nodo irrisolto quello delle violenze di genere, e Irreversibile altro non è, a una prima lettura, se non la cronaca della contemporaneità. Un caso di efferata ferocia compiuta su un uomo solo per la sua sessualità, come se ne sentono quotidianamente.

De Liberato si spinge però oltre, elevando un singolo episodio ad emblema di quella paura che si radicalizza dentro di noi nei confronti dell’altro. La prospettiva di Carlo, l’altro protagonista, è quella che deforma la realtà e vede solo diversi: così Irreversibile sceglie l’omofobia come emblema dell’insensatezza di questa diffidenza.

L’irreversibile scontro di due galassie

Quell’insensatezza si imprime, nuovamente, in uno sguardo. Stavolta è quello di Carlo, però, a chiudere il film. Ed è quel singolo sguardo che contiene la chiave di lettura di Irreversibile.

O forse è nel campo e controcampo tra gli occhi sgranati di Carlo e il volto riverso nel sangue di Marco, che possiamo cogliere il significato dell’opera. La violenza che non distrugge mai una sola vita, ma ne stravolge sempre due. Una trama che si scioglie nel momento stesso in cui la si coglie. Quei microcosmi di piccoli dettagli che crollano rovinosamente l’uno sull’altro in quell’esplosione di furia, lasciando una devastazione che è davvero irreversibile.

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