Strofe: Luciano Ligabue – Quando mi vieni a prendere

Quando mi vieni a prendere è uno dei brani più struggenti di Luciano Ligabue, che racconta un terribile fatto di cronaca a suo modo. Ecco la nostra analisi

Ligabue
Credits: Youtube/Ligabue - Certe Donne Brillano (Official Video)
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Quando mi vieni a prendere è un brano del 2010 di Luciano Ligabue ed è contenuto nell’album Arrivederci, mostro! Si tratta di un brano estremamente sui generis poiché prende spunto da un terribile fatto di cronaca, ovvero sia la strage di Dendermonde, nella quale un uomo nel 2009 fece irruzione col volto coperto in un asilo nido belga uccidendo due bambini e una maestra. Ligabue canta tutta la canzone in prima persona mettendosi nei panni di uno dei bambini che finisce vittima della furia omicida dell’uomo e che viene ucciso senza neanche capire cosa stia accadendo.

Dal punto di vista musicale, il brano è uno dei più ispirati dell’intera raccolta del cantautore emiliano. Per evocare sommessamente il mondo dell’infanzia non ci poteva essere scelta migliore di imitare un piccolo carillon. Quando mi vieni a prendere si apre toccando tante frequenze con un timbro di metallofono che si amalgama perfettamente all’accompagnamento del synth. Subito dopo subentra infatti a sostenere la voce di Ligabue in una delle sue narrazioni più struggenti.

In quello che è sicuramente uno dei suoi brani più belli, la speciale attenzione all’arrangiamento è svelata anche da quel violoncello che quasi raddoppia il canto nel ritornello, che amplia in profondità e calore l’intonazione di Ligabue. Nella seconda parte della canzone però la musica si fa meno delicata, subentrano ritmiche più serrate e sonorità più dure e stridenti che fanno da contrappunto alla durezza della vicenda raccontata nella canzone. Nella fine dell’elegia torna la stessa delicatezza dell’inizio, cosa che suggerisce una tripartizione  e a chiudere lo stesso giocattolo sonoro dell’incipit.

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Fatta questa rapida introduzione, iniziamo con l’analisi del testo.

Ligabue
Credits: Flickr/ Matthias Muehlbradt

I capricci del bambino protagonista

Mia madre che ha insistito che facessi colazione
e sa che la mattina il mio stomaco si chiude
ho finto di esser stanco ho finto di star male
lei non ci casca più e io non schivo più l’asilo
in macchina si è messa a cantarmi una canzone
è sempre molto bella anche se oggi non mi tiene
Il latte viene su e mi comincio a preoccupare
che in mezzo a tutti gli altri mi vergogno a vomitare

Quando mi vieni a prendere?
Quando finisce scuola?
Quando torniamo ancora insieme a casa?
Quando mi vieni a prendere?
Dammi la tua parola
Quando giochiamo insieme a qualche cosa?

Questa prima strofa serve a Ligabue per farci immergere nella mente del bambino protagonista che, come ogni bimbo, fa le bizze. Non vuole fare colazione, non vuole andare a scuola e ha paura di vomitare in classe e che gli altri bambini possano prenderlo in giro. La mamma è comprensiva, canta per tranquillizzare il bambino che fa i capricci per stare con la madre. Questa sequenza musicale di apertura serve a far immergere l’ascoltatore nel brano e farlo immedesimare nel piccolo protagonista, in maniera che la violenza della strage sia ancora più difficile da sopportare.

Luciano Ligabue
Credits: Flickr/ Viaggio Routard

La normalità della lezione e l’arrivo dell’ “uomo nero”

E la maestra oggi sembra molto più nervosa
non so se è colpa nostra o se sente chissà cosa
Un paio di noialtri le fanno sempre fare il pieno
e io vorrei soltanto che non mi stessero vicino
E poi è stato come quando tolgono la luce
e la maestra urlava come con un’altra voce
se non stiamo buoni arriva forse l’uomo nero
io prima ho vomitato e lui adesso è qui davvero

Quando mi vieni a prendere?
Quando finisce scuola?
Quando torniamo ancora insieme a casa?
Quando mi vieni a prendere?
Dammi la tua parola
Vieni un po’ prima fammi una sorpresa

In questa strofa Ligabue ci mostra l’arrivo dell’assassino. La maestra è indaffarata nel tenera a bada i bambini più vivaci e il nostro piccolo protagonista se ne tiene a distanza. La maestra al bimbo pare nervosa, più del solito. Questa frase è solo il primo gradino del climax emozionale che la porta ad urlare di puro terrore alla vista dell’assassino. Il cantante emiliano riesce perfettamente a mostrarci cosa accade dagli occhi innocenti di un bambino che, non capendo cosa accade, relaziona tutta la tragedia che si sta per compiere ad un gesto futile, come l’aver vomitato. Non ci viene descritto l’uomo che è appena entrato in aula, lui è solamente l’uomo nero venuto a punire i bambini che non stanno buoni. Il ritornello che musicalmente si fa più insistente simboleggia l’aumentare dell’intensità del capriccio del bambino che vorrebbe, più di prima, tornare a casa.

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