Il 1 settembre è stato il giorno di The Testament Of Ann Lee, uno dei film più attesi per l’82^ Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Ecco cosa ce ne è parso del film
The Testament Of Ann Lee è una sorta di biopic musicale che racconta le vicende di Madre Lee, appartenente alla setta religiosa degli Shakers, collocabili storicamente alla fine del Settecento. La pellicola è firmata dalla coppia (nel lavoro e nella vita) composta da Mona Fastvold e Brady Corbet, regista che lo scorso anno è stato protagonista della Mostra grazie a The Brutalist.
Un profeta donna, una visionaria che vede ciò che agli altri è invisibile e comprende ciò che una mente umana faticherebbe a definire possibile. La loro idea di religione è semplice, poiché è ferma al periodo di Cristo. Tutto ciò che è venuto dopo è corrotto e sbagliato. I quaccheri “tremano” alla parola del Signore e tremano per invocarlo attraverso le loro preghiere, per allontanare dal loro qualsiasi pulsione o il rischio di cadere in tentazione.
La leader degli Shakers è Ann Lee (Amanda Seyfried), una donna costretta dal marito ad essere solo un oggetto di desiderio e un ventre per custodire il futuro figlio fino al giorno della nascita. Ma Ann quei quattro figli li perderà, uno dopo l’altro. Questa non è la vita che vuole, soprattutto non è una vita che sente giusta e decide di ribellarsi. Quei rapporti sessuali la fanno sentire sporca e non vuole più concedersi, tanto che l’astinenza sessuale sarà anche uno dei precetti che rivendicherà come indispensabili alla salvezza ultraterrena.
Si tratta, più o meno dichiaratamente, di un’occasione per parlare di consenso e di scelta. L’esibizione ed il maltrattamento del corpo, in questo film, sono temi centrali.
Ann Lee è Cristo che si è fatto donna.
La storia degli Shaker nasce in Inghilterra, ma con l’espandersi a macchia d’olio di questa setta sul territorio e la loro successiva persecuzione da parte dei cristiani, questi seguaci di Dio cercano la pace emigrando verso l’America. I quaccheri costruiscono una loro comunità al di fuori di tutte le altre, scegliendo di mettervi al centro una donna e non una figura maschile.
La libertà si riflette anche nella loro preghiera, un mix di canto e ballo che somigliano a qualcosa di animalesco pur avendo l’obiettivo di sopprimere quel lato dell’uomo. Mona Fastvold ha scoperto gli inni della setta durante la lavorazione di The World to Come e ha affidato a Daniel Blumberg il compito di ricreare quelle atmosfere all’interno del film.
Veniamo catapultati indietro nel tempo, con la luce flebile di una candela che illumina le vicende di una donna che la storia ha voluto dimenticare. Atmosfera è anche la parola chiave per poter apprezzare a pieno questa pellicola, poiché Ann Lee è uno di quei film che o si ama o si detesta a seconda del significato che ognuno deciderà di attribuirle.
La cura per le immagini è maniacale, così come lo era in The Brutalist ed è perfettamente intuibile anche allo spettatore più attento come anche quei balli al limite della follia siano stati perfettamente coreografati. C’è chi lo definirà “bello senz’anima” e chi si farà rapire dall’eterea (nonché convincente) rappresentazione di una Santa dagli occhi azzurri.
Lo spettatore rischierà di sentirsi estremamente coinvolto, di voler egli stesso prendere parte ai rituali dei quaccheri o di sentirsi estremamente preso in giro. The Testament of Ann Lee è pur sempre un film religioso e chi lo guarda deve fare una scelta: decidere di avere o non avere fede.