Il nuovo albo degli influencer crea confusione
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Negli ultimi giorni il panorama dei creator italiani è stato scosso da un annuncio inatteso: l’Agcom ha reso operativo un nuovo Albo dedicato agli influencer (qui i dettagli). Una decisione che, nelle intenzioni dell’Autorità, mira a regolamentare un settore in continua espansione ma ancora privo di un quadro normativo chiaro. Tuttavia, la comunicazione ufficiale ha generato in poche ore un’ondata di dubbi e tensioni tra chi lavora quotidianamente sui social.
L’istituzione del Registro degli influencer da parte dell’Agcom ha colto impreparati molti content creator, provocando discussioni e preoccupazioni diffuse. Le nuove norme non solo introducono obblighi formali, ma prevedono anche sanzioni consistenti per coloro che non si iscriveranno o che non si atterranno alle linee guida sulla produzione dei contenuti.
Il disorientamento è evidente nelle reazioni degli stessi creator. Il fondatore della pagina di meme Cyaomamma, Domenico Emanuele Spagnuolo, ha spiegato alla redazione de Il Post che nelle ultime ore ha ricevuto telefonate e messaggi da numerosi colleghi.
Io ne ho parlato con quasi ogni content creator che conosco e posso dirti che c’è stato il panico, perché la norma è veramente poco comprensibile – racconta.
Il suo profilo Instagram conta 41mila follower, ma riesce comunque a raggiungere circa un milione di visualizzazioni al mese: un dato che, secondo quanto espresso dall’Autorità, lo collocherebbe già nella categoria degli “influencer rilevanti”.
La delibera, infatti, non considera soltanto chi supera i 500mila follower complessivi, ma anche chi ottiene una media pari o superiore a un milione di visualizzazioni mensili nel corso degli ultimi sei mesi. Una soglia che molti giudicano sorprendentemente bassa e che può essere superata anche da chi dispone di una fanbase ridotta ma vive picchi occasionali di engagement.
Il timore dei creator è legato anche alle sanzioni economiche previste in caso di inadempienza: cifre che oscillano tra 250mila e 600mila euro. Importi che personalità di grande rilevanza — come Chiara Ferragni o Khaby Lame — potrebbero sostenere senza eccessive difficoltà, ma che per creator medio-piccoli rappresenterebbero un rischio enorme. Dall’Agcom, però, arriva una precisazione: l’obbligo di iscrizione riguarderà soltanto chi trae un reale guadagno dall’attività, quindi coloro che svolgono influencer marketing e collaborazioni retribuite con i brand.
Resta incerto, invece, come verranno trattate le situazioni ibride: utenti che ottengono entrate saltuarie da contenuti social, sportivi o personaggi televisivi che fanno sponsorizzazioni occasionali o creative professioniste che integrano i social in attività lavorative diverse. L’Autorità ha lasciato intendere che la normativa potrà essere affinata dopo la fase iniziale di applicazione, valutando l’introduzione di criteri economici più precisi, come una soglia minima di guadagno. Una possibilità coerente con l’arrivo di un nuovo codice ATECO specifico per creator e influencer.
Un altro punto critico riguarda l’interpretazione delle metriche utilizzate per definire la “rilevanza” di un creator. Francesco Roggero, noto come Auroro Borealo, fondatore dell’agenzia Talento, sintetizza il problema:
Se un influencer con 500mila follower può plausibilmente essere considerato ‘rilevante’, la soglia del milione di visualizzazioni mensili non tiene per nulla conto di come funzionino oggi gli algoritmi.
Su piattaforme come TikTok, infatti, un video può diventare virale e superare il milione di visualizzazioni anche se l’autore ha poche centinaia di follower. Roggero aggiunge:
E quindi, se tu hai un singolo video virale al mese, pure se sei un perfetto sconosciuto, dovresti essere considerato un influencer rilevante?
Che ne pensate?