Il mondo del cinema e della televisione si unisce contro Israele
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Oltre 1.200 personalità del cinema e della televisione – tra cui premi Oscar, BAFTA, Emmy e vincitori della Palma d’Oro – hanno firmato un impegno pubblico in cui dichiarano che si rifiuteranno di collaborare con istituzioni e aziende d’Israele considerate coinvolte nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese. L’iniziativa è stata lanciata dall’organizzazione Film Workers for Palestine ed è ispirata al movimento Filmmakers United Against Apartheid, fondato nel 1987 da Jonathan Demme, Martin Scorsese e altri importanti registi per boicottare l’industria cinematografica del Sudafrica segregazionista.
Tra i firmatari figurano registi come Yorgos Lanthimos, Ava DuVernay, Adam McKay, Boots Riley, Emma Seligman, Joshua Oppenheimer e Mike Leigh, insieme ad attori di fama internazionale tra cui Emma Stone, Olivia Colman, Ayo Edebiri, Lily Gladstone, Mark Ruffalo, Hannah Einbinder, Peter Sarsgaard, Aimee Lou Wood, Paapa Essiedu, Gael García Bernal, Riz Ahmed, Melissa Barrera, Cynthia Nixon, Tilda Swinton, Javier Bardem, Joe Alwyn e Josh O’Connor.
Secondo il documento, la complicità si manifesta attraverso l’insabbiamento o la giustificazione del genocidio e dell’apartheid, nonché tramite collaborazioni dirette con il governo d’Israele. Tra gli esempi citati vi sono festival come il Jerusalem Film Festival, l’Haifa International Film Festival, il Docaviv e il TLVfest.
Gli organizzatori hanno sottolineato che questa mobilitazione nasce in un contesto storico urgente:
In questo momento di crisi, in cui molti dei nostri governi stanno rendendo possibile la carneficina a Gaza, dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la complicità in questo orrore incessante
L’anno scorso, un’iniziativa simile ha coinvolto oltre 7.000 professionisti del settore editoriale, tra cui Sally Rooney e Viet Thanh Nguyen, che hanno annunciato il boicottaggio degli editori d’Israele considerati “complici”.
Il testo dell’impegno
Come registi, attori, operatori dell’industria cinematografica e istituzioni, riconosciamo il potere del cinema di plasmare le percezioni. In questo urgente momento di crisi, in cui molti dei nostri governi stanno rendendo possibile la carneficina a Gaza, dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la complicità in questo orrore incessante. La Corte Internazionale di Giustizia, la più alta corte del mondo, ha stabilito che esiste un rischio plausibile di genocidio a Gaza e che l’occupazione e l’apartheid di Israele contro i palestinesi sono illegali. Sostenere l’uguaglianza, la giustizia e la libertà per tutti è un profondo dovere morale che nessuno di noi può ignorare. Allo stesso modo, dobbiamo denunciare ora il danno arrecato al popolo palestinese.
Rispondiamo all’appello dei registi palestinesi, che hanno esortato l’industria cinematografica internazionale a rifiutare il silenzio, il razzismo e la disumanizzazione, nonché a fare tutto ciò che è umanamente possibile per porre fine alla complicità nella loro oppressione.
Ispirati dai registi uniti contro l’apartheid che si sono rifiutati di proiettare i loro film nel Sudafrica dell’apartheid, ci impegniamo a non proiettare film, apparire o collaborare in alcun modo con istituzioni cinematografiche israeliane, tra cui festival, cinema, emittenti e società di produzione, implicate nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese.
Esempi di complicità includono il mascheramento o la giustificazione del genocidio e dell’apartheid e/o la collaborazione con il governo che li commette.
Che ne pensate?