Recensione Bloody Beetroots – The Great Electronic Swindle

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Sir Bob ed i suoi Bloody Beetroots, già nel 2013 con Hide, avevano iniziato la sperimentazione e posto nuovi limiti a quello che si poteva intendere per Electro. Con questo nuovo Album, The Great Electronic Swindle, hanno raggiunto senza dubbio la maturità.

The Bloody Beetroots

L’album si apre con I Am Thunder (Electronic Version) e prosegue con Wolfpack (featuring Maskarade) con una pressione sonora devastante e coinvolgente, nel tipico stile di Sir Bob.

L’album poi prende una piega più calma con Nothing But Love (featuring Jay Buchanan) il cui intro lascia intendere che sia una bella ballad che però stupisce con un drop violento ma che calza a pennello.

Pirates, Punks & Politics porta il sound al rock’n’roll. Le chitarre fanno da colonne portanti per tutto il drop lasciando la scena a basso e synth esclusivamente nei break.

Poi arriva il vero turn-around dell’album.

La vera ballad dell’album: Invisible featuring Greta Svabo Bech che abbiamo già conosciuto in Hide con Chronicles of a Fallen Love. E questo pezzo lo ricorda molto, forse, anche troppo. Intro dominato dalla straordinaria voce di Greta per poi lasciare la scena ad un groove magistrale di Synth arpeggiati, tempi sincopati ed archi. Forse il pezzo più coinvolgente di tutto l’album, a nostro parere.

E si ritorna di tuffo nell’ignoranza più cruda in un batter d’occhio.  All Balck Everithing vede la partecipazione dei Gallows. Presenza a dir poco prepotente nel pezzo che ha un sound che ricorda più la Drum’n’Bass piuttosto che l’electro. Seppur smorzando il sound ha continuità con Irreversible featuring Anders Friden.

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Enter The Void feat. Eric Nally sembra un pezzo dei Coldplay.

La traccia sicuramente più pop dell’album. Ci sta, ma dà una botta verso il basso a tutto l’hype creato fino ad ora. Ma proseguendo anche questo pezzo ha il suo senso nell’interezza dell’album che continua con Future Memories feat Crywolf. Altro brano dal sound molto pop nei break e più incidente nei drop dove la batteria ed i bassi tornano protagonisti.

Di nuovo la voce di Greta Svabo irrompe con The Great Run. i BPM scendono bruscamente con una traccia poliedrica e varia che sembra sancire il punto più calmo dell’album ed iniziarne la risalita.

E così si risale con Kill or be Killed featuring Leafar Seyer ed il suo sound che strizza l’occhio al rap e crea il perfetto climax che riporta al sound iniziale dell’album. Elcetro nuda cruda e violenta.

The Bloody Beetroots

Saint Bass City Rockets. Praticamente i Bloody Beetrots riassunti in una singola canzone. Ci potete sentire tutta la loro storia dal 2006 ad oggi.

A questo punto eravamo già convinti che fosse una sfuriata violenta fino alla fine dell’album. E invece no! Arriva una palata di stile e groove con Hollywood Surf Club feat. Mr Talkbox  per poi lasciarci ad un sound deep con The Day of The Locust che poi si alterna a virtuose espressioni di synth ed archi dando al pezzo una struttura unica. Forse il climax più potente di tutti i lavori di Sir Bob.

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E poi Blues, gente. Sembra quasi impossibile ma tant’è. Con 10’000 Prophets si inizia con una chitarra che ricorda molto il blues sebbene riadattato con maestria a quello che è il tipico sound dei Bloody Beetroots.

Arriva la sfuriata verso il finale dell’Album!!

Si comincia con Drive feat Deap Vally che innalza l’asticella dei BPM e del piglio in tutto il pezzo. Si continua tutto d’un fiato con Crash Feat Jason Aalon Butler che da largo sfogo più ad un po’ di metal con down-tempo potenti e ignoranti! E poi ci infila un sample di Immigrant Song, che non fa mai male!

Si finisce come si è iniziato con My Name Is Thunder (Rock Version). Niente da dire su questa traccia se non ascoltatela e buon head-banging!

The Bloody Beetroots

Poliedrico, Trascinante, Potente.

Questi i tre aggettivi che più possono descrivere The Great Electronic Swindle. Sir Bob ha di nuovo fatto centro con un lavoro ben architettato dalla singola traccia all’intero album.

Si ascolta tutto di un fiato senza annoiarsi e lasciandosi trascinare in tutte le varie sfaccettature di cui è capace il nostro connazionale mascherato quando si chiude in studio.

Probabilmente uno dei lavori più interessanti, del genere, uscito quest’anno!

https://open.spotify.com/album/5WdMuFT65WXigpOl3NNITH

The Bloody Beetroots

Genere: Electro
Anno pubblicazione: 2017