Le gravi accuse di Catherine Corcoran
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L’attrice Catherine Corcoran, protagonista del primo capitolo di Terrifier, ha intentato una causa contro il regista Damien Leone e i produttori della saga, accusandoli di violazione del contratto, frode e diffusione non autorizzata di materiale sessualmente esplicito. La vicenda, depositata domenica presso il tribunale federale della California, getta nuova luce su presunti abusi e irregolarità all’interno delle produzioni cinematografiche indipendenti.
Secondo quanto riportato dagli avvocati della Corcoran, la causa racconta “una storia fin troppo comune di produttori cinematografici a basso budget che approfittano di una giovane attrice attraverso frode, molestie sessuali e, in ultima analisi, tradimento”.
Tra gli imputati figurano le case di produzione Dark Age Cinema, Fuzz on the Lens Productions, il produttore Phil Falcone, il regista Damien Leone e la sua società Art the Clown.
Le accuse nel dettaglio
Il fascicolo comprende sette capi d’imputazione, tra cui violazione di contratto, frode e distribuzione di materiale sessualmente esplicito senza consenso. Al momento, Leone e i produttori non hanno rilasciato commenti ufficiali.
Catherine Corcoran, nota per aver interpretato una delle scene più iconiche e cruente del film horror del 2016, sostiene che durante le riprese sia stata costretta a rimanere appesa a testa in giù per oltre dieci ore a temperature sotto lo zero. L’attrice avrebbe accettato di partecipare al film con una tariffa giornaliera molto bassa, ma con la promessa scritta di ricevere l’1% dei profitti netti del film e dei futuri prodotti collegati al franchise, inclusi sequel, merchandising e licenze.
Royalty non pagate e presunti abusi sul set
Dopo il successo internazionale di Terrifier e dei due sequel – che hanno incassato complessivamente oltre 105 milioni di dollari – Corcoran afferma di aver ricevuto solo 1.816,35 dollari in royalty, senza alcuna spiegazione sulla sospensione dei pagamenti. Inoltre, i proventi derivanti dal merchandising a tema Terrifier ammonterebbero a soli 6.408,26 dollari, cifre che l’attrice considera “ben lontane dall’essere commisurate” al successo del franchise.
Catherine Corcoran sostiene di aver più volte sollevato la questione con Falcone e Leone, ricevendo però risposte evasive: Leone avrebbe dichiarato che la contabilità era gestita da Falcone, mentre quest’ultimo avrebbe affermato di “non tenere registri”.
Mancanza di consenso e condizioni di lavoro estreme
Un altro punto centrale della causa riguarda la scena in cui il personaggio di Catherine Corcoran appare nudo. L’attrice afferma che i produttori non abbiano mai ottenuto il suo consenso scritto, come richiesto dalle norme della Screen Actors Guild, per girare scene di nudo. Nonostante avesse chiesto di poter indossare biancheria intima durante le riprese, la scena sarebbe stata comunque girata in topless, senza documentazione formale di consenso.
Durante le lunghe ore di lavorazione, Catherine Corcoran racconta di essere stata “avvolta in una coperta che, con il passare del tempo, si è impregnata di sangue finto fino a non fornire più alcun calore”. Nei giorni successivi alle riprese, l’attrice avrebbe accusato gravi malori, ricevendo una diagnosi medica di gonfiore cranico e danni al timpano.
La causa collega infine la mancata corresponsione delle royalty alle condizioni di lavoro sul set, accusando i produttori di aver tratto profitto dal merchandising che ritrae il corpo nudo dell’attrice senza il suo consenso.
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