La drammatica storia di Bjorn Andrésen, Il Ragazzo più Bello del Mondo di Morte a Venezia

Alla scoperta di Bjorn Andrésen, visto recentemente in Midsommar e diventato famoso grazie al ruolo di Tadzio in Morte a Venezia, ora al centro del documentario Il Ragazzo più bello del mondo: dal 13 al 15 settembre al cinema.

Bjorn Andrésen in Morte a Venezia
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Di certo il nome di Bjorn Andrésen non è nuovo agli appassionati di cinema: l’attore svedese è infatti apparso recentemente nel film culto Midsommar – Il villaggio dei dannati.

Ma soprattutto Bjorn Andrésen è noto per essere stato l’ispirazione di Luchino Visconti che lo ha scelto per interpretare l’iconico Tadzio in Morte a Venezia, pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Thomas Mann.

E proprio su questo ruolo è incentrato il film Il ragazzo più bello del mondo, che esce il 13 settembre 2021.

Il ragazzo più bello del mondo, storia di un cult

Il ragazzo più bello del mondo è un documentario di circa novantatré minuti diretto da Kristina Lindström e Kristian Petri, che si sono occupati anche della sceneggiatura.

Distribuito in Italia da Wanted Cinema, Il ragazzo più bello del mondo racconta la vita di Bjorn Andrésen e soprattutto la sua carriera. Una fama iniziata e raggiunta a quindici anni, proprio grazie alla decisione di Visconti di prenderlo per il ruolo di Tadzio.

Il titolo di quest’opera documentaristica, inoltre, è legata alla dichiarazione che lo stesso Luchino Visconti rilasciò in occasione dell’anteprima londinese di Morte a Venezia, in cui definì Bjorn Andrésen “il ragazzo più bello del mondo”.

Con cinque anni di lavorazione e uno studio approfondito sul materiale di archivio e sulle vecchie interviste dell’attore svedese, Il ragazzo più bello del mondo indaga non solo sulla vita dell’interprete ma anche su come un tratto considerato tanto vanesio, come la bellezza abbia potuto cambiare la vita di un adolescente, rendendolo qualcosa simile a un idolo.

In Giappone viene celebrato come la prima vera star straniera e occidentale e ben presto il suo volto appare sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Ma la bellezza e la fama portano con sé anche un volto oscuro, con il quale Bjorn Andrésen ha dovuto convincere: tra alcol e depressione, la vita dell’attore non è stata così idilliaca come sarebbe facile ipotizzare.

Chi è Bjorn Andrésen: il successo di Morte a Venezia e i problemi personali

Nato a Stoccolma il 26 gennaio 1955, Bjorn Andrésen ha iniziato la sua carriera come attore in giovane età. Con Morte a Venezia ha raggiunto la fama mondiale.

Proprio riguardo al suo debutto e al suo successo con Morte a Venezia, l’attore ha detto: La mia carriera è una di quelle poche che inizia al top e poi comincia a peggiorare. Tutto questo mi ha fatto sentire solo.

In effetti, nel corso della sua carriera, Bjorn Andrésen ha parlato spesso di come la scelta di Luchino Visconti abbia avuto delle ripercussioni sulla sua vita.

Non solo facendolo sentire spesso come un mero oggetto sessuale o un trofeo ma anche, addirittura, come un omosessuale represso, bersagliato dalla stampa.

Ora è diverso, ma si capisce perché molti attori evitano di fare ruoli omosessuali, ha detto. Dopo Morte a Venezia tantissimi giornali in America scrissero che ero omosessuale. E questo solo perché avevo preso parte a un film! Ho continuato a dire no e no, ma questo mi ha fatto sembrare disperato o pieno di pregiudizi. Quindi penso che per me sia stato meglio stare lontano da tutto questo.

In effetti, con il personaggio di Tadzio, Bjorn Andrésen ha dovuto fronteggiare anche l’attenzione di molti ammiratori maschili. Da quelli che gli pagavano l’affitto a quelli che si presentavano alla sua porta con numerosi regali, fino a coloro che arrivarono a comporre poemi e poesie in suo onore.

Lo stesso Luchino Visconti, stando a quando raccontato dallo stesso Andrésen, lo portò in un night club gay e riguardo a questa esperienza disse:

I camerieri mi fecero sentire molto a disagio. Mi guardavano incomprensibilmente come se fossi un bel piatto di carne. Sapevo di non poter reagire. Sarebbe stato un suicidio sociale. Ma quello fu solo l’inizio.

Situazioni di questo genere, in cui la sua bellezza diventava una specie di maledizione, spinsero Bjorn Andrésen a calibrare bene le sue scelte in ambito lavorativo.

E in effetti per tutti gli anni ’70 e ’80 l’attore è rimasto lontano dalle grandi produzioni, dedicandosi soprattutto a lavori nella sua terra (e nella sua lingua) natia, soprattutto per il piccolo schermo.

Negli anni ’70, però, ha anche cavalcato l’enorme successo riscontrato in Giappone, portando sul mercato nipponico alcune canzoni pop che divennero dei veri e propri successi.

Si dedicò poi soprattutto a lavorare nel mondo del teatro e della musica, lavorando anche come insegnante di musica. La sua vita venne inoltre funestata dalla morte del suo secondogenito con Suzanna Roman, che morì di SIDS, Sudden Infant Death Syndrome, meglio conosciuta in Italia con il nome popolare di morte in culla.