10 famose ghost tracks di artisti noti

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Alla scoperta delle ghost tracks

Per ghost track, o traccia fantasma, si intende una canzone che non viene ufficialmente elencata nella tracklist di un album. La sua funzione è più o meno quella di un easter egg, cioè di una sorpresa che l’ascoltatore può scoprire in vari modi.

Molto spesso una ghost track viene posta alla fine di un album, comparendo dopo diversi minuti di silenzio. Altre volte… vedrete. Quello delle ghost track, b-sides, outtakes e tracce bonus è un mondo molto ampio da esplorare. Iniziamo con dieci famose ghost track di artisti molto noti, che si trovano in album altrettanto famosi.

1. Arcade Fire – Reflektor pre-gap

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La prima traccia, omonima, dell’album Reflektor degli Arcade Fire (2013), è preceduta da 10 minuti di overture strumentale, che consistono in una sorta di medley di varie canzoni del disco, montato al contrario. L’unico modo per ascoltare questa traccia è, con il cd-rom dell’album, utilizzare la funzione rewind fino ad arrivare all’inizio della stessa.

2. The Rolling Stones – Cosmic Christmas

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Questo è il nome utilizzato per una grottesca versione strumentale e rallentata di We Wish You a Merry Christmas eseguita dai Rolling Stones. La traccia si trova, nascosta, alla fine di Sing This All Together (See What Happens), nel discusso album Their Satanic Majesties Request (1967). Sia la canzone che l’album in toto sono una specie di enorme parodia del quasi contemporaneo e ben più apprezzato Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles (1967).

3. Alice in Chains – Iron Gland

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Questa “canzone” è posta nel classico album Dirt degli Alice in Chains (1992), tra God Smack e Hate to Feel. Si tratta di una specie di presa in giro ironica dell’intro di Iron Man dei Black Sabbath (1970), ideata ed interpretata da Tom Araya degli Slayer, qui ospite speciale.

4. Yes – We Have Heaven

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La canzone We Have Heaven è uno “spot” da “solista” di Jon Anderson nel classico album Fragile (1971) degli Yes. La canzone, costituita da un semplice accompagnamento di chitarra su cui Anderson costruisce una complessa struttura di intrecci vocali, si interrompe improvvisamente con il suono di una porta che si chiude. Ebbene, la porta si “riapre” alla fine dell’ultima canzone del disco, Heart of the Sunrise, e We Have Heaven riprende da dove si era interrotta.