I 13 migliori film in una stanza che non potete perdervi

migliori film in una stanza
Condividi l'articolo

Quando per creare un grande film non è necessario fare sfoggio di mille ambientazioni.

In collaborazione con un altro redattore della Scimmia, Aurelio Fattorusso, oggi parleremo di film molto particolari. Si tratta infatti di pellicole girate interamente in una stanza, o più precisamente in un ambiente, che non sono necessariamente quattro muri. Con delle premesse così, stiamo per parlare di sceneggiature solide e ben scritte.

L’Angelo Sterminatore di Luis Bunuel (1962)

langelo

Una famiglia di borghesi invita diversi ospiti a cena. Iniziano ad accadere eventi molto singolari, per esempio alcune pecore passeggiano per il palazzo. Intanto le ore trascorrono, ed è quasi l’alba. Nessuno degli ospiti sembra però voler porre fine alla cena. Il mattino seguente, gli invitati si rendono conto che nessuno riesce a lasciare quel posto. Non si può uscire. Bunuel ci conduce in una situazione assurda, dove la presenza delle pecore non desta più stupore. Analizza attentamente le reazioni delle persone bloccate in quel luogo, mostrandoci vari aspetti della mente umana. Nessuno può uscire, ma ancora più sconvolgente, nessuno sa perché. Il film è stato premiato al Festival di Cannes del ’62 ed è stato accolto positivamente dalla critica.

Questo ho sempre odiato nella vita: la maleducazione, la violenza, la sporcizia. E adesso sono le nostre compagne inseparabili… E’ preferibile la morte a questa abietta promiscuità.

Identità, di James Mangold (2003)

identità

Durante una notte piovosa, dieci estranei si incontrano in un motel per ripararsi dal temporale. Tra questi troviamo: un ex poliziotto, un’attrice, una prostituta, una coppia di giovani ecc ecc. Pian piano i dieci iniziano a conversare, e a conoscersi meglio. Nel cast troviamo: John Cusack, Ray Liotta, Amanda Peet, Alfred Molina. Mangold riesce a girare un thriller con un ottimo ritmo. Il film cattura e ci spinge a raggiungere il finale, molto elaborato. Identità prende spunto dal romanzo giallo in assoluto più famoso: Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie.

‘Salendo le scale ieri sera ho incontrato un uomo che non c’era…nemmeno oggi lui è qua. Spero tanto che se ne andrà.’

Carnage, di Roman Polanski (2011)

carnage1111 1

Il film comincia con l’unica scena in esterni dove vediamo un parco ed in lontananza dei ragazzini che discutono. All’improvviso uno colpisce con un bastone un povero coetaneo. Scopriamo che i genitori del ragazzino violento (Zachary) sono stati invitati dai genitori del malcapitato (Ethan) per cercare di risolvere la situazione civilmente. Non ne verrà fuori niente di buono. Una messa in scena stupenda per Polanski, data l’impresa per niente facile. Il film è tratto da un’opera teatrale: quindi completamente in una stanza e colmo di dialoghi taglienti, che costituiscono praticamente tutto il film. Ma il risultato è eccezionale. Come lo è anche la performance dei quattro protagonisti, si intuisce la completa intesa degli attori. Nel cast ritroviamo: Christoph Waltz, John C. Reilly, Kate Wislet e Jodie Foster. Squisito.

‘Ma chi gli ha chiesto di vomitare opinioni?’

Cosmopolis, di David Cronenberg (2012)

cosmopolis 1

Eric è un giovane miliardario. A bordo della sua moderna limousine, decide di attraversa Manhattan, mentre per le strade ci sono dei disordini e proteste. Il ragazzo vuole andare a rinnovare il suo taglio di capelli presso il barbiere di fiducia, dall’altra parte della città. Incontrerà ulteriori ostacoli, come la visita del Presidente e il funerale pomposo di una celebre star del rap. Cronenberg ci espone un’amara critica alla società moderna, alla tecnologia e il consumismo. Il film è colmo di dialoghi ben scritti e taglienti. E’ inoltre tratto dal omonimo romanzo dello scrittore Don DeLillo, e la sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Cronenberg. Per quanto riguarda gli attori: Robert Pattinson (Eric), Samantha Norton, Paul Giamatti, Sarah Gadon e Jay Baruchel.

‘Sparano ancora ai presidenti? Ci sono bersagli più interessanti di loro.’

La parola ai giurati, di Sidney Lumet (1957)

la parola ai giurati 1

Il film si svolge in una stanza, dove 12 membri di una giuria si riuniscono per decidere il verdetto di un processo. Le sorti di quest’uomo sono nelle mani di sconosciuti. Prendere una ferma decisione non è facile come sembra, è necessaria l’unanimità. Inizialmente la situazione sembra poco spinosa, ma dopo poco tutto si ribalta. Primo lungometraggio di Lumet, semplicemente meraviglioso. In particolare il personaggio di Henry Fonda (il giurato n°8) è fondamentale e scritto egregiamente. Nel 1958 il film ricevette tre nominations agli Oscar e nel 2007 è stato inserito nella classifica dei migliori cento film americani di tutti i tempi.

‘Voi benpensanti siete tutti uguali. Vi date sempre da fare per chi ha torto marcio.’

Cube, di Vincenzo Natali (1997)

il cubo

Sei persone si ritrovano in una stanza cubica, con sei portelli, uno per ogni parete. Cambiando stanza si rendono conto che anche le altre sono identiche strutturalmente. Un labirinto mai visto prima. Cercheranno di venirne a capo in tutti i modi, ne va della loro sopravvivenza. Natali gira un horror sensazionale utilizzando un set ridotto all’osso: la stanza è la medesima in ogni scena, per cambiarla si servì soltanto di luci differenti. Il cubo è l’ennesima dimostrazione che non è fondamentale un budget esagerate per fare cinema, ma lo è la messa in scena. Il film ha anche un sequel, Il cubo 2 – Hypercube, ed un prequel, Cube Zero.

‘Niente chiacchiere o discorsi a vanvera. Meglio che pensiate a quello che avete davanti agli occhi, ecco qual è la sfida. Il vostro vero nemico è dentro di voi.’

La Morte e la Fanciulla, di Roman Polanski (1994)

la morte e la fanciulla 1

Tratto dall’omonima piéce teatrale di Ariel Dorfman, Polanski dirige una straordinaria Sigourney Weaver e un sempre all’altezza del suo ruolo Ben Kingsley. La storia è semplice, una coppia vive in un’isolata casa di campagna. Una sera un uomo in difficoltà con l’auto chiede aiuto ai coniugi. La donna, Paulina Escobar, riconosce nell’uomo il dottor Roberto Miranda, il quale, durante un precedente colpo di stato in un paese non specificato dell’America latina, l’aveva sottoposta a torture, in quanto prigioniera politica. Il dottore era solito ascoltare ‘La morte e la fanciulla’ di Schubert durante le sedute di tortura. La donna sottoporrà a sua volta ad una straziante tortura di natura psicologica per estorcergli la confessione di essere lui il dottor Miranda. Come per ogni altro film del genere, l’opera è una grande prova attoriale per attori affermati nel proprio campo.

‘Sì, mettevo la musica. Ti volevo tranquillizzare. Mi sono comportato bene all’inizio. Ho lottato duramente per non cedere. Nessuno ha lottato quanto me, sai? Io sono stato l’ultimo. Ho resistito fino all’ultimo.’