Dune, Recensione del film di Denis Villeneuve presentato a Venezia 2021

Arriva al festival di Venezia Dune, l'adattamento del capolavoro della fantascienza firmato da Denis Villeneuve

Dune, Denis Villeneuve
Dune di Denis Villeneuve
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Si aspettava quasi col fiato sospeso l’adattamento che Denis Villeneuve ha fatto di Dune, caposaldo della letteratura fantascientifica e già portato sul grande schermo da David Lynch negli anni ’80.


Presentata in anteprima mondiale alla 78ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, l’epopea di Paul Atreides ha trovato, nella firma stilistica di Denis Villeneuve, una propria voce che aspira a sconfiggere anche la temuta prova del tempo. Dune, infatti, è avvolto da quell’aura che, di tanto in tanto, da allo spettatore la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa che rimanda precisamente l’idea di cosa sia veramente il cinema.

Dune, la Trama

Paul Atreides (Timothée Chalamet) è l’erede della casata nobiliare che regna su Caladan, un pianeta ospitale e pieno d’acqua, sul quale il ragazzo si addestra e segue anche gli insegnamenti di sua madre Jessica (Rebecca Ferguson), una Bene Gesserit, una sorta di “strega” con poteri asserviti alla conoscenza.

La vita di Paul, però, è destinata a cambiare quando suo padre Leto (Oscar Isaac) riceve l’ordine di recarsi su Arrakis, il pianeta noto come dune, e subentrare agli Harkonnen, famiglia che fino a quel momento aveva governato i traffici della Spezia, una sostanza che si trova solo su Arrakis e che è fondamentale per i viaggi nello spazio. Su Arrakis la famiglia Atreides capirà ben presto di essere al centro di un complotto pericoloso e Paul si troverà costretto a dover crescere in fretta. Ma questa non è l’unica cosa che gli tiene occupata la mente: su Arrakis, infatti, vive anche la ragazza (Zendaya) che Paul sogna ormai da tempo.

Dune: la Recensione

La visione di Denis Villeneuve

Spazi sconfinati che si aprono su cieli sconosciuti, navi spaziali che sembrano un’evoluzione di quelle già viste in Arrival e uomini e donne costretti dalle circostanze a inventarsi eroi e sopravvissuti. Sono questi gli elementi che saltano subito all’occhio: bastano pochi fotogrammi di Dune, con delle note basse che riempiono lo schermo, per lasciarsi irretire dal primo capitolo di un dittico che è stata in grado di miscelare perfettamente filosofia e azione, religione e folclore popolare, con un’attenzione al dettaglio che fa si che l’esperienza di visione sia estremamente avvolgente.

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Come primo capitolo, Dune – Parte 1 copre metà del primo romanzo di Frank Herbert. Si tratta quindi di un’introduzione, di un attento e preciso world building che permette a chi guarda di entrare nel mondo florido di Arrakis e scoprire insieme a Paul le sue regole e i suoi limiti.

Se proprio bisognasse trovare un difetto a questa parte “introduttiva” è che forse lascia il pubblico solo, senza un vero e proprio punto di riferimento. Come se fosse dato per scontato che tutti conoscano la storia di Dune, come se la storia di Frank Herbert fosse, secondo Denis Villeneuve, così nota da non richiedere ulteriori spiegazioni. Ma quanto è bello partire alla scoperta di questo mondo pericoloso e bellissimo, lasciarsi guidare negli intrighi politici di tante umanità così diverse tra loro.

Emozionante e adrenalinico, Dune è il film che forse tutti i fan della saga letteraria stavano aspettando. Una pellicola che riuscisse a trasmettere il potere immaginifico di un’epopea che parla di sopravvivenza e impatto globale, di crescita e perdita.

Lo spettatore si trova dunque davanti al viaggio di eroi che che non volevano essere tali e che pure sono costretti a diventarlo. Una spaccatura emotiva e di intenzioni che viene resa molto bene anche dal cast. Un plauso particolare ad Oscar Isaac che coi suoi silenzi e i suoi sguardi d’acciaio riesce a restituire la struggente bellezza del duca Leto.

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Un mondo complesso per personaggi indimenticabili

Dune è una saga che parla soprattutto di sopravvivenza. Al di là della trama in sé e della concatenazione di eventi, la storia ideata da Herbert è concentrata sull’idea di vita a dispetto delle difficoltà.

Se da una parte la lente della macchina da presa si sofferma sul viaggio di Paul che segue pedissequamente le tappe del Viaggio dell’eroe, dall’altro il regista non lesina sull’esistenza di una nuova possibilità, un nuovo futuro.

Da una parte una casata caduta che cerca di non crollare in ginocchio, dall’altra un popolo intero che combatte per la propria terra e il proprio diritto a esistere.

Un diritto che Villeneuve riesce a restituire soprattutto quando il suo occhio si ferma sulle dune del titolo, labirinti di sabbie e grotte dove ad avere la meglio non è necessariamente colui che è più forte fisicamente.

In ogni granello di sabbia Villeneune pone il centro del suo film, come se ogni piccolo granello fosse un microcosmo a se stante. Un’attenzione, questa, che è maniacale e che pure riesce a restituire – finalmente – la complessità di un mondo a lungo atteso sul grande schermo.

Ne consegue però un altro aspetto fondamentale che non dovrebbe essere trascurato: per la sua impostazione e per il suo impatto visivo, Dune è un film che può vivere a pieno solo se visto in sala. Lasciate a casa le piattaforme streaming e imbarcatevi verso Arrakis alla scoperta di un mondo corrotto eppure bellissimo.