A cura di Michele Scarperia
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Ecco la nostra recensione de Il mago del Cremlino, adattamento del bestseller di Giuliano da Empoli diretto da Olivier Assayas
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AllÂ’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, tra le opere più attese del concorso spicca Il mago del Cremlino, adattamento del bestseller di Giuliano da Empoli diretto da Olivier Assayas. Tra i protagonisti figurano Paul Dano e Jude Law nei panni di Vladimir Putin. Ecco la nostra recensione.
Il mago del Cremlino racconta la parabola di Vladimir Baranov (Paul Dano), ex regista teatrale divenuto consigliere e stratega politico del Cremlino. Attraverso il suo sguardo assistiamo all’ascesa di Vladimir Putin (Jude Law), un uomo salito al potere grazie ad un uso sapiente di immagini, simboli e narrazioni capaci di ipnotizzare un intero Paese.
L’opera di Assayas non si limita al semplice biopic sul potere russo, Il mago del Cremlino è un viaggio ipnotico nelle stanze del Cremlino, dove si intreccia con il teatro dell’illusione e la manipolazione diventa arte. Attraverso lo sguardo di Vladimir Baranov vediamo i meccanismi oscuri e affascinanti della manipolazione politica contemporanea, ricostruendo l’ascesa di Vladimir Putin. Scava nei meccanismi narrativi che trasformano un uomo in mito e un Paese in palcoscenico.
Il regista, insieme allo sceneggiatore Emmanuel Carrère, costruisce un’opera dalla struttura saggistica con un ritmo incalzante, un montaggio dinamico e tratti da thriller che tengono lo spettatore incollato allo schermo per tutte le due ore e passa di durata. Nel complesso quello che ne viene fuori è un ritratto della Russia, tra kitsch e brutalità , tanto di ieri quanto di oggi (con tanto di espliciti riferimenti allo Zar e a Rasputin) pressoché perfetto nelle sue contraddizioni.
Inizialmente c’era un alone di scetticismo intorno alla scelta di casting di Jude Law come Vladimir Putin, tra chi diceva fosse troppo bello e chi gli imputava tratti somatici poco russi, l’attore statunitense quindi aveva l’aggiuntivo il compito di fornire un interpretazione di livello per smentire le critiche. Beh direi che ci è pienamente riuscito, Jude Law incarna un inquietante e glaciale Putin con una precisione fisica e psicologica chirurgica.
Di fianco a lui troviamo il sempre ottimo Paul Dano, in un ruolo che lavora solo di sottrazione, interpretazione sottile e raffinata di un Vladimir Baranov come neo Rasputin, un illusionista dietro le quinte che orchestra propaganda e spettacolo politico giocando costantemente con la coscienza. Successivamente ci viene introdotto il personaggio che cambia le carte in tavola, quello di Alicia Vikander che da corpo ad un ruolo femminile enigmatico e perturbante, simbolo di dissidenza, libertà e fragilità in un universo dominato da potere e propaganda. Controaltare umano in un sistema, costruito sulla paura e l’onnipotenza del potere, che di umanità non ne ha neanche un briciolo.
Non a caso è l’unico vero elemento che creerà problemi a Baranov. Unico neo, ma che poi si può considerare tale più per un pubblico russo o linguista, è che inizialmente fa strano vedere questi personaggi muoversi in ambientazioni russe ma parlando un perfetto inglese.
Con Il mago del Cremlino, Olivier Assayas firma un’opera che interroga lo spettatore sul ruolo stesso della narrazione nella società contemporanea. Grazie alle interpretazioni magnetiche di Jude Law e Paul Dano, e a una regia che mescola lucidità analitica a tensione drammatica, il film diventa un’indagine sull’illusione come strumento di dominio. Non un film storico nel senso stretto, ma un’opera universale che mette in scena il fragile confine tra realtà e propaganda, verità e spettacolo. Nel panorama di Venezia82, si impone come uno dei titoli più incisivi e necessari, capace di lasciare nel pubblico la scomoda ma preziosa domanda: fino a che punto siamo pronto a credere nel mago?