13 Reasons Why: la serie integrerà dei video di sensibilizzazione

13 reasons why
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Dopo le tante polemiche Netflix ha deciso di prendere in mano la situazione con 13 Reasons Why.

In un periodo di estrema sensibilità pubblica nei confronti degli argomenti socialmente più difficili, una serie dall’argomento spinoso come 13 Reasons Why (Tredici in Italia, su Netflix dallo scorso marzo) non poteva sfuggire la polemica. Fin dalle settimane immediatamente successive alla distribuzione della prima stagione, diverse associazioni si erano dette sconvolte dalla rappresentazione grafica e violenta del suicidio di Hannah Barker e delle sue cause.

Ora, con il debutto del secondo ciclo di episodi previsto per i prossimi mesi, il colosso distributivo californiano ha reso note una serie di misure cautelari che ne accompagneranno obbligatoriamente la visione.13 reasons why

A partire dalla premiere (la cui data è ancora da definire), ognuno dei prossimi episodi di 13 Reasons Why sarà preceduto da un breve videoclip informativo in cui vari membri del cast (Katherine Langford, Dylan Minnette, Justin Prentice e Alisha Boe) si rivolgeranno direttamente agli spettatori, nel tentativo di accrescere la sensibilizzazione ai temi trattati. Oltre a questo, al termine della seconda stagione di Tredici sarà reso disponibile un breve after-show dal titolo “Beyond The Reasons” (“Al di là delle ragioni”), in cui vari esperti saranno chiamati a discutere di quanto appena andato in onda assieme agli autori.

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Ma il colosso dello streaming non si è fermato qui.

Contemporaneamente, ad ulteriore smentita delle polemiche in corso, in questi giorni Netflix si è fatto carico di diffondere un importante studio, svolto dalla Northwestern University’s Center on Media and Human Development, dal titolo “Exploring How Teens and Parents Responded to 13 Reasons Why“. I risultati dei sondaggi, condotti la scorsa estate su un range di 5000 adolescenti, hanno dimostrato come il 71% degli intervistati sia entrato in correlazione con la vittima della storia, e che un range tra il 63 e il 79% abbia valutato come necessaria alla resa drammatica la crudezza delle immagini.

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