Giovanni Allevi parla del tumore al midollo osseo che gli è stato diagnosticato, e non si arrende: “Quando entri dentro questa bolla di esistenza nuova, hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto. Io ho scelto questa seconda strada”
Un momento particolarmente difficile quello che sta vivendo Giovanni Allevi, 56 anni, al quale è stato diagnosticato un mieloma multiplo, un tumore del midollo osseo. Il musicista, tuttavia, non si arrende affatto e in una intervista al Corriere Allevi racconta la malattia e come la sta affrontando, con spirito positivo.
“L’ospedale è la mia seconda casa. Può farti paura ma poi ti accorgi che ti salva la vita. Lì trovo coraggio e forza, il talento dei medici e la grande professionalità del personale ospedaliero. Secondo le statistiche io ho davanti due anni ancora. Prometto che festeggerò i 95 anni, perché non credo alle statistiche”.
“È un momento bellissimo quando alla fine di una infusione ti portano il budino al cioccolato. Sono a casa sul letto, sotto il piumone che guardo dalla finestra l’autunno che arriva, col sorriso stampato sotto l’effetto di quella infusione. È un farmaco potente ed efficace per la cura delle ossa. Non è un farmaco chemioterapico, è un’altra cosa”.
“Mi fa stare male per 10 giorni, sbarellato direi, come se avessi la febbre e anche il dolore alle ossa aumenta. Ma l’effetto è quello di rinforzare il tessuto osseo. Quando entri dentro questa bolla di esistenza nuova, determinata dalla malattia, hai due possibilità: cedere alla disperazione o resettare tutto e guardare alla vita col sorriso, nonostante il dolore e la paura. Io ho scelto questa seconda strada“.
“È una forza che ricevo anche dagli altri pazienti in quello che per me è un luogo sacro: la sala di accettazione all’istituto dei tumori. Una stanza grandissima con tanti guerrieri. Ci aiutiamo, ci abbracciamo“. Il musicista racconta di fare, con queste esperienze, “Il pieno di umanità, adesso che vivo come non ci fosse un domani”.
Ricordando il momento difficile della diagnosi, Allevi confessa di aver provato: “Una solitudine profonda, abissale. Non c’è parola che ti possa confortare, ma la dottoressa che mi ha comunicato la diagnosi ha aggiunto una frase che è stata un’àncora alla quale mi sono attaccato: ‘La diagnosi è il primo passo verso la guarigione’“.
“In questi 3 anni mi sono chiesto cosa significhi vivere pienamente. Fare tutto il possibile nel poco tempo che mi è rimasto? No, significa vedere tutto e vivere tutto con uno sguardo diverso, focalizzare l’attenzione sul presente senza che sia inquinato da aspettative future e da ricordi del passato”.
“Quando riesco a sentire che ogni secondo che mi viene dato è un miracolo allora sì sto vivendo pienamente il presente… Ora ho lo stesso entusiasmo di quando ero adolescente e di quando facevo un concerto davanti a 15 persone ed ero felicissimo”, conclude Allevi. Gli auguriamo ogni bene e speriamo che le cure facciano effetto.
Fonti: Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport
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