LIBERATO – Fenomenologia di un mistero napoletano

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LA NARRATIVA

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La narrativa di LIBERATO si sviluppa in appena sei canzoni, autoprodotte e autodistribuite attraverso i canonici canali di comunicazione, con un appeal irresistibile.

Abbiamo la storia divisa in 4 atti (Nove Maggio, Tu T’E Scurdat’ ‘E Me, Intostreet e Je Te Voglio Bene Assaje) tradotta dal regista di videoclip Francesco Lettieri mescolando fabula e intreccio, di una storia d’amore ultra contemporanea tra due adolescenti napoletani divisi da uno status sociale invalicabile (lei ricca figlia dei quartieri alti, lui scugnizzo dei vicoli popolari) che si perdono e si ritrovano più volte per le innumerevoli differenze che li caratterizzano. Il tutto viene incastrato, furbescamente, nella cornice della paesaggistica urbana e naturale di Napoli.

Abbiamo poi due fuori scena:
Me Staje Appennen’ Amo’ che racconta la storia di un “femminiello” napoletano che scopre la sua vocazione e il suo percorso dalla gioventù all’età adulta con tutte le enormi difficoltà del caso. In questo caso la storia segue una dinamica circolare in cui il finale è anche prologo del videoclip.

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In Gaiola Portafortuna invece viene rappresentata la storia d’amore travagliata tra due immigrati africani nel difficilissimo ambiente del litorale di Castelvolturno. E’ proprio in quest’occasione che la summa della poetica e della narrativa di LIBERATO trova il suo apice.

E’ chiaro che non stiamo parlando dell’ennesima meteora indie di un panorama bulimico di artisti. LIBERATO è trasversale, pizzica le corde emotive di un pubblico ampio ed eterogeneo che passa dal popolo, all’elite, dal giovane all’adulto, dall’ascoltatore casual, al critico navigato e caparbio.

Nonostante il perno saldamente ancorato alle radici del Vesuvio, attraversa tutta l’Italia e fa breccia nel cuore persino dei più irriducibili settentrionalisti.