Alpha, la Recensione dell’horror-drama di Julia Ducournau

Alpha, il nuovo film diretto dalla regista di Titane, Julia Ducournau, non ci ha convinti del tutto. Ecco la nostra recensione. Dal 18 settembre al cinema.

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È ormai più di un decennio che il cinema francese sta riscrivendo l’horror, con giovani e brillanti nuove leve, tra cui Julia Ducournau e questo suo ultimo Alpha. Dopo aver alzato una Palma d’Oro molto discussa e controversa con Titane, un body horror duro e puro, la regista francese torna con un film molto ambizioso che si contorce su sé stesso, non centrando il segno tipico degli shock-movie che caratterizzano questa corrente francese chiamata New French Extremity. O almeno, tenta di battere un’altra strada, molto più tortuosa e di non facile gestione, al punto di creare fin troppa confusione nella bellezza delle immagini.

Alpha, la Trama

Siamo negli anni Novanta, il mondo è sconvolto da una nuova malattia che sembra devastare chiunque. Ci sono ancora dubbi su come si possa contrarre, ma la paura resta dilagante, dal momento che gli infetti si trasformano piano piano in statue di marmo. In questo contesto, troviamo Alpha, una tredicenne ribelle, che collassa durante una festa alcolica. Qui, le viene fatto a sua insaputa un tatuaggio con un ago sterilizzato alla buona. Partirà da qui un incubo ansiogeno che potrebbe trascinare una famiglia già con parecchi problemi, in una spirale drammatica senza fine.

Alpha, la Recensione

Esordire con Raw e poi seguire con Titane, vincere una Palma D’Oro. Tanto basta per accendere i riflettori del successo e puntarli su Julia Ducournau, che sin da giovanissima ha confezionato due grandissimi film. Il detto “non c’è due senza tre“, trova però una falla se consideriamo questo suo nuovo Alpha, un film molto ambizioso e schiavo di sé stesso, che non riesce mai a far passare il messaggio che la regista vuole lanciare. C’è una chiara volontà di voler causare un altro tipo di schok nello spettatore, veicolato in una maniera diversa rispetto quanto offerto dai titoli della corrente horror francese, come Martyrs o come lo stesso Titane menzionato.

Appare infatti evidente sin da subito che ci troviamo di fronte ad un film ben lontano dall’essere convenzionale e ancor più lontano dai suoi primi due. Non c’è alcuna intenzione di portare avanti un discorso fatto da sequenze lineari, sebbene un meraviglioso incipit accompagnato da Roads dei Portishead durante un piano sequenza festaiolo in slow motion. Passato e presente vengono dunque posti sul medesimo piano temporale sin da subito, ed è proprio questo il punto più debole del film.

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alpha

In quella che sembra essere un’escalation di eventi, Alpha ci trascina in un dramma familiare, vissuto dentro in un contesto di droga assunta via endovena, fuori nella morsa del terrore legato all’AIDS, oggetto di una metafora marmorea, visto che le vittime sono tutte soggiogate da questo strano effetto. Non si pronunciano mai le parole “HIV” o “AIDS” ma la metafora appare chiara a pressoché chiunque, anche e soprattutto visto il contesto temporale che molti di noi hanno vissuto (insieme a quelle terrificanti e terroriste pubblicità “progresso“).

Proprio qui, si intrecciano le storie di Alpha e sua madre, donne francesi di terza generazione dalle origini berbere. Da un lato, una madre single, dall’altro una ragazzina in età puberale, alle prese con le sue inevitabili ribellioni ormonali, mal gestite in una scuola che sembra essere spaventata nella sua interezza dalla possibilità di essere contagiati. Almeno fin quando il test non darà un risultato negativo. Le vicende si intrecciano tra passato e presente ma senza dare una linearità strutturale. Cambia la fotografia delle varie sequenze, che giocano tutto sul forte impatto visivo.

Avvinghiando lo spettatore nella sua morsa fatta di corpi infilzati da aghi e deformati, Alpha cattura l’attenzione e lo sguardo portandoci dentro il film e, in piena coerenza con l’estetica della New French Extremity, ci lascia qualcosa di complessa gestione. Un cinema sensoriale, di quelli che ogni sequenza restituisce un brivido lungo la schiena, la pelle d’oca lungo le braccia. Tuttavia, è inevitabile per lo spettatore cercare di capire cosa stia accadendo. Ed è qua che il film collassa su sé stesso.

Alpha risulta quindi essere un film composto da varie sequenze, di altissima fattura, ma che al tempo stesso restituiscono un senso di confusione inevitabile. Ci si interroga non tanto su cosa stia accadendo, ma sul come e sul quando. Durante le oltre due ore di durata, sarà impossibile distogliere lo sguardo dallo schermo, eppure prestare attenzione agli eventi in cerca di risposte sarà la cosa più complessa da gestire. Sappiamo cosa succede ma non sappiamo, né sapremo mai, quando, come e perché.

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Alpha 2

Premesso che nell’era del cinema dello spiegone, dove tutto deve avere un prima e un dopo, pena il giudizio negativo, film come Alpha sono vere mosche bianche, qui forse si abusa in maniera eccessiva del non voler spiegare nulla. Più ci si avvicina verso il finale e più paradossalmente la storia si complica, costringendo lo spettatore a porsi ancor più domande e lasciandolo della vana speranza che otterrà risposte soddisfacenti. Non sarà così, anzi.

Gli eventi che si susseguono per tutto il film non sembrano portare a nulla, il che appare come una precisa scelta. Non è un caso che Julia Ducournau sveli pressoché subito il risultato del test, come se volesse evitare che lo spettatore venisse catturato solo dalla domanda “sarà positivo o negativo?“. In altre parole, la confusione di Alpha è un qualcosa di voluto, ricercato e ampiamente ottenuto. Il risultato finale però potrebbe non lasciare del tutto soddisfatti.

L’impatto delle immagini, coadiuvate da un contrappunto musicale di elevato spessore, come nella sequenza accompagnata da Mercy Me di Nick Cave, è sicuramente molto forte. Ciò però potrebbe non bastare a uscire dalla sala soddisfatti da ciò che si è visto per i 138 minuti di durata. Alpha è quindi un esperimento molto forte e ambizioso che purtroppo collassa su sé stesso, schiavo delle sue stesse ambizioni sopracitate. Un piccolo inciampo su un percorso, quello di Julia Ducournau, che lascia ben sperare. Sebbene questo suo terzo film non del tutto sufficiente, è chiaro che la regista sa il fatto suo e soprattutto sa come si fa regia.

Alpha, il Cast

  • Melissa Boros: Alpha
  • Golshifteh Farahani: madre di Alpha
  • Tahar Rahim: Amin
  • Emma Mackey: infermiera

Trailer

RECENSIONE
Voto
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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