COVID-19: il cinema come cura anti-stress per i caregiver

Il cinema per contrastare lo stress emotivo e psicologico dei caregiver in tempo di pandemia

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Il cinema utilizzato a scopo terapeutico ai tempi della pandemia

La cineterapia, ossia la fruizione del cinema e dei film a scopo terapeutico, risale agli anni ’90. Fu lo psicanalista americano Gary Solomon a compiere le prime ricerche in questa direzione. Costui nel 1995 “prescrisse” un elenco di film consigliati sulla base dei vari stati emotivi dei pazienti da lui avuti in cura.

Oggi la onlus MediCinema Italia sta cercando di proporre questo tipo di terapia nel nostro paese, fin dal 2014. La ricerca è attiva nell’ambito del progetto “Ciack”: “Curarsi Insieme Attraverso Il Cinema Kreativo”, con il sostegno del Centro di Neuropiscologia Cognitiva dell’ospedale Niguarda di Milano e della fondazione Don C. Gnocchi.

L’obiettivo: studiare gli effetti della cineterapia in particolare se “somministrata” ai caregiver. Una figura fondamentale nell’Italia e nel mondo di oggi, specie in tempo di pandemia. Si stima che costoro siano principalmente familiari di pazienti e che abbiano in media 59,2 anni. Il 70% circa di essi sono donne.

In Italia ci sono circa tre milioni di caregiver, i quali oggi come non mai abbisognano di un alleviamento del cosiddetto “burden”, ossia il carico emotivo e psicologico derivante dai compiti che devono affrontare quotidianamente per la cura dei loro cari. Lo studio si rivolge per il momento ad un campione selezionato di 25 caregiver, ma si prevede di ampliarne il numero.

Come funziona? A costoro vengono fatti vedere 50 cortometraggi di circa 10 minuti ciascuno, composti da parti di film, documentari e pubblicità. Materiali messi a disposizione dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano. In ogni sessione vengono raccolti dati sullo stato emotivo dei partecipanti, con le scale per la misura del livello di depressione e di ansia.

Ne segue la valutazione, da parte dei soggetti, dei filmati visionati. Lo studio è in corso ma l’obiettivo sarebbe appunto quello di contrastare fortemente gli stati emotivi negativi nei quali spesso i caregiver possono ritrovarsi, vista la perdurante criticità della situazione. E di certo, essendoci il cinema di mezzo, la strada non può essere sbagliata.

Fonte: Corriere della Sera