Courtney Barnett – Recensione Tell Me How You Really Feel

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Courtney Barnett torna con un rock intimo e nostalgico.

Courtney Barnett fornisce con Tell Me How You Really Feel un seguito più che adeguato al suo primo album, Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit (2015). Il disco presente riesce ad essere intimo e scanzonato al tempo stesso. Courtney Barnett veicola le proprie espressioni emotive con un rock and roll d’altri tempi.

Come spesso avviene in questi anni, infatti, anche quest’album di Courtney Barnett è un revival. Revival più o meno del 1995 o 1996, o giù di lì. In esso si ritrovano e si riscoprono le tradizioni del maggior cantautorato rock femminile degli ultimi vent’anni. Liz Phair e PJ Harvey, soprattutto.

Il rock and roll di Courtney Barnett è un alternative nostalgico, personale, che si scosta dalla moda dell’indie e riscopre i piaceri di una musica in cui i riff di chitarra distorta fanno da padroni.

Difficile segnalare canzoni particolarmente riuscite, perchè il disco è un insieme coeso di buona musica. Un inizio potrebbe essere indicare Hopefulessness, City Looks Pretty, Cripping Self Doubt or a General Lack of Self Confidence (titolo meraviglioso) ed Help Yourself come gli highlights dell’album.

Come provato anche nel suo album collaborativo con Kurt Vile, Lotta Sea Lice (2017), Courtney Barnett si dimostra una cantautrice adulta e bambina insieme.

Si prende sul serio, ma non troppo sul serio.

Non emergono le sofisticazioni di stile di una St. Vincent o di una Susanne Sundfør. Ma neppure la sua musica si può liquidare come rock “middle of the road”, faciloneria artistica per un pubblico in cerca di emozioni semplici.

Un’altra cosa positiva di Courtney Barnett, cosa che in questo album emerge bene, è che lei non è ossessionata dall’espressione della propria femminilità. Che la sua omosessualità a questo contribuisca, non c’è dubbio. Ma il punto è che ciò lascia spazio all’arte di Courtney Barnett per parlare, anche musicalmente, di altro. Trascendendo la figura di artista femminile per arrivare allo stato di “artista”, e basta.