Il professore cambia scuola – Recensione della commedia sulle banlieue di Parigi

Il professore cambia scuola
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Con la commedia Il professore cambia scuola, il regista francese Olivier Ayache-Vidal dipinge un affresco vero-simile dell’attuale condizione della realtà scolastica francese, fotografata nel suo profondo decadimento.

Figlio di un celebre scrittore e volto conosciuto dei salotti intellettuali dell’alta borghesia parigina, François Foucault insegna nel più rinomato liceo della metropoli francese. In seguito a dichiarazioni etiche che, dovute al desiderio di sedurre un’attraente funzionaria ministeriale, si riferiscono ad un suo presunto impegno civico, il professore è costretto a cambiare scuola. Dopo aver abbandonato l’elegante formalità della Parigi bene, si trova ad essere catapultato in una realtà che non gli appartiene e che non è in grado di affrontare: l’universo periferico e disagiato delle banlieu.

Attraverso l’elaborazione della propria esperienza personale e forte del confronto, durato più di due anni, con la realtà liceale contemporanea di cinquecento studenti e quaranta professori dell’istituto Maurice Thorez de Stains, nel 2017 Olivier Ayache-Vidal dirige e sceneggia Il professore cambia scuola, componendo una commedia autentica e stimolante.

Attingendo alla concretezza della realtà metropolitana, il lungometraggio si presenta come un doppio racconto di formazione. Oltre ad assistere alla crescita professionale e personale del professor Foucault –che maturerà in seguito al contatto con un ambiente lontano anni luce da quello di partenza–, lo spettatore, infatti, ha anche la possibilità di seguire l’evoluzione di una giovane classe della periferia parigina che –attraverso le parole pronunciate dal loro nuovo insegnante e le parole scritte da Victor Hugo ne I Miserabili– riuscirà finalmente a capire il valore dell’educazione scolastica, crescendo intellettualmente e caratterialmente.

Senza offrire allo spettatore un’ideologia oggettiva del soggetto da lui elaborato e riuscendo –in questo modo– nell’impresa di proiettare cinematograficamente in modo più o meno credibile una situazione così eterogenea e complessa, il regista mette in scena lo scontro di due realtà sociali che –da sempre opposte– risultano all’apparenza in eterna lotta, impossibili da conciliare. Due realtà che vengono ricostruite attraverso un’empatia in grado di suscitare il riso e, al contempo, di commuovere.

Leggero e, al contempo, capace di far riflettere, Il professore cambia scuola trova il suo maggiore punto di forza in dialoghi che replicando la leggerezza e la spontaneità degli adolescenti. Bisogna, inoltre, menzionare le performance attoriali dell’esperto Denis Podalydès, nei panni di François Foucault, e del giovane Abdoulaye Diallo, nel ruolo del ribelle Seydou, il ragazzo dal nome infinito e impronunciabile.

Sebbene riesca a mettere in discussione le certezze di una società che forse prova troppa fiducia in sé stessa, il lungometraggio francese non riesce, però, a replicare i brillanti risultati raggiunti da La schivata (2003) di Abdel Kechiche e L’odio (1995) di Mathieu Kassovitz: oltre all’assenza di una presentazione delle cause e delle origini della situazione rappresentata e all’unicità del punto di vista, manca, infatti, un’analisi profonda dei personaggi e del scenario in cui prendono luogo le vicende narrate –che, in Il professore cambia scuola, sono solamente abbozzate–, così come una descrizione potente dello sfaccettato macrocosmo della periferia francese.

Apprezzabile, però, l’umiltà con cui Olivier Ayache-Vidal affronta le tematiche esposte in Il professore cambia scuola. Consapevole della leggerezza e, insieme, della fruibilità del genere comico, il regista non cerca di sostituire e ricostruire uno spaccato di realtà: abbandonando le finalità del documentarista, narra allo spettatore il racconto vero-simile della vita di un uomo, costretto –quasi per un suo capriccio– a doversi approcciare ad un mondo che non gli appartiene. Senza offrire alcuna soluzione, l’autore prende per mano il grande pubblico e lo conduce attraverso una riflessione sulla sensatezza di una pedagogia fermamente ancorata a convinzioni e preconcetti che, appartenenti a un passato ormai del tutto superato, risultano rigide e infertili.

Dopo essere uscito in Francia più di un anno fa, nel settembre del 2017, Il professore cambia scuola sarà finalmente proiettato nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 7 febbraio 2019.

RECENSIONE
Voto
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Letizia Hushi
Don't trust me. Or at least, not entirely.
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