Alpha, la Recensione dell’horror-drama di Julia Ducournau
Alpha, il nuovo film diretto dalla regista di Titane, Julia Ducournau, non ci ha convinti del tutto. Ecco la nostra recensione. Dal 18 settembre al cinema.
Siamo negli anni Novanta, il mondo è sconvolto da una nuova malattia che sembra devastare chiunque. Ci sono ancora dubbi su come si possa contrarre, ma la paura resta dilagante, dal momento che gli infetti si trasformano piano piano in statue di marmo. In questo contesto, troviamo Alpha, una tredicenne ribelle, che collassa durante una festa alcolica. Qui, le viene fatto a sua insaputa un tatuaggio con un ago sterilizzato alla buona. Partirà da qui un incubo ansiogeno che potrebbe trascinare una famiglia già con parecchi problemi, in una spirale drammatica senza fine.
Appare infatti evidente sin da subito che ci troviamo di fronte ad un film ben lontano dall’essere convenzionale e ancor più lontano dai suoi primi due. Non c’è alcuna intenzione di portare avanti un discorso fatto da sequenze lineari, sebbene un meraviglioso incipit accompagnato da Roads dei Portishead durante un piano sequenza festaiolo in slow motion. Passato e presente vengono dunque posti sul medesimo piano temporale sin da subito, ed è proprio questo il punto più debole del film.
Proprio qui, si intrecciano le storie di Alpha e sua madre, donne francesi di terza generazione dalle origini berbere. Da un lato, una madre single, dall’altro una ragazzina in età puberale, alle prese con le sue inevitabili ribellioni ormonali, mal gestite in una scuola che sembra essere spaventata nella sua interezza dalla possibilità di essere contagiati. Almeno fin quando il test non darà un risultato negativo. Le vicende si intrecciano tra passato e presente ma senza dare una linearità strutturale. Cambia la fotografia delle varie sequenze, che giocano tutto sul forte impatto visivo.
Premesso che nell’era del cinema dello spiegone, dove tutto deve avere un prima e un dopo, pena il giudizio negativo, film come Alpha sono vere mosche bianche, qui forse si abusa in maniera eccessiva del non voler spiegare nulla. Più ci si avvicina verso il finale e più paradossalmente la storia si complica, costringendo lo spettatore a porsi ancor più domande e lasciandolo della vana speranza che otterrà risposte soddisfacenti. Non sarà così, anzi.